Olivia Meneghetti
Storie di Bobbio
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3 min readApr 2, 2017

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Incontri in Abbazia

Avatar. Una musica d’altri mondi si mescola ad una voce che impartisce ordini.

Giovani modelle su tacchi vertiginosi provano i passi di una sfilata.
La regista scandisce istruzioni cercando di trasformare i movimenti incerti nell’eleganza che ci si aspetterebbe dalla situazione. Ci vorrà ancora un poco perché la coreografia raggiunga il ritmo voluto. La sfilata si svolgerà stasera, qui, nell’antico refettorio dell’abbazia ora trasformato in museo.

Un’altra musica, ma di organo, ci richiama dal sagrato verso l’interno della chiesa.
Nel Medioevo, un’abbazia era un luogo che racchiudeva un mondo a sè stante.
Autosufficiente dal punto di vista economico, anzi, spesso potente sotto quest’aspetto grazie alle donazioni dei devoti, poteva permettersi di dar vita a centri culturali, e di ospitare artisti ed intellettuali, che trascorrevano la loro vita dedicandosi tranquillamente ai loro interessi.

All’interno della chiesa noi incontriamo Laura, storica dell’arte, ed Alessandro, giovane organista diciassettenne.

Laura, una minuta signora, elegante ed attiva, é alla ricerca delle testimonianze della vita di Bernardino Lanzani, un pittore rinascimentale nato a San Colombano al Lambro che concluse la sua vita nel monastero di San Colombano di Bobbio.
Dopo una carriera trascorsa principalmente fra Pavia e Milano, fu costretto a fuggire a causa di una condanna per omicidio, e si rifugiò nell’abbazia. Grazie alle sue capacità artistiche l’abate dell’epoca gli assicurò protezione, vitto ed alloggio, in cambio dell’affrescatura della chiesa. Un suo autoritratto pare sia nascosto tra i personaggi raffigurati in un affresco situato in una lunetta della volta, e Laura sta cercando di individuarlo.

Alessandro, con ogni gesto e parola, trasmette la sua passione per la musica classica.
Nato da una madre concertista in una casa nella quale ha potuto respirare musica fin dall’infanzia, ci racconta dei suoi studi ancora in corso al Conservatorio Nicolini di Piacenza, delle sue precoci esperienze di concerto, dell’ entusiasmo con cui approfitta dell’opportunità di esercitarsi sull’organo dell’abbazia di San Colombano. Alcune sue brevi composizioni sono già state suonate in occasioni ufficiali della chiesa.

Con competenza ci spiega che l’organo, un Cavalli del 1866 costruito a Lodi, ha alcune caratteristiche tecniche che lo rendono raro ed interessante. Ciascuna canna è alimentata da un singolo soffione, mentre altri organi meno importanti hanno una ventilazione unica per tutte le canne. ,Ciò consente di modulare l’intensità del suono e di renderlo più rapido nella risposta.

L’organista ha quindi più possibilità espressive, e per dimostrarcelo ci suona un breve pezzo di Bach. Mentre le note finali si spengono, le modelle stanno ancora provando sulle note di Avatar.

Olivia Meneghetti e Flavio Scopinich

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