Elogio di una normalità stoica

Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio
6 min readDec 16, 2020
Marco Formica

La normalità non esiste, si tratta di un’idea soggettiva, una personale interpretazione di quella che chiamiamo realtà. Voler tornare alla normalità significa voler tornare a un passato negando che il futuro possa essere migliore soltanto perché non ci piace il presente. Ma nessuno si chiede cosa ci stia insegnando questo presente, nessuno lo vuole analizzare per progettare un futuro diverso, che possa essere migliore di oggi e di ieri. Perché non ci si chiede come siamo arrivati a tutto questo? Perché dovremmo prenderci una quota pro capite di responsabilità per il buco dell’ozono, per lo scioglimento dei ghiacci, per la deforestazione e mille altre calamità umane che hanno costretto un pianeta agonizzante a reagire al più distruttivo dei virus: l’uomo. Ora abbiamo due possibilità: uscire da questa pandemia e ricominciare a devastare il nostro habitat come facevamo normalmente, oppure impegnarci per costruire un mondo più rispettoso di se stesso, in cui il prosperare non passi necessariamente sulla pelle del prossimo. Abbiamo sempre affermato quanto il carattere distintivo della nostra specie fosse l’intelligenza: chissà se il covid-19 ci darà tempo e modo di imparare la lezione per costruire una nuova coscienza, meno arrogante e diversamente normale. (Marco formica)

Ogni qualvolta sento pronunziare questa parola mi vien da ridere. Non esiste una cosa normale, quindi smettiamo di aspettarla. L’abbiamo sentito. L’abbiamo detto. Sentiamo ripetere continuamente: quando le cose ritorneranno alla normalità? Mi sono ritrovato a pensarlo questo pomeriggio, quando mi sono liberato per qualche ora del “lockdown” tra queste montagne dove mi trovo con mia moglie. Quanto tempo ancora andremo avanti così?

Ovviamente è comprensibile. Sembra tutto molto strano. Una pandemia che ha sconvolto le nostre vite. Alla nostra età poi. Quando il cerchio sembra che stia per chiudersi. Tutto sembra così polarizzato. L’elezione americana è finalmente è finita e Trump ha dovuto riconoscere la sconfitta. Si torna alla normalità con Biden. Sarà lo stesso con il Covid. Ma ovviamente non è affatto vero.

Qualsiasi studioso di storia sa che il 2020 non è affatto anormale. Continua ad essere normale che il Governo italiano sia in bilico. Cade o non cade? Quando ci sarà un governo normale? Nessuno dice che siamo in piena normalità, tutta italiana, ovviamente. Qui da noi, le cose politiche sono sempre andate così. E non solo qui, ma anche altrove.

Cento anni fa abbiamo avuto una pandemia molto peggiore di questa nel bel mezzo di una guerra mondiale. Dopo di che abbiamo avuto la grande depressione. C’è stata una pandemia anche negli anni ’50. Nel ’68, non solo ci furono massicce proteste e rivolte per i diritti civili, ma ci fu anche una pandemia influenzale che uccise circa 100.000 persone soltanto negli Stati Uniti e oltre un milione in tutto il mondo. In effetti, vi sfido a trovare un solo decennio “normale” nella storia di questo pianeta.

Gli ultimi due decenni non sono stati affatto pacifici e semplici. Direste che sono stati normali? Terremoti, alluvioni e colpi di stato non hanno suonato la campana della normalità. Ricordate quell’attacco terroristico che provocò 3.000 morti? Poi abbiamo avuto una crisi finanziaria alla pari con la depressione. Ora eccoci qui, contemporaneamente di fronte a una pandemia, a movimenti di protesta nazionale e crisi economica planetaria. Questo sì che è normale, ma in senso negativo.

Da quando ho scelto di diventare seguace della filosofia stoica, rileggo sempre quello che disse Eraclito: “l’unica costante è il cambiamento”. È vero, ma la cosa divertente è che anche il cambiamento sembra fare rima con se stesso, se non addirittura ripetersi. Questa sì che sarebbe una normalità.

Come ci dice la Bibbia: “La cosa che è stata è ciò che sarà; e ciò che è fatto è ciò che sarà fatto: e non c’è nulla di nuovo sotto il sole … Ciò che è stato è ora; e ciò che deve essere è già stato; e Dio richiede ciò che è passato “. Marco Aurelio leggeva la Bibbia? Oppure ha scoperto da solo che: “Qualunque cosa accada è sempre accaduta e sempre accadrà, e sta accadendo in questo preciso momento, ovunque. Proprio così”.

“Il tempo è un cerchio piatto”, dice Rustin Cohle nella prima stagione di “True Detective”. “Tutto ciò che abbiamo fatto o faremo lo faremo ancora e ancora e ancora per sempre”. Fu così che un’altra generazione scoprì l’idea di Nietzche di “eterna ricorrenza”. Nietzsche ha letto Marco Aurelio? Nic Pizzolatto ha letto Nietzsche? O Marco l’Ecclesiaste?

È interessante osservare che l’impero di Marco Aurelio non era poi così diverso da quello di Vespasiano. Era pieno di persone che facevano le stesse cose: mangiare, bere, litigare, morire, preoccuparsi e desiderare. Possiamo immaginare se, durante le crisi che ha dovuto affrontare, avesse scelto di “aspettare che le cose tornassero alla normalità” invece di fare qualsiasi cosa che poi fece?

Tutto ciò che accade rimane normale. Non c’è niente di insolito in tutto questo. La vita è la vita. L’unica sorpresa è che siamo sorpresi. Certo, preferiremmo tutti non lavorare da casa, lo stupido “smart working”. Ci piacerebbe viaggiare liberamente. E poi che dire di queste dannate mascherine? Vi pare una cosa normale indossarle quando poi ci è stato sempre detto che solo i banditi nascondono la loro identità? Certo, non è una cosa normale non poter darsi la mano, nè tanto meno un abbraccio. Forse vorremmo che ci fosse un altro al governo, magari un altro presidente ed anche un altro papa.

Ma chi dice che avere o non avere, fare o non fare queste cose siano coe “normali?” Lo sono state, ora no, e basta. Non è più normale. C’è una nuova normalità. Non possiamo semplicemente aspettare che scompaiano. Perché non possiamo aspettarci che tutto questo finisca. Finirebbe la vita. Conte è Conte, Salvini è Salvini, Renzi è Renzi, Grillo è Grillo, Francesco è Francesco. Trump non è Biden. Tutto e tutti sono normali e anormali. Fanno parte della vita. Nevica, piove o c’è il sole. È il momento presente.

Uno dei motivi per studiare la storia è che ti dà una prospettiva. La distanza ha l’effetto di levigare i bordi e levigare le transizioni tra le cose. Quando leggi della “Grande Influenza”, quando ti immergi nei personaggi di Shakespeare, quando visiti un antico castello, sei in grado di capire quanto il passato sia simile al presente. Più le cose cambiano, più rimangono le stesse, come i nostri piccoli progetti e proponimenti hanno un impatto minimo sulle alternanze dei tempi che scorrono. Non c’è niente da prendere sul personale. È soltanto così. Normale.

La storia è violenta. La storia è dura. La storia è confusa e travolgente. Alla storia non importa delle persone che la vivono. La storia è così perché la storia è solo una registrazione della vita, e la vita è così. Ma questo significa che non possiamo avere pace o felicità in questo caos? Perché non esiste una cosa come “normale” dovremmo essere ansiosi e depressi?

Affatto! Ricordo di aver letto una volta un libro sull’archeologo Heinrich Schliemann, l’avventuriero che scoprì la città perduta di Troia. Negli anni ’60 dell’Ottocento emigrò in America e si fece strada facendo ogni sorta di lavori. È incredibile notare come questo ragazzo, passato attraverso la guerra civile, con centinaia di migliaia di vite perdute, non lo abbia mai scritto nei suoi diari e non abbia mai cambiato i suoi piani. Aveva trovato la sua personale normalità nella follia degli eventi mondiali. Era semplicemente andato avanti con la sua vita.

In “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, Milan Kundera scrive: “Non importa quanto brutale diventi la vita, la pace regna sempre nel cimitero. Anche in tempo di guerra, al tempo di Hitler, al tempo di Stalin, attraverso tutte le occupazioni … sullo sfondo delle colline blu, erano belle come una ninna nanna. “

Questo è quello che ho capito durante la mia passeggiata questo pomeriggio. Sì, questa volta è strano. Forse non è quello che vorrei, se potessi scegliere. Ma non ho scelta, perché questa è solo la vita. Perché dovrei struggermi che sia finita o diversa? Ciò che conta è adesso. Ciò che conta è l’ora tranquilla che ho passato insieme alla mia metà su quella strada. Ciò che importava era il tramonto e la consapevolezza che domani ci sarà un altro giorno da vivere. Ciò che conta è che gli ultimi otto mesi sono stati otto mesi di vita, e li abbiamo vissuti.

Quanto tempo ancora sarà così? Quanto manca al prossimo cambiamento? Nessuno può dirlo. Nessuno sa nulla per certo tranne che il cambiamento alla fine arriverà. Se le persone riuscissero a trovare felicità, scopo e quiete in mezzo alla guerra, sotto il dominio dei tiranni, attraverso eventi molto peggiori di questa pandemia, quale scusa abbiamo? Nessuna. E’ normale. Questa è la vita. Accettarla, viverla e, se possibile, anche amarla.

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Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.