Il messaggero delle Rocche
Tutti i giorni alle cinque del pomeriggio Vittorio saluta sua sorella: “Ciao vado nell’orto, ripasso di qui prima di andare in Duomo.”
Prende la macchina e sale alle Rocche.
Quando arriva sa che Santina sarà già lì. Con calma scende dall’auto e le si avvicina: “Come andiamo?”
“Come sempre” risponde lei alzandosi e appoggiando la zappa; lui guarda l’orto poi aggiunge “tu che dici, quest’anno riusciremo ad avere i fiori di zucca cosi belli e buoni come quelli dell’anno scorso?” anche lei guarda l’orto e dice “io direi di sì, intanto l’insalata è pronta poi vedremo”
“ Bene, bene. Pino è in casa? vado a trovarlo” aggiunge, mentre si incammina, non aspetta una risposta, quella non è una domanda: è una loro convenzione.
Santina riabbassa la testa e dice “poi vengo a preparare il caffè”.
Sono di poche parole i bobbiesi. Hanno l’orto in comune da tanti tanti anni.
Prima nell’orto c’era sempre Pino che aveva le mani d’oro come dice sua moglie, oltre ad essere il factotum del comune di Bobbio, nel tempo libero faceva anche l’agricoltore.
Vittorio è da sempre il sacrestano del Duomo come tiene a sottolineare lui per fare un distinguo con San Colombano. Ma dice anche che ha lavorato in banca a Piacenza per 23 anni e se qualcuno gli fa notare che non poteva essere sacrestano e bancario insieme si offende, non risponde e se ne va.
Entra in casa. “E’ permesso?”. Lo dice sempre, pur sapendo che nessuno gli risponderà perché Pino non può parlare, anzi non vuole parlare da quando l’ictus ha colpito il centro della parola. Si vergogna. Sta lì e aspetta l’amico in soggiorno, gli porge il braccio sinistro, il destro è posato in grembo.
“Ciao Pino, come andiamo oggi?” sa già che la risposta sarà solo un “ma”, scuotendo la testa. Non dicono altro, stanno lì seduti sul divano a guardare fuori dalla finestra la vigna che si stende davanti a loro, con Bobbio all’orizzonte.
Dopo mezz’ora, quando dalla cucina arriva il profumo di caffè, Vittorio a voce alta, per farsi sentire anche da Santina dice: “Questa mattina sono passato dalle ragazze, sai Pino hanno ingranato proprio bene!”. E ogni giorno aggiunge una novità: oggi c’era mercato, c’era fiera del tartufo, c’era un corso di scrittura, c’era il Festival del Cinema,. “Da loro il pienone, gli altri bar mezzi vuoti”.
Santina intanto li ha raggiunti con il caffè e guarda suo marito che ogni volta si commuove, sembra voler piangere dalla gioia, allora lei, che non aveva mai osato accarezzarlo in pubblico gli sfiora dolcemente la guancia e lo rassicura: “Vedi che lo dice anche Vittorio che va tutto bene!”
Le ragazze sono le sue figlie Angela e Paola.
Paola era capotreno, viaggiava per tutta l’Italia e Angela era una dirigente della Confagricoltura a Piacenza, anche lei viaggiava molto per lavoro. Ma quando Pino si è ammalato non se la sono più sentita di essere lontane da Bobbio, hanno lasciato il lavoro e ora gestiscono il bar Tornari, vicino al Municipio.
Vittorio si alza, è ora di andare, c’è la messa delle sei. Come sempre.
Mentre sta uscendo Santina gli porge il sacchetto con l’insalata, lui finge di non volerlo ma poi lo prende e lentamente torna verso la macchina. A domani, Pino.