Colpo gobbo sul Ponte Vecchio

Laura Antoniolli
Storie di Bobbio
Published in
4 min readApr 2, 2017
© Marco Cortesi

La vena cinematografica di Bobbio non è un segreto: patria di Bellocchio, scenografia di alcune delle sue opere, la città ospita ogni anno nel cuore di agosto un film festival di grido. Attori e registi da tutto il mondo. Eppure camminando per le sue strade non si incontrano segni evidenti di questa faccia del borgo, se non per un totem che parla dell’edizione 2016 del festival. Poi, ad un tratto, incontri una coppia di frati.

Uno dei due impugna un bastone e indossa un cappello da cowboy, li fermi per la curiosità di conoscere la loro storia. Per cautela cerchi di non aspettarti niente più di qualche riferimento a S. Colombano e al discepolo Attala, ma il frate cowboy sarebbe perfetto come comparsa in un film. Parla con voce roca e punta il suo sguardo azzurro verso terra mentre si presenta: “Gianni Schicchi, nome d’arte”. Ti stringe la mano e, se sei una donna, te la bacia persino.

© Marco Cortesi

L’associazione piacentina Surus, con il suo presidente Paolo Guglielmetti, promuove una produzione popolare, luoghi e personaggi del territorio provinciale sono la materia prima della serie fantasy “Fette di salame”. A dare vita agli episodi, attori non professionisti uniti dalla passione per la recitazione e dal passaparola, come Andrea Cataldi, originario di Amalfi, che nella vita fa il professore in una scuola media di Piacenza. Unica eccezione Gianni Schicchi, personaggio per vocazione nella vita come sulla scena. Pelle olivastra e rugosa, capelli bianchi e arruffati; ha ottant’anni di aneddoti che ti racconta mentre guarda altrove: tutto preso a ripassare i suoi stessi ricordi, sembra non vederti, ma in realtà coglie tutti i dettagli. Lo stesso vale per il suo udito: “Ho un orecchio solo”, ironizza, alludendo al fatto che il sinistro non funziona più come dovrebbe, eppure non perde nessuna sillaba, al massimo lancia cenni d’intesa se preferisce seguire le orme del suo racconto piuttosto che darti retta.

Gianni è originario di Bobbio e a Bobbio ha deciso di tornare. Da giovane era sbarcato in Francia con uno degli innumerevoli fratelli. Arrivato in treno alla Gare de Lyon, ha lavorato a una catena di montaggio, ma di Parigi ricorda soprattutto la libertà che si era conquistato. Poi ti canta qualche strofa di un’operetta, parte della parentesi da tenore della sua vita. Ha un ricordo per ogni oggetto, così, mentre soppesa il bastone in cedro, ti racconta che Ettore Losini detto Bani, “l’uomo che realizza i pifferi” a Bobbio, glielo ha regalato proprio per girare il 21° episodio della serie “Fette di Salame”, in uscita a maggio. Tra l’altro Bani suona con Marion nei Müsetta, un gruppo folk locale. Lei è tedesca di Norimberga, suonatrice di fagotto per la Filarmonica di Berlino; tempo fa ha acquistato un rudere in una frazione sull’altra sponda del Trebbia e l’ha ristrutturato con le sue mani.

© Marco Cortesi

Gianni conosce le storie di Bobbio e tutti conoscono Gianni: subito dopo averlo incontrato, frate cowboy per le vie del borgo, ti invita a seguirlo sul set cinematografico; ti indica la sua macchina e ti dà appuntamento in piazza S. Francesco, dove c’è la fontana e arrivano le corriere da Piacenza. Mentre lo segui come fosse un vecchio zio, lo vedi lanciare un saluto a ogni svolta, prima ad un giovane e poi ad un vecchio, prima a un uomo e poi a una donna.

Inseguendo la storia cinematografica di Bobbio, scopri una strada che porta sulla collina antistante il borgo. Un’abitazione privata è il set dell’ultimo ciak che la produzione deve girare.

© Marco Cortesi

Quando la troupe al completo ti saluta, il regista fa partire un brano di musica folk irlandese sul cellulare, una frazione della colonna sonora dell’episodio, e Gianni accenna qualche passo di danza. Sullo sfondo Bobbio con il Ponte Gobbo che si allunga verso la scena: in questo borgo è la vita il vero cinema.

Immagini di Marco Cortesi

Il regista Paolo Guglielmetti

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