Premessa storica ai testi: vero storico, vero poetico

Michela Nocita
#iorestoacasa #StayAtHome
6 min readMay 14, 2020

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Vero storico: i fatti e la ragione

Re Carlo, e la creazione di un Regno

Anno 772: non è tempo di Pace, ma non è ancora tempo di guerra. Questo lo sanno bene ad Aquisgrana nel palazzo del re Carlo. Suo padre Pipino il Breve, anche lui re dei Franchi, aveva scelto di trascorrere il Natale del 765 e la successiva Pasqua proprio in quelle stanze e in quelle vaste sale. Qualche anno dopo nel 768, così narrano le cronache, Carlo decise di stabilire lì la propria residenza invernale. Il progetto dell’Impero procedeva di pari passo con quello di un altro grande Palazzo con marmi e porfidi, ancora tutto da costruire. Quel primo palazzo scelto da suo padre, funzionale certo per un re franco, era troppo spartano per un Imperatore.
Tra scale e colonne, Carlo immaginava qualcosa di grande, un ritorno a quell’Impero romano che tante volte aveva solleticato la sua immaginazione. Egli era ormai il re dei Franchi, cristiano, ma con discendenza barbara nel sangue. Questo non gli impediva certo di immaginare: il succedersi degli eventi sembrava indirizzarsi verso il risveglio dell’Occidente e lui era parte di quel destino. Da tempo aveva iniziato una serie di campagne al di fuori dei confini del regno, per assoggettare i popoli vicini e aiutare la Chiesa di Roma. L’impero d’Oriente invece, con la sovrana Irene, era ormai incapace di far valere la propria influenza, soprattutto in un momento di debolezza e di dubbia legittimità del potere. Bisognava cominciare ad immaginare una guerra contro suo suocero, Desiderio re dei Longobardi. E questo era causa di dubbi e tormenti. Carlo stava allontanando da sé la regina Desiderata (o Ermengarda) figlia del re Desiderio. Un matrimonio di convenienza ma senza erede al trono, che senso aveva? Ottima scusa.
Con i suoi esperti di diritto nella sala attigua a quella dei ricevimenti, Carlo trascorreva le giornate profilando un nuovo Impero romano e un periodo di risveglio culturale per tutto l’Occidente.
(Giulia P.)

Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori

Un risveglio culturale, quello sognato, che non poteva non passare anche attraverso la figura degli amati paladini di Francia, uomini colti e militari a un tempo. Questi, eroi delle guerre contro i Mori, uomini in odore di santità ed efferati combattenti, divennero presto l’espressione storica reale ma anche letteraria del Sacro Romano Impero. Un impero esteso, potente, di tradizione antica, ma destinato dal Dio della tradizione cattolica alla protezione dell’Occidente contro l’Islam. A Roncisvalle, dove muore Orlando, non si consuma soltanto lo scontro tra Franchi e Musulmani, ma anche la vittoria del bene contro il male nell’immaginario collettivo.
(Nicola)

La schola

Un risveglio culturale, quello desiderato, che non poteva non passare anche attraverso l’istituzione della Biblioteca Palatina, luogo imprescindibile per gli intellettuali laici e prelati, sita presso la Cappella del Palazzo di Aquisgrana, meraviglia architettonica progettata da Oddone da Metz e costruita da Eginardo, il sovrintendente alle opere artistiche dell’imperatore. Da qui passò tutta la cultura dell’epoca e il recupero della cultura classica precedente, conservata dall’opera di tradizione manoscritta dei monaci. Alla guida della Schola dal 781 fu Alcuino di York, uomo dottissimo, poliedrico, plurilingue e fautore di un nuovo tipo di scrittura, la minuscola carolina. Così lo immagino guardando le miniature: severo, rugoso nel volto, elegante nonostante fosse monaco; un lungo vestito rosso, bordi e dettagli ricamati con una stoffa gialla, colletto ricoperto di un tessuto azzurro chiaro.
(Gerardo)

Il Maestro

Alcuino vergava codici, traduceva, impartiva lezioni, creava scritture: era l’unico libero di poter passare dalla vasta sala rettangolare dell’aula regia, presso la biblioteca, all’attiguo, meraviglioso abside orientale della Cappella Palatina, adornato dalle due conche laterali e noto in quel mondo medioevale per il mosaico d’oro raffigurante il Cristo con i suoi discepoli e l’Imperatore. L’intellettuale innamorato dei classici, certamente ogni mattina attraversava i centoventi metri di corridoio del tetrapylon della reggia che si intersecava con la strada che portava al Palazzo del Vescovo, chissà se pregando o cercando di risolvere mentalmente qualche arduo passaggio della versificazione antica. (Matteo)

L’arte

Ma ad Aquisgrana l’amore per l’antichità non si riduceva allo studio della filologia: si estendeva al recupero delle bellezze classiche. La famosa statua di Teodorico a cavallo che si trovava a Ravenna fu portata dall’Italia in Germania ed esposta nella nuova reggia; la stessa struttura del palazzo del novello imperatore voleva ricordare quella ravennate dell’imperatore Giustiniano, maestro di Diritto. Tra le opere d’arte antiche, inoltre, era stata trafugata da Roma e qui esposta l’orsa in bronzo del II secolo d.C. oggi conservata nella cattedrale, così come numerosi marmi antichi, riutilizzati come espressione di passaggio di potere e legittimità del comando dal palatium romano alla nuova Roma renana. Non è difficile immaginare intrighi, congiure ed anche omicidi a corte per farsi belli agli occhi del nuovo Cesare cattolico, l’imperatore Carlo Magno!
(Riccardo)

Vero poetico: i pensieri e il sentimento

Un “barbaro” e il fascino della cultura

Carlo, l’imperatore affascinato dalla cultura per il quale la visita della biblioteca della Schola non era un’esperienza da poco. Le stanze, le ripartizioni interne, i settori accessibili con scale erano cresciute nel tempo in relazione all’aumento del patrimonio librario. E le aule segrete non mancavano, perché non mancavano i manoscritti rari, destinati a rimanere fuori dall’accesso dei lettori consueti. Lo stesso imperatore non ne conosceva l’ubicazione. A Carlo, chiedendone la realizzazione architettonica, forse era venuto in mente il Monastero di Fulda che aveva visitato con ammirazione e stupore anni addietro, uno dei più importanti centri culturali della Germania, fondato dall’eminente Rabano Mauro, maestro di sapienza occidentale e orientale. Per giungere nelle parti più interne del “suo” nuovo edificio, Carlo si faceva accompagnare dai monaci e lontano dagli occhi indiscreti di estranei, poteva scegliere dove fermarsi per intrattenersi in una lettura. Varie erano le stanze nascoste e piccole, spazi angusti atti ad ospitare una scrivania, una sedia e uno scaffale con qualche libro. Proprio su uno di quei tavoli, un giorno, si trova qualcosa. È una lettera. “Venite qui” dice Carlo ai monaci accompagnatori, quasi sussurrando, con aria sorpresa. “È una lettera, apritela e leggetela, sire” rispondono i monaci. Carlo apre la pergamena “È da parte di Ermengarda” sono le uniche parole che pronuncia.
(Federica)

Storia di un ripudio annunciato

Torniamo poco indietro nel tempo rispetto a quella scoperta in biblioteca, e immaginiamo che nel pomeriggio del 23 ottobre del 771 d.C. Carlo Magno, re dei Franchi, camminasse per i corridoi del suo palazzo, pensando e ripensando a quello che avrebbe dovuto fare di lì a poco: ripudiare sua moglie, Ermengarda, figlia del re longobardo Desiderio, per ragioni politiche che erano già state stabilite e che erano irrevocabili. Camminando appunto per uno di questi corridoi si ferma a contemplare un quadro che rappresenta il primo re del regno dei Franchi, Clodoveo I, vestito con una tunica blu, coperta da un grande mantello rosso. Nella mano sinistra, coperta per metà dal mantello, tiene una spada, mentre nella mano destra tiene in primo piano un bastone, simile ad un pastorale, che simboleggia il potere del re. Sulla testa invece ha una corona molto semplice e preziosa, che ricorda quasi la corona di Teodolinda. Guardando questo ritratto, Carlo ci si rispecchia, vede lui stesso e sente il bisogno di proteggere il suo regno, a qualunque costo, anche a costo di ripudiare la moglie. Convinto dalla contemplazione dell’opera, si dirige velocemente verso la camera coniugale per fare quello che andava fatto. Attraversando il palazzo, collaboratori e servitori lo salutano nervosi: tutti sanno nel palazzo; il ripudio di un’ottima moglie sarà anche la causa di una lunga guerra. Arrivato finalmente sulla soglia della porta, il re esita per l’ultima volta, poi apre la porta. Lunghe le trecce sulle spalle della Regina, allo specchio….
(Ludovica)

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