Ho fatto un sogno …

Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio
3 min readMay 21, 2021

--

Il Libro

Sto leggendo “Lettere a Lucilio” di Seneca”. Stanotte il filosofo mi è venuto in sogno.

Le “lettere” le sto leggendo in una edizione in lingua inglese, per tenermi in allenamento con questa mia seconda lingua.

Al tempo del ginnasio, (l’ho scritto in diverse occasioni e non ho timori a ricordarlo), non ho avuto un rapporto felice con le lingue classiche, il latino e il greco.

Vado ancora incontro a incubi linguistici di questa natura, specialmente quando, per le diverse letture che faccio e le varie discussioni con il mio amico Pasquale, già docente di lettere classiche, nonchè vecchio compagno di classe.

Si dice che in tempo di senescenza, per ogni esser umano, oltre al decadimento cellulare, si verifica come un fenomeno che segna il ritorno a situazioni sofferte, tipiche della infanzia o fanciullezza. Quel mio vecchio, classico conflitto linguistico emerge dal subconscio e genera una frizione con le lingue moderne.

In sogno, quando mi sono reso conto di avere di fronte Seneca, nella figura ritratta come nella immagine di copertina del libro qui sopra, ed io ero Lucilio, non riuscivo a capire quello che mi diceva.

Dalla sua bocca uscivano parole chiaramente articolate, ma non capivo il senso. Ad un certo punto mi sono reso conto che parlava in latino ed io cercavo di rispondergli in inglese. Una grande fatica, oltre che una sofferenza da parte mia.

Mi sforzavo a far uscire le parole dalla mia bocca, ma mi rendevo conto che non articolavo i suoni. Sentivo, ma non capivo quello che diceva, come in una connessione interrotta. Intuivo che mi stava dicendo qualcosa sui libri e la lettura. La mia bibliomania.

Improvvisamente, ad un certo punto ho cominciato a capirlo, mi parlava di qualità e quantità. Troppi libri e troppe biblioteche cartacee o digitali.

Non potrai leggerli tutti, meglio piantare semi di pochi autori piuttosto che disperdersi tra molti. Mi sono svegliato di colpo e mi sono ricordato che quello che stava cercando di dirmi l’avevo letto poco prima di addormentarmi.

“Da quanto mi scrivi e da quanto sento, nutro per te buone speranze: non corri qua e là e non ti agiti in continui spostamenti. Questa agitazione indica un’infermità interiore: per me, invece, primo segno di un animo equilibrato è la capacità di starsene tranquilli in un posto e in compagnia di se stessi. Bada poi che il fatto di leggere una massa di autori e libri di ogni genere non sia un po’ segno di incostanza e di volubilità. Devi insistere su certi scrittori e nutrirti di loro, se vuoi ricavarne un profitto spirituale duraturo. Chi è dappertutto, non è da nessuna parte. Quando uno passa la vita a vagabondare, avrà molte relazioni ospitali, ma nessun amico. Lo stesso capita inevitabilmente a chi non si dedica a fondo a nessun autore, ma sfoglia tutto in fretta e alla svelta. Non giova né si assimila il cibo vomitato subito dopo il pasto. Niente ostacola tanto la guarigione quanto il frequente cambiare medicina; non si cicatrizza una ferita curata in modo sempre diverso. Una pianta, se viene spostata spesso, non si irrobustisce; niente è così efficace da poter giovare in poco tempo. Troppi libri sono dispersivi: dal momento che non puoi leggere tutti i volumi che potresti avere, basta possederne quanti puoi leggerne. “Ma,” ribatti, “a me piace sfogliare un po’ questo libro, un po’ quest’altro.” È proprio di uno stomaco viziato assaggiare molte cose: la varietà di cibi non nutre, intossica. Leggi sempre, perciò autori di valore riconosciuto e se di tanto in tanto ti viene in mente di passare ad altri, ritorna poi ai primi.” (Lettere a Lucilio, libro primo, 2).

E’ vero. Non c’è nessun premio per aver letto milioni di libri e nemmeno a sapere tutti i fatti che accadono nel mondo prima di morire. Non potremo mai conoscere e capire tutto quello che è archiviato tanto nella mente dei server di Google quanto nella mente di Dio. Ciò che conta è la qualità non la quantità.

--

--

Antonio Gallo
Lo Stoico del terzo millennio

Nessuno è stato mai me. Può darsi che io sia il primo. Nobody has been me before. Maybe I’m the first one.