Un nome, un pugnale

Michela Nocita
#iorestoacasa #StayAtHome
3 min readMay 13, 2020

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Anzigar, cavaliere dell’Imperatore Carlo Magno, era stato trovato completamente nudo nei giardini del Palazzo con un pugnale conficcato dritto nel cuore. Una vergogna per la corte, un delitto efferato. A scoprire il corpo era stata una giovane donna, Gilfrida, dama del Palazzo: quando aveva visto i riccioli biondi di quel corpo esamine, aveva capito subito che si trattava di Anzigar, l’uomo che le aveva fatto battere il cuore per primo e che amava perdutamente.

I consiglieri dell’Imperatore non ebbero dubbi e lo rassicurarono: l’uomo era nudo e trafitto da un coltello non rinvenuto sul luogo del delitto. Dunque, era stato certamente vittima dei demoni e degli stregoni. Non vi era alcun pericolo per l’Imperatore.

Gilfrida invece non si dava pace: lei stessa aveva sottratto furtivamente il coltello dal cadavere e, non trovando pace al suo dolore, quella sera tentò di togliersi la vita nel matroneo della Cappella Palatina per raggiungere così il prima possibile il suo amato. Ma proprio in quel momento di lucida disperazione, sotto il matroneo, stava pregando Liutprando, il più fidato cavaliere di Carlo Magno. Corse verso la loggia, fermò la donna che scoppiò a piangere disperata, raccontando al cavaliere il motivo dei suoi propositi e mostrandogli l’arma del delitto nell’oscurità; un bellissimo coltello, incrostato dal sangue del suo amore. Commosso, il cavaliere promise a Gilfrida che avrebbe smascherato il vero assassino poiché non credeva alle congetture irreali dei consiglieri dell’Imperatore.
Due settimane dopo, nei giardini del Palazzo venne trovato morto un secondo cavaliere. Anche lui era stato ucciso, questa volta trafitto da una spada. Anche lui giaceva a terra senza tunica e senza mantello. Anche lui secondo i consiglieri sarebbe stato vittima di demoni e stregoni

Intanto, nell’attesa e nella tensione generale, ad Aquisgrana era arrivato Blidmar, un tempo fido cavaliere di Carlo, ora sospettato da molti come suo avversario: escluso dalla “Divisio Regnorum” il testamento dell’Imperatore, si diceva fosse colmo di rancore e biasimo per il suo signore. Nessuno, tuttavia, avrebbe mai potuto credere che stesse progettando l’omicidio di Carlo!

Fu proprio Gilfrida ad avere un’illuminazione. Quando aveva trovato il corpo di Anzigar, addolorata e già decisa a togliersi la vita, aveva estratto il pugnale dal cuore del suo amato con l’intento di usarlo nella Cappella Palatina per raggiungerlo nell’aldilà. Pur sconvolta, aveva notato la bellezza del manufatto e nel buio della Cappella gli era parsa di vedere incisa sul manico del pugnale una lettera “B”, nascosta dal sangue della povera vittima… l’iniziale di Blidmar!
Liutprando e Gilfrida portarono il pugnale all’Imperatore; ad uno ad uno, scossi dal terrore e speranzosi di scagionarsi, i complici del “fidato Blidmar”, giunti a palazzo con lui come suoi servi e collaboratori, confessarono tutto: il complotto, la necessità di uccidere i cavalieri valenti il tentativo di mascherare tutto come atto di stregoneria. E l’errore, assurdo, da parte dell’omicida di aver usato il pugnale siglato per un vezzo personale, volendo compiere in prima persona il delitto…

Una cella fredda, l’amato cavaliere, la congiura: nelle notti più fredde e insonni, l’imperatore era ossessionato e nella sua ampia camera da letto credeva di sentire, proveniente dalle secrete del castello, il respiro e la tremula voce del suo Bildermar che imprecava, imprecava non contro il destino avverso, ma contro il suo bellissimo pugnale.

(Francesca)

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Michela Nocita
#iorestoacasa #StayAtHome

Sono archeologa epigrafista greca, insegno al Liceo Classico Pilo Albertelli di Roma