Nero Corvino
La fanciulla era scomparsa da due anni: dopo la costernazione per la sua giovane età e per la bellezza, alla corte del re Carlo la storia era taciuta. Solo la malinconia era rimasta: il vento non sfiorava più i capelli corvini di quella creatura, le sue guance non erano più scaldate dal sole.
Quel giorno Carlo era distratto, non riusciva a concentrarsi nei suoi affari. Era forse la pressione politica a tormentarlo? O semplicemente la pioggia? Nel mentre percorreva il lungo corridoio della biblioteca, venne attirato da uno strano rumore, simile ad un grido; pensò di averlo sognato, finché le urla non si fecero più forti, e così decise di seguirle. Il rumore lo portò verso uno scaffale che custodiva un antico codice privo di titolo e autore. Sulla rilegatura esterna c’era una grande scritta in una lingua a lui sconosciuta. Attratto da quelle parole, tentò di pronunciarle. D’un tratto sentì uno scricchiolio e si accorse della presenza dietro lo scaffale di una porta mai vista in precedenza.
Carlo la aprì e si ritrovò in una stanza buia. Impaurito tentò di retrocedere, ma improvvisamente qualcosa di luminoso attirò il suo sguardo: l’ansa di una spada, simile alla Durendal di Orlando. E sempre d’un tratto, la stessa voce femminile che aveva urlato, lo distrasse: evanescente, la fanciulla dai capelli corvini scomparsa due anni prima, lo guardava supplicante. Avvicinatasi a Carlo, la giovane quasi cantò che aveva trovato per sua sventura due anni prima la spada, e che il re sarebbe stato obbligato a seguire il suo volere ma che, se non lo avesse fatto, sarebbe rimasto bloccato con lei in quella stanza buia e sarebbe diventato anche lui un fantasma senza pace. Spaventato Carlo afferrò la spada ed ebbe una visione: vide se stesso a capo dell’esercito, combattere con i soldati per salvare il destino del suo regno. Vide se stesso che colpiva proprio con quella spada il bellissimo fantasma, un’esplosione di piume nere, dandole così la serenità eterna. Aprì gli occhi: ora era solo nella stanza segreta; accanto a lui l’arma che lo avrebbe affiancato per tutta la vita, nel suo cuore il ricordo dei capelli nero corvino.
(Gaia)