Un anello importante

Michela Nocita
#iorestoacasa #StayAtHome
2 min readMay 13, 2020

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Quando bussarono alla sua porta, Ludovico si era addormentato da poco e di certo non era contento di doversi rialzare subito. “Presto, presto è richiesta immediatamente la vostra presenza al palazzo del re e non dovete farne parola con nessuno. Vi aspetteremo qui fuori con i cavalli”.

Arrivati a palazzo i servi del re condussero subito Ludovico all’interno del castello e furtivamente lo portarono nella biblioteca. Appena entrato, lo accolse il Maestro di palazzo: “Grazie al cielo siete arrivato” e dicendo ciò indicò un corpo ricoperto di sangue a pochi passi da loro. Ludovico si avvicinò al cadavere, era un giovane sulla ventina, vestito con una semplice tunica legata alla vita da una cintura, e il suo corpo snello era completamente ricoperto di sangue. Ludovico interrogò tutti quelli con cui aveva avuto contatti finché, stremato dagli interrogatori e dalle reticenze, si sentì chiamare da dietro una tenda e vide una donna spaventata: “Nessuno deve sapere che io vi ho parlato e detto quello che sto per dirvi.” Ludovico annuì. “Ieri sera mentre finivo di pulire gli arredi della Biblioteca ho sentito dei passi e visto due persone che parlavano animatamente, quindi, nel buio, la sagoma di un pugnale alzato tre volte, senza pietà, con tanta brutalità e violenza. Non ho visto chi sia stato, ma la mano indossava un anello, un grande anello dorato con un rilievo ben definito, una specie di croce a sei punte circondata da rose con spine”. L’anello, l’anello… si interrogava Ludovico allontanandosi sconvolto da quella “apparizione”. “Ma certo, certo che ho già visto quell’anello!”.

Nella Cappella Palatina faceva freddo. Il Maestro di Palazzo, rannicchiato, sembrava dormire a terra più che pregare. Improvvisamente alzò la testa: “So che sareste arrivato” ghignò. “Quel giovane era un ficcanaso, non sapeva farsi gli affari suoi, e così un giorno si è nascosto e mi ha sentito mentre parlavo delle prossime mosse militari e politiche del re con un uomo della guardia dei Longobardi; lo so, lo so, io, uno degli uomini più amati e fidati dal re, ho tradito la sua fiducia facendo la spia ai nostri nemici… Quando Carlo è salito al potere la sua politica ha creato solo scompiglio e tensioni nel nostro regno, non si meritava questo ruolo. Non ho avuto via di scampo: ho dovuto accoltellare il ragazzo”. Così dicendo, egli stesso chiamò due uomini armati che erano rimasti in attesa all’ingresso della Cappella, e si fece portare alle prigioni.

Tornato a casa Ludovico ripensava al volto stravolto del Maestro, al suo rancore nascosto per anni verso Carlo, a come aveva ucciso un ragazzo innocente per i suoi scopi personali, a come aveva tradito l’uomo che gli aveva dato tanta fiducia. Arrivato in camera da letto, appena addormentato, bussarono alla sua porta e, di nuovo, non era certo contento di questo…

(Alessia)

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