La lettera rivelatrice
Era il primo gennaio 810 e mi stavo dirigendo verso la Cappella Palatina per l’offizio.
Mi soffermai a guardare il mosaico dorato che decorava la cupola ottagonale della Cappella. Era semplice, ma allo stesso tempo splendido: rappresenta Gesù, e intorno a lui, un angelo per ogni punto cardinale. Proseguendo verso il basso, si potevano vedere molti oranti con le mani congiunte e con la testa rivolta verso il Cristo. Le slanciate coppie di colonne che sorreggevano la cupola aggiungevano leggerezza alla struttura. Quel posto mi aveva sempre affascinato, si aveva quasi la sensazione di non essere più in un luogo materiale.
All’improvviso inciampai in qualcosa. Dietro l’altare, era una pietra smossa che quasi mi aveva fatto cadere. Mi avvicinai e spostai la pietra: sotto, nascosta, c’era un’antica Bibbia. Non avevo idea del perché qualcuno avesse voluto nascondere quel codice. Cominciai a sfogliarlo; sembrava del tutto regolare, ma… c’era un rialzo nel mezzo delle pagine, aprii il manoscritto e riconobbi una pergamena con l’inconfondibile sigillo personale di Carlo Magno. Cominciai a leggere a bassa voce:
“Carlomanno, caro fratello, ti scrivo di mio pugno e ti prego di accogliere il messo Pacuvio, portatore della presente. Questi porta con sé un prezioso dono che ho deciso di farti avere come dimostrazione di amicizia: dai a lui ospitalità e il miglior cavallo, affinché possa l’indomani tornare da me; organizza un banchetto questa sera e brinda alla mia salute e ai nostri regni”.
Ma insieme a questa c’era anche un’altra pergamena, più piccola e sottile, completamente priva di decorazioni o sigilli, e decisi di leggere anche questa:
“Fidato Pacuvio, l’involto che troverai contiene foglie di stramonio. Le dosi per un uomo di quel peso sono di due foglie grandi: mettile nel suo calice almeno per il tempo di due clessidre d’acqua e assicurati che l’infuso venga servito e bevuto. Il veleno farà effetto durante la notte. Prima dell’alba, torna velocemente indietro e percorri la stessa strada che hai fatto per arrivare. Il tuo compenso sarà…”.
La mia lettura venne bruscamente interrotta dall’arrivo di un drappello di nobili venuti ad assistere il Re alla benedizione. Carlo si avvicinò a me. ma notai che trasalì all’improvviso; seguii i suoi occhi e vidi che si erano posati sulla pietra smossa alle mie spalle. I nostri sguardi si incrociarono per un momento, poi lui abbassò la testa e si lasciò imporre le mani sul capo scoperto.
Fu l’ultima volta che entrai in quella Cappella. La mattina dopo mi svegliai per sempre nelle segrete del castello.
(Giovanni)