BEAUTY CODES (ORDER/DISORDER/CHAOS) | ATTO I

Manuela Pacella
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3 min readJun 25, 2015

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di Giulia Di Fazio

Beauty Codes (order/disorder/chaos), installation view at Fondazione Giuliani, Rome, 2015, photo Giovanni Panebianco

Fino al 17 luglio alla Fondazione Giuliani è in scena l’ATTO I della mostra Beauty Codes (order/disorder/chaos): un progetto ideato da CURA, che nel suo spazio espositivo (CURA.BASEMENT) ha ospitato il Prologo fino al 31 maggio, e che si concluderà con il secondo atto presso la #kunsthallelissabon di Lisbona (dal 28 luglio al 23 ottobre 2015).

Beauty Codes si apre con l’esposizione personale di Lili Reynaud-Dewar che, negli spazi di CURA, ha presentato il video Why should our bodies end at the skin? (2012) ed ha istallato dei calchi in gesso di parti dei corpi umani femminili realizzati e ripresi durante la performance ripresa per il video: corpi nudi di modelle dai canoni classicheggianti, riprodotti in calchi che cercano di ricostituire un ordine della bellezza in relazione/contrapposizione ad un interesse feticista.

Lo stesso video esposto in Prologo si ritrova anche negli spazi della Fondazione Giuliani, a conclusione del percorso espositivo, come fil rouge che unisce i diversi momenti del progetto.

L’opera /(-\ (2013) di Daniel Steegmann Mangranè, consistente in quattro tende formate da catenelle di alluminio colorate, introduce alla mostra e induce lo spettatore a varcare degli insoliti sipari percorribili attraverso passaggi ricavati, immettendolo in una scena di teatro interattivo.

Come in ogni opera teatrale si ritrova qui l’azione scenica, riprodotta nella performance avvenuta durante l’inaugurazione di cui ne rimangono gli attori: oggetti geometrici in perspex colorato istallati da Amalia Pica; ma questi non sono gli unici protagonisti animati. Infatti, anche il film del 1987 di Fischli/Weiss, Der lauf der dinge, mostra un effetto domino in cui gli oggetti, solitamente inanimati, prendono vita in un movimento incessante prodotto dall’azione esercitata dall’uno contro l’altro, come riflessione sul modo in cui davvero le cose vanno avanti, a contrasto di convinzioni stereotipate.

Teatrali sono anche i resti delle stesse performance, lasciati a terra, come le corde, usate tuttavia come impronte dei lavori colorati a spray di Jacopo Miliani, o i busti bronzei di personaggi caricaturali (Bullen, Dandy, Strumpet del 2013) coperti da maschere sceniche e realizzati da Alexandre Singh, tratti dalla commedia The Humans in cui il caos irrompe in un cosmo ordinato.

Le sale sono costellate dei lavori di impianto razionale di Haris Epaminonda, nella creazione di una sorta di ordine che però lascia spazio alla demolizione delle tradizionali modalità di esposizione dell’opera d’arte: l’oggetto artistico così può ritrovarsi come di consuetudine su un muro, a terra senza piedistallo in modo che lo spettatore gli vada incontro e lo ritrovi nel proprio spazio, ma può trovarsi anche a coprire un angolo della sala, quasi fosse parte dell’architettura.

Il video Young man spills cremated remains onto the floor di Pablo Bronstein mostra, in una saletta in cui si entra attraversando delle tende chiuse, un giovane uomo dal corpo armonico e sinuoso che, seduto davanti ad uno sfondo di un interno barocco, si snoda in eleganti e lenti movenze, interrotte all’improvviso da un gesto inaspettato quanto forte del gettare delle ceneri di un corpo a terra, con un’irruenza che tradisce gli attimi di equilibrio che si erano creati.

Nell’ultima sala è presente l’istallazione di Pedro Barateiro, formata da 345 matite poste sul pavimento a formare delle composizioni intenzionali, casuali o create per errore, come annuncia il titolo dell’opera Is it by Mistake or Design?: il caos, l’ordine, il disordine, il caso, la volontà che quindi comunicano tra loro negli spazi della galleria. A volte l’uno prevale sull’altro, altre, invece, è proprio dal loro connubio che nasce una sorta di pausa equilibrata e stabile.

Una mostra collettiva, divisa in tre spazi differenti, che sconvolge una certa idea di ordine, in una frammentazione che mette a confronto diversi medium artistici e punti di vista, degli artisti presenti e degli spettatori chiamati ad entrare sul palcoscenico in cui si compie l’equilibrio tra ordine, disordine e caos.

Fondazione GiulianiVia Gustavo Bianchi 1

www.fondazionegiuliani.org

21 maggio > 17 luglio 2015

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