Manuela Pacella
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3 min readJun 1, 2015

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La cornice tarlata

di Francesca Ragone

FLAVIO DE MARCO, Paesaggio (ready-made), acrylic on oil on canvas, 70 x 50 cm. 2008.

Il bambino prima afferra la palla poi cerca di afferrare la luna

W. Benjamin

La mostra personale di Flavio de Marco, dal titolo Asterismo, si potrà visitare fino alla fine di settembre alla galleria Ex Elettrofonica che — tra le varie attività — ha anche programmato alcuni appuntamenti di ricognizione sulla pittura italiana contemporanea. Flavio de Marco espone 14 opere di piccolo e medio formato: sette risalenti al 2008 e altre sette realizzate quest’anno, appositamente per la mostra.

Si tratta di documenti esistenti — per la maggior parte vecchie stampe e mappe acquistate sulle bancarelle del centro — che rappresentano vedute romane, poi reinterpretate dall’artista.

De Marco è un’identità errante; nasce a Lecce nel 1975, studia all’Accademia di Belle Arti di Bologna e, dopo una sua permanenza a Roma, si trasferisce a Berlino, dove attualmente vive e lavora.

Sul titolo Asterismo l’Enciclopedia on line della Treccani recita:

“Fenomeno presentato da alcuni minerali usati come gemme e principalmente dagli zaffiri. Consiste in una luminosità stellare a 6 raggi che si può osservare nell’interno delle gemme, opportunamente tagliate, allorché vengono illuminate per trasparenza o per riflessione con una piccola sorgente luminosa. Non sono chiare le cause dell’asterismo attribuito da taluni all’esistenza di numerosi canalicoli vuoti o d’inclusioni microscopiche ordinate a 120° e da altri a lamelle di geminazione pure ordinate a 120°.” [1]

La prima opera che s’incontra, varcata la soglia della galleria, accoglie e raccoglie una piccola stampa, un paesaggio che rappresenta “avanzi di antichi edifizi del Campo Vaccino in Roma” e che l’artista ha rimaneggiato nel 2008, aggiornandola con stampigliature di colore acrilico. Sono i buchini realizzati dai tarli sulla cornice a ispirare istantaneamente la mia riflessione sull’identità artistica di de Marco, un artista che seguo già da diversi anni.

De Marco è un pittore? In quale dimensione opera?

Che sia oppure no un pittore potrebbe anche essere trascurabile, più interessante invece il fatto che De Marco dipinga “quasi” sempre schermi, che oggi ri-nominerei forse più propriamente “interfacce”. Provando a gettare la canna da pesca nel laghetto della storia dell’arte probabilmente si ripescherebbe tutta quella corrente romana degli anni Sessanta rappresentata dalla Scuola di Piazza del Popolo con Mario Schifano, Franco Angeli, Tano Festa e Giosetta Fioroni.

Nelle opere di de Marco interfacce di ambienti virtuali abitano una dimensione più antica, un brano di realtà, senza il quale non esisterebbero neppure quelle.

“Il bambino prima impara ad afferrare la palla poi cerca di afferrare la luna” (W. Benjamin) ma senza la palla — un oggetto concreto e quotidiano da esperire materialmente — il bambino non proverebbe neppure ad afferrare la luna.

De Marco parte da un documento e lo rielabora, operando non solo mere sovrapposizioni spaziali, che sarebbe banale — cosa si sovrappone a cosa? — bensì velando, in un’operazione simile a quella che lo studioso Mauro Carbone ha definito in riferimento al cinema (rielaborando le teorie dell’ultimo Merleau-Ponty) una “finestra opaca” attraverso cui si riesce a vedere. Le opere di de Marco sembrano incarnare il paradigma delle immagini-visioni, che oggi attraverso l’App Makey Makey anche un bambino tra i 6 e i 10 anni sarebbe in grado di elaborare connettendole alla realtà in modo estremamente creativo. Ma se così fosse, ovvero se le opere di de Marco incarnino il paradigma di immagini-visioni, non mi risuonerebbe nelle orecchie questo piccolo dubbio: si tratta ancora di rappresentazioni?

Non so bene se, in effetti, de Marco conosca Google Ingress che credo lo farebbe letteralmente impazzire e che forse lo piomberebbe in un abisso straordinariamente creativo.

Divagazioni a parte. La domanda è: le opere di De Marco sono rappresentazioni oppure immagini-visioni?

Ex Elettrofonica — Vicolo Sant’Onofrio, 10–11

www.exelettrofonica.com

29 maggio > 25 settembre 2015

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