Manuela Pacella
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3 min readMay 18, 2015

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“Prima della mattanza faremo esplodere questa stanza”

di Sara Fiorelli

GIUSEPPE GALLO, Il quinto quarto, Secondo aureo, 2015. Fondazione Pastificio Cerere, Roma — photo Mario Martignetti.

La Fondazione Pastificio Cerere, per celebrare i dieci anni dalla sua costituzione, organizza un ciclo di mostre nell’ambito dell’iniziativa 6 Dei Nostri, i cui protagonisti sono i famosi artisti della scuola di San Lorenzo — Ceccobbelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli — che proprio negli spazi dell’ex Pastificio avevano trovato negli anni Settanta la sede dei loro studi.

Il 15 aprile Giuseppe Gallo ha inaugurato la sua personale dal titolo Il quinto quarto, a cura di Marcello Smarrelli.

La mostra si apre con la serie Dialogo tra due gemelli che mette a confronto due figure cardine dell’arte contemporanea: Marcel Duchamp e Constantin Brancusi. Sono una serie di appunti ricchi di citazioni alle loro opere che terminano riportando due frasi, una di Duchamp, estremamente lunga e ostica nella lettura, e l’altra di Brancusi che recita: «La semplicità nell’arte è, in generale, una complessità risolta», attraverso la quale con estrema sintesi e precisione scioglie l’intimo nodo di quel filo che tesse la complessa matassa dell’arte contemporanea.

Si prosegue con Michelangelo che sogna Brancusi, una scultura bronzea che Gallo esegue riproducendo il ritratto eseguito dallo scultore Daniele da Volterra inserendovi, però, nella fronte un’estremità della Colonna Infinita di Brancusi che, come una struttura a doppia elica del DNA, crea una catena di contatti tra gli artisti del presente e quelli del passato, producendo una rete di comunicazione che valica i confini dello spazio-tempo.

Nella terza sala sono esposte, una di fronte all’altra, due tele intitolate Secondo aureo e Terzo aureo che si riferiscono al numero aureo definito intorno al VI sec. a.C. in Grecia dalla scuola Pitagorica e utilizzato per costruire moltissimi edifici dell’antichità. Nel XIX sec. d.C. questo numero aureo è stato ritrovato in natura, nella disposizione geometrica delle foglie e nell’inflorescenza di alcune piante. Congiungendo questi due elementi Gallo unisce alla costruzione dei rettangoli aurei l’uso di foglie e rami per riprodurre colori più naturali possibili. Ogni rettangolo che si staglia sulla tela presenta un contorno trasparente e oleoso che curva gli angoli creando spessori sempre diversi. Questi aloni si formano spontaneamente dopo una particolare e lunga preparazione che subisce la tela. L’artista, provando a dipingere a mano questi aloni per ridurre il tempo di esecuzione non ha ottenuto lo stesso risultato perché la natura ha proprie leggi che la mano dell’uomo non può controllare.

Nell’ultima sala è presente l’installazione site-specific Il quinto quarto, termine che indica le frattaglie, ovvero gli avanzi dei tradizionali tagli di carne da macello (i quattro quarti). L’installazione è composta da due elementi: un rotolo di carta igienica appesa al muro tramite un portarotolo a forma di piccola Colonna Infinita e sulla quale sono stati stampati a mano i titoli di precedenti mostre dall’artista; una struttura autoportante in legno che, come una griglia, divide la stanza in due metà, una interna avente ancora una volta le proporzioni del rettangolo aureo che appare vuota e incontaminata, e una esterna che è la parte percorribile dagli osservatori. Sulla griglia ritroviamo le naturali ondulazioni ricercate da Gallo; non si tratta, infatti, di semplici legni modellati ma di veri e propri alberi cresciuti nel sottobosco che, cercando di raggiungere la luce solare, curvano le loro strutture.

Siamo come imprigionati all’interno di una ragnatela, alcuni tentano l’evasione allungando le braccia al di là della griglia, i più coraggiosi invece inseriscono la testa; ma la fuga non riesce, si rimane intrappolati. Senza altre alternative, se non quella di abitare l’esterno calpestabile della stanza, ci disponiamo lungo una linea ordinata come se fossimo in fila davanti al bagno per osservare più da vicino il rotolo di carta igienica e strapparne un rettangolino come un souvenir ricordo.

E noi siamo tutti in fila davanti al bagno,

e noi siamo tutti in fila davanti a un sogno,

e noi siamo tutti in strada davanti a un segno,

e noi siamo tutti al fiume a trasformare il fuoco in legno.

E prima della mattanza

faremo esplodere questa stanza,

e porteremo quello che avanza,

all’uomo ragno. [1]

[1] F. De Gregori, La ballata dell’uomo ragno in Il Bandito e il Campione, 1993.

Fondazione Pastificio Cerere — Via degli Ausoni 7

www.pastificiocerere.it/fondazione

16 aprile > 30 maggio 2015

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