Tuoro sul Trasimeno — Regalbuto — Spello

In campagna: “…odi lontano, da giardini ed orti, di foglie un cader fragile…”

7 min readMay 3, 2020

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A Tuoro sul Trasimeno c’è una piazza: affacciandosi si vedono le case, i campi coltivati e il lago. Qualche volta ci vado da sola, chiudendo gli occhi viaggio con la mente. Sedendomi sulla fontana, ascolto il rumore del vento, degli uccelli, i tipici discorsi di paese che mi fanno sorridere. Quando ero più piccola io e mia sorella ci divertivamo giocando intorno a quella fontana dalla forma curiosa e ci punzecchiavamo con gli aghi di pino trovati per terra. Quando penso di trovarmi laggiù, sono felice. (Francesca M.)

La mia famiglia siciliana “è” Regalbuto. È il luogo della pace, degli odori forti e delle risate davanti a una valle infinita che raggiunge l’Etna con la sua punta imbiancata; è il luogo del camino grande di ristoro, ma anche di riflessioni sul mondo, di chiacchiere e di risate. È il paesaggio degli affetti, delle carezze, del colore immensamente verde d’estate e scuro, ma non malinconico, d’inverno; è lì che per la prima volta, al buio e in un silenzio surreale, ho potuto godere del cielo stellato. È il luogo delle scorrazzate nella valle, delle arrampicate sugli alberi, ma anche della paura, quando mi è capitato di perdermi nel bosco. È il luogo che ricordo ogni volta che ho bisogno di calore e di serenità. (Francesca L.)

A Spello i miei nonni hanno una grande casa e un bellissimo giardino con piscina dove, non mento, da piccolo ho rischiato di affogare più volte. Poi c’è l’orto dove mio nonno coltivava e spero coltivi ancora pomodori e altri ortaggi. Al suo interno la casa sembra un labirinto poiché è ricca di stanze, di scale e sottoscale con i suoi inevitabili nascondigli. Gli odori che la pervadono sono quello del polline dei cipressi e delle ginestre. Ora è diventato un simbolo di serenità e di pace con un pizzico di nostalgia per il mio passato. (Matteo)

Onano, in provincia di Viterbo vicino al Lago di Bolsena: cosa si può fare laggiù? Andare al lago, alla “sagra della lenticchia” così simile e così diversa da quella dei paesi vicini, fare lunghe passeggiate nei boschi, vedere i poderi antichi ora abbandonati, prendere parte a una processione, visitare il cimitero del paese, passare il pomeriggio al bar, vagare la sera per le stradine labirintiche ripetendo i suoni che si sentono in lontananza e facendoli rimbombare per tutto il paese. Si può anche fare nulla, perché il tempo trascorre comunque velocemente… (Alessandra)

Onano — San Casciano dei Bagni — Lago di Bracciano

Sasso di San Casciano dei Bagni, in Toscana, venti abitanti l’estate: il vecchio Primo, l’ultimo testimone di un tempo in cui il Sasso brulicava di vita, la figlia Monia, la signora Mirella e le famiglie in villeggiatura che organizzano le partite di calcio con i ragazzi del paese. Di giorno, camminare con gli stivaletti nell’acqua limpida del torrente della “radura oscura” (è così che chiamo il posto) e scalare le balle di fieno che un tempo mi sembravano insormontabili. Quando cala la sera, le cicale lasciano il posto ai gufi e al raspare dei cinghiali, così, tra il raschio delle foglie delle querce, si spendono interminabili giocate a Risiko, troppo spesso con l’esclamazione finale: a monte! Ora “viaggio” tra quelle interminabili colline di balle di fieno e rido, rido per la gioia di aver visto e vissute certe albe e tramonti, e per la voglia di vivere ancora certi attimi e di provare ancora quelle emozioni. (Giacomo)

La casa dei miei nonni sul lago di Bracciano ha un grande portico all’esterno. L’interno della casa è molto semplice, con pareti color vaniglia, dietro un piccolo arco si apre la cucina dalla quale proviene sempre un profumo fantastico e sulle porte delle stanze da letto ci sono una luna e un sole di coccio: per me, da sempre, rappresentano l’unione dei nonni. Fuori, nel grande terreno, ulivi, un ciliegio, un pesco, un albicocco, vari tipi di rose dai colori più insoliti e sgargianti. Il mio albero preferito è il grande ulivo che si trova davanti alla casa: salire fino ai rami più alti, sentire il vento tra i capelli e scrutare il lago, osservare mio nonno e mio padre che lavorano nel capanno. Emozioni che vorrei ancora provare. (Marta)

Come ci si può sentire a casa in un paesino che non si conosce? Eppure a me è accaduto quest’estate: presa dal clima di allegria, persa nelle stradine che raccontano vecchie storie, trascinata da una nuova amicizia. È difficile spiegare la sensazione di conforto e allo stesso tempo di smarrimento interiore che si ha quando, sognando ad occhi aperti, un luogo magico ha il sopravvento su tutto: è un luogo dell’anima. (Valeria)

Da “La Punta bella” sul Trasimeno si vedono campi di olivi che circondano il lago, le barche dei pescatori con le loro reti, le vigne curate, le tre isole e il traghetto che le unisce, i vari paesini sulle rive. Ricordo la fatica e la felicità dovuta all’impresa eroica, per un me bambino, che avevo compiuto salendo sulla “Punta” in bicicletta e poi lo stupore per il paesaggio. Ancora oggi, quando passo lì, sento la tranquillità, provo lo stesso stupore ma mi punge la malinconia. (Riccardo)

Onano — Lago Trasimeno — Cascate Monte Gelato

Monte Gelato ha delle immense distese verdi che si affacciano su magnifiche cascate d’acqua dolce: ricordo i bagni che facevo nel laghetto, l’emozione del tuffo nella cascata, le passeggiate lungo il prato, i pranzi con i parenti e le chiacchierate infinite con gli amici, il muschio bagnato attaccato agli alberi che mi fa il solletico ogni volta che ci passo sopra, i suoni della natura che danno un senso di quiete e mi allontanano dal mondo reale. (Alessia)

Mi meraviglio ogni volta che penso a Canterano nella Valle dell’Aniene, il paese dei miei nonni materni; quando esco con i miei amici non mi stanco mai, le tradizioni locali sono parte di me, scopro sempre nuovi parenti, non smetto mai di salutare persone, percorro cento volte la stessa strada senza annoiarmi perché le strade in realtà sono due e la meraviglia è proprio che il paese è tutto lì, come fosse la mia casa. (Ludovica)

Nella piccola frazione di Amatrice le giornate semplici erano speciali per me: mi chiedo, a ripensarci, come potessi passare ore e ore ad attendere un tramonto, a fare schizzi sul mio blocco, ad ascoltare la musica mentre prendevo il sole sulla terrazza, a giocare con i cugini al biliardino. E ancora: le risate a cena davanti al camino, le canzoni cantate in coro durante le passeggiate, le gite solitarie per esplorare il bosco. Il terremoto non è riuscito a spazzare via nulla: il ricordo traumatico non è quello più impresso, sono molto più vivi tutti gli altri. Tornerò nella mia casa a leggere un libro al sole, avrò nuovi ricordi di nuove semplici giornate. (Cecilia)

A Gerano sulla via Tiburtina nella grande villa appena fuori il paese c’erano i tre cani Perla, Perlino e Platone. Anche a Gerano d’estate faceva caldo come in città, ma i contadini dicevano che era un “caldo sincero”, cioè secco e quindi più sopportabile. Mi piaceva raccogliere i fichi e le patate con nonna, ma la cosa che preferivo era andare in fattoria: c’erano le galline, il gallo, il maiale e le oche. Lì ho imparato a prendermi cura dell’orto, degli animali e a mungere il latte: nonno, nonna ed io giocavamo a fare i contadini. È il mio posto del cuore, il posto che racconterò ai miei figli nella speranza di trasmettere loro l’amore per la natura. (Giulia)

Canterano — Amatrice — Gerano

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Michela Nocita
#iorestoacasa #StayAtHome

Sono archeologa epigrafista greca, insegno al Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma