Noblesse oblige

Stefania Mezzetti
Storie di Bobbio
Published in
3 min readApr 2, 2017

“Ci aspettiamo al bar sotto il b&b” mi disse Eleonora quando la chiamai appena arrivata a Bobbio. Una voce dal tono caldo e sicuro, dava l’idea che appartenesse ad una saggia signora di provincia che accoglieva gli ospiti nella sua grande casa, ormai divenuta un nido vuoto. Per questo, quando mi comparve davanti stentai a riconoscerla: una giovane e superattiva ragazza imprenditrice, come quelle che vanno di moda adesso. Si vede dalla sua disinvoltura, dai gesti determinati, dalla super organizzazione che le permette di gestire tutta da sola l’ospitalità nella sua piccola ma curatissima “azienda”. Non glielo chiedo, ma capisco subito che ha viaggiato e imparato. Entriamo, la sensazione è di luminosità e calore, le finestre grandi si affacciano sui tetti e dentro le stanze si rincorrono fra scalinate che salgono verso improbabili soffitte o scendono nei meandri di una stanza rubata alla casa accanto. Mobili antichi, recuperati da chissà quale cantina, si abbinano a un’oggettistica vezzosa, da cameretta di bimba.

Non può essere però tutto così semplice, un’empatia spinta dalla mia naturale curiosità mi rende indiscreta. Voglio sapere di più, magari davanti a una tazza di tè.

“Ho lasciato Bobbio dopo la laurea, volevo viaggiare. Ormai è un obbligo con la globalizzazione. Anche se in controtendenza, ho poi deciso di ritornare alle mie origini, nel ventre materno, perché è qui che la mia famiglia ha sempre vissuto. Dopo la morte dei miei nonni, ho trasformato la casa dove ho trascorso la mia infanzia in un b&b e questo mi permette di vivere adeguatamente. Mi piace ospitare i turisti e prendermi cura di loro, accoglierli nel mio paese. A volte li accompagno alla scoperta dei tanti tesori che Bobbio racchiude, un borgo medioevale a cui non manca niente: monasteri, castelli, cattedrali, ponti del diavolo…” Sì, ce la vedo proprio ad aggirarsi con nobiliare eleganza fra le antiche pietre facendo gli onori di casa. Lei sa storie segrete di principi e di maghi, di pellegrini e santi, di mercenari e scudieri. Chi ha vissuto qui ce li ha nel DNA.

“Devi sapere che il nostro castello è stato testimone di queste martoriate terre, terreno di battaglia fra nobili casati e domini papali, truppe d’invasori stranieri e nascondigli partigiani. Innalzato dal marchese Malaspina là dove esisteva la chiesa di S. Petri, di esso si impadronirono nel Trecento i Visconti, signori di Milano, che lo passarono ai Dal Verme, loro feudatari. Fu un loro discendente a trasformare l’antico, austero maniero in elegante dimora come di moda nel Cinquecento. I signori di Bobbio rimasero fino al passaggio sotto il ducato di Parma e Piacenza e il loro castello fu trasformato in rifugio per eserciti o caposaldo di guerriglie di opposizione durante la seconda guerra mondiale. Le belle sale affrescate, i pavimenti in cotto, l’arredo signorile è andato quasi tutto disperso, come i nobili che vi alloggiavano. Un ramo cadetto dei Vermeschi è però sopravvissuto, la famiglia ha perso tutti i propri possedimenti terrieri ma ha continuato a vivere a Bobbio nella dimora ottocentesca, qui nel borgo”.

La domanda sorge spontanea: e il loro palazzo è visitabile? “Solo dai suoi ospiti”. Ecosì ho scoperto, come in una fiaba all’incontrario, che il castello si è trasformato nel b&b e che Eli è la sua principessa.

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