Attraversando l’Italia a piedi

In una parola: Psicoatletica

Giorgio Fochesato
Storie di viaggio

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Unirsi ad una compagnia di viaggiatori e camminare. Camminare soltanto. Camminare per 250 km, attraversando l’Italia in sei giorni. Sulle colline umbre e toscane, lungo le pianure romagnole. Accompagnando una bandiera e impugnando una macchina fotografica.

Questo è il riassunto della mia esperienza Psicoatletica dell’estate 2012. Insieme ad Enrico Brizzi ed alla compagnia di Italica, insieme a nuovi e vecchi amici che vorrei citare uno ad uno, in ordine sparso: Edoardo, Enrico, Luca, Alessio, Giuliano, Samuele e David. A soffrire per la fatica, a superare guadi e giornate di pioggia intense, a combattere l’afa, a perdersi lungo nuovi sentieri inventati da noi stessi, magari trovando rifugio in un casale abbandonato…

Dovessi riassumere tutto in una parola direi epico, ma poi dovrei aggiungere divertente, entusiasmante, indimenticabile. Faticoso? Per il fisico si, per la mente direi rigenerante.

Fotograficamente parlando è stata dura. Non avendo mai fatto un reportage di questo tipo, posso tranquillamente dire di aver clamorosamente esagerato con l’attrezzatura. Se viaggi a piedi, devi viaggiare leggero. Ogni grammo in più si trasformerà presto in un macigno per le tue ginocchia, la tua schiena e il tuo morale.

Alla fine di ogni giornata credevo che fosse l’ultima, non sarei mai riuscito a camminare anche il giorno dopo. Invece, ho scoperto che il fisico è una macchina incredibilmente forte. Ogni mattina mi svegliavo ed ero quasi nuovo. Pronto a ripartire. I dolori della sera prima erano spariti, lo sguardo dei compagni di viaggio era un incitamento.

Viaggiare con due macchine fotografiche e tre obiettivi era troppo. Ben presto mi sono accorto che il mezzo fotografico più potente che avevo era il mio telefono. Mi sono trovato a lottare con la batteria del mio vecchio iPhone 3Gs. Ogni giorno avevo a disposizione al massimo una quindicina di foto, da dosare bene, da pensare e da realizzare con Hipstamatic. Questa serie di scatti è il risultato.

Con il telefono è stato davvero un gioco da ragazzi cogliere i momenti di questo viaggio. Non era invasivo, era un mezzo estremamente naturale. Non ci si doveva mettere in posa. La macchina fotografica era parte del gruppo, non un oggetto estraneo. Da tirare fuori al bar, su un prato, oppure nel bosco in mezzo al fango. E con un gesto rapido tornava in tasca, lasciando mani e braccia libere di farsi strada lungo le strade e i sentieri.

Ma cos’è in realtà la Psicoatletica? Significa camminare. Come si diventa Psicoatleta? Chiunque abbia mai camminato per tre giorni di fila, percorrendo almeno 100 chilometri con uno zaino sulle spalle, in compagnia di un amico è uno psicoatleta. Enrico Brizzi ne parla nel suo libro “Gli Psicoatleti”, e parla della società degli Psicoatleti, nata a quanto pare alla fine del 1800.

La lentezza del viaggiare a piedi è un viaggio nel tempo, un viaggio nell’Italia. Una lunga strada che si inerpica sulle colline toscane sotto il sole diventa un lungo serpente nel quale ripetere meccanicamente un passo dopo l’altro. Viaggiando con la mente.

Ogni giorno la media dei chilometri percorsi era piuttosto elevata, sempre al di sopra dei 40. Ore di cammino, intervallate da riposi. Scarpe comode, ma mai abbastanza. I piedi sconvolti dalle vesciche, le ginocchia indurite dall’asfalto. Un prato diventa improvvisamente il giardino dell’Eden.

Il momento del briefing quotidiano. A colazione, si guardava il percorso, le difficoltà e i sentieri migliori. Ma non tutti i viaggiatori avevano diritto a sapere quale fosse il percorso e quale il chilometraggio, per non scoraggiare i più stanchi e doloranti.

Viaggiare con questa lentezza fa scoprire angoli remoti d’Italia. Paesini e villaggi si trasformano in luoghi dove fare incontri fuori dal tempo.

E poi la follia. Quando la stanchezza è troppa, quando il morale scende, quando il dolore fisico sembra prendere il sopravvento scatta il delirio. Correre a perdifiato impugnando una bandiera. La strada è ancora lunga, eppure l’entusiasmo sale e le energie tornano. Via. Si riparte.

Il saluto finale ad Enrico. Noi torniamo a casa, lui epicamente continua. Alla fine avrà percorso il tragitto da Roma a Venezia, a piedi, in meno di un mese. Accompagnato di volta in volta da diversi compagni di viaggio, in un parola: psicoatleti. Cugini di cammino.

Buon coraggio e buon cammino cugini.

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Maggiori informazioni sulla Psicoatletica sono disponibili nel Gruppo ufficiale su Facebook: https://www.facebook.com/psicoatletica

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Giorgio Fochesato
Storie di viaggio

Photographer // Photo editor at Westend61 // Globetrotter