Elogio della vecchiaia al tempo del Covid

Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio
3 min readDec 15, 2020

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Mi sono occupato diverse volte della vecchiaia. Man mano che ne ho scritto ho continuato ad invecchiare. Con un mio collega di infanzia, nonchè caro amico e parente acquisito alla famiglia in quanto “consuoceri”, (la figlia ha sposato mio figlio), abbiamo formato una condivisione ideale, chiamandola “il club dei dinosauri”. L’ho eletto presidente onorario perchè ha qualche anno di più di me.

Sono trascorsi oltre cinquanta anni da quando frequentammo la Scuola Media a Sarno nella Valle dei Sarrasti, ci vediamo spesso, ma con l’arrivo di Covid possiamo sentirci soltanto per telefono. Con il passare degli anni la nostra evoluzione ha preso indirizzi diversi.

Lui è rimasto un “classico” a ragion veduta, in quanto docente di lettere classiche, nonchè preside. Io, figlio di una famiglia di tipografi, ho sempre cercato una via di fuga, studiando le lingue moderne.

A lui, il destino di essere nato e cresciuto nella antichissima Valle dei Sarrasti in quel di San Marzano, a me, non a caso, nato tra i monti del “polmone verde della Costa d’Amalfi”, il futuro ha assegnato l’aspirazione alla evasione tipica del navigatori storici della Repubblica d’Amalfi.

Lui è rimasto “classico e cartaceo”, io sono diventato “navigatore e digitale”. Entrambi ci godiamo la quarta età, per modo di dire. Stamattina, nella solita posta elettronica, leggo l’abituale pensiero del filosofo e pensatore bulgaro Omraam Mikhaël Aïvanhov che si occupa di noi scrivendo:

« In genere la vecchiaia viene considerata una prova, ed è vero: per la maggior parte delle persone è una prova, poiché esse non hanno vissuto in armonia con le leggi divine. Ma in realtà, la vecchiaia può essere il periodo migliore della vita. Per quelli che da giovani e in età matura hanno nutrito un alto ideale, molte cose migliorano durante la vecchiaia: la comprensione, la lucidità… Come lo si spiega? Si direbbe che il cervello non segua la stessa evoluzione del corpo fisico. Le gambe, gli occhi e le orecchie cominciano a tradirvi, ma la vita dell’anima e dello spirito diventa sempre più abbondante e ricca. È come se finalmente si gustassero i frutti dei propri sforzi. Dunque, preparatevi, pensate a vivere correttamente finché siete giovani, in modo che più tardi possiate godere di un’abbondanza di frutti. »

Aivanhov rivolge il suo invito pensando particolarmente ai giovani, augurando un futuro che permetta loro di godere l’abbondanza dei frutti di questa età. I tempi cambiano. Con l’arrivo della pandemia la condizione di noi dinosauri è grandemente a rischio.

Stamani, durante una breve passeggiata mattutina, in piena giornata di sole e completo isolamento, mi sono soffermato a leggere gli avvisi sulla bacheca pubblica nella piazzetta del villaggio dove mia moglie ed io siamo confinati in rigido isolamento.

Oltre ad un vecchio manifesto di ringraziamenti elettorali da parte di un personaggio eletto alle passate elezioni, ho potuto notare alcuni annunci di decessi di concittadini del Comune. Una decina, tutti di una certà età, come si suole dire, settanta, ottanta ed anche novanta anni. Tutti avevano avuto modo di assaporare la “prova” di cui parla il filosofo. Ma dubito che abbiano avuto una qualche sensazione di “piacere”.

Per reazione e per puro istinto di conservazione, mi sono ricordato di un aforisma del grande Woody Allen: “Sono decisamente contrario alla vecchiaia. Penso che non si debba raccomandare a nessuno”. Macabro e cinico, o realista? Non saprei dire.

Lo chiederò al presidente del “club dei dinosauri” stasera quando gli telefonerò. Ma non so come fare. Oltre ad essere in “lockdown” fisico, siamo isolati anche in digitale. Ieri è saltato in tutto il pianeta Google e quant’altro. Anche i nostri telefoni. Frutti amari della modernità.

Forse si stava meglio quando si stava peggio al tempo dei dinosauri …

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Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.