La febbre del sabato bobbiese
Dicono che il “sindacalista” Bertacchi canti nel Coro Gerberto due sere a settimana, mentre il Campolonghi raccoglie sassi nel sottoscala dell’Abbazia. Lo “Schicchi”, l’unico attore nativo, vaga vestito da frate per il paese. Loro non si trovano.
I restanti sono tutti al crocevia di Piazza san Francesco. Qui a Bobbio, in provincia di Piacenza, il sabato si gioca con le Piacentine: denari, spade, coppe e bastoni.
“Scopa!” declama Fabrizio mentre spegne un altra sigaretta. Bicchieri tinti di vino sincero, mozziconi e gioco d’azzardo. Un sabato bobbiese. La prossima settimana si ricorderà l’amico Gembini con un Torneo di Briscola. “Lasa Gi” è il suo motto, che in dialetto locale vuol dire “lascia correre”. Un invito a prenderla con calma.
Un nuova generazione di Bobbiesi si ritrova al Pub Bez in attesa che il sabato decolli. Le Piacentine non ci sono più. Restano i bicchieri ma di “bionda” birra. Un meccanico, un addetto alla logistica e un disoccupato. Se ne vanno dal Pub con una foto di Marylin Monroe sotto il braccio. Vestono alla moda, guidano scooter e si spostano in branco. Un invito ad allontanarsi dalla calma.
In fondo alla piazza si radunano i motociclisti del fine settimana. Cacciatori di curve; indossano caschi personalizzati, giacche e giacconi di ecopelle. Bobbio è solo un punto di passaggio sui loro GPS. Sono ingegneri meccanici, avvocati e responsabili risorse umane. Bevono the verde e i loro sguardi sono protetti da visiere polarizzate. C’è da domandarsi cosa vedono oltre. Loro non si fermano. Si spostano.
Nella Sala comunale, si radunano cacciatori di storie arrivati da mezza Italia. Si aggirano per il paese alla ricerca di scorci e parole lontane dai clichè, pressati dai loro insegnanti. Sudano, indagano e bevono tanta acqua. Da grandi vogliono essere scrittori, fotografi e artisti. Non temono le porte chiuse in faccia. Non hanno tempo ma molte scadenze.
Marisa passa con il cane e guarda, mentre la pasticcera prepara il croccante. Angela ha superato da un pezzo gli ottanta e cammina sostenuta da un bastone. Si è vestita e pettinata per l’occasione. Offre saluti e sorrisi ai conoscenti. Ha un ritmo lento, molto lento. Le donne qua non hanno bicchieri, non hanno carte né moto. Sono mamme, nonne, amiche e sorelle. Non hanno né fretta né calma. Si muovo il giusto.
San Colombano, patrono del paese, alloggia nella sua cripta e veglia sui locali. Giunse dall’Irlanda portando sacri codici. Lui è Santo, non fuma e non beve, ma contempla. Preghiera, lavoro, studio e cultura erano le sue regole. Lui ha tanto tempo e nessuna scadenza. Qui a Bobbio è il primo a svegliarsi. Solo quando tutti sono andati a dormire, anche lui spegne la luce.