Il Kakadu National Park

Un’avventura indimenticabile nella seconda foresta pluviale più grande del mondo, tra coccodrilli, cascate e paesaggi indimenticabili

Giorgio Fochesato
Storie di viaggio

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E’ il viaggio. E’ il più datato che ho fatto ed è sicuramente una di quelle avventure che restano impresse nella mente. Forse perchè è stata la prima, probabilmente perchè è una di quelle cose che difficilmente si fanno due volte nella vita. Faccio un salto indietro di 10 anni, al febbraio 2004, in piena estate australiana.

Un trekking nel Kakadu National Park riserva sempre qualche sorpresa

Mi trovo a Darwin, nello stato del Northern Territory. Sono circa quattro mesi che viaggio su e giù per il Continente con lo zaino sulle spalle. Ho il volo per l’Italia fra qualche giorno, sono praticamente agli sgoccioli di questa esperienza australiana. Per concludere alla grande decido di non farmi mancare la visita al famoso Kakadu National Park, il secondo polmone verde della Terra. Una foresta pluviale seconda solo alla Foresta Amazzonica brasiliana.

Come ho imparato a fare da mesi, mi aggrego a una compagnia di sconosciuti che per tre giorni saranno i miei compagni di viaggio all’interno del Parco Nazionale. Qua si fa così. In ostello si formano gruppi di sconosciuti che hanno interessi comuni. Abbiamo una guida, colui che si occuperà di portarci a vedere cascate, foreste, coccodrilli e quant’altro.

Camminare in queste pianure, significa vedere solo chi ti cammina davanti.

Immaginate di scendere dalla jeep dopo ore di viaggio e trovarvi in una pianura dove l’erba è più alta di voi. All’inizio del sentiero campeggia un cartello che vi avvisa delle presenza di coccodrilli e voi per stare tranquilli siete in infradito e costume da bagno. C’è sicuramente qualcosa che non quadra, ma questo è il paesaggio che per i prossimi tre giorni mi accompagnerà. E non lo dimenticherò mai.

Svariate ore di camminate nelle pianure e nuotate nelle cascate nel cuore della foresta pluviale. Questo è quello che ho fatto per tre giorni. La stagione delle piogge è praticamente al termine, anche se gran parte del Parco è ancora sommerso dall’acqua. I colori sono vividi, è tutto verde intorno a noi. I torrenti e le cascate sono rigogliose, così come le pozze d’acqua. La nostra guida ha la brillante idea di portarci a fare il bagno, ogni giorno in una cascata diversa. Noi sperduti in mezzo al nulla, abbiamo il privilegio di fare il bagno nella foresta. Irripetibile. Da sogno.

A quanto pare i coccodrilli non sono così rari…

Quando qualcuno domanda “ma, non ci sono coccodrilli?” la risposta è qualcosa del tipo “non preoccupatevi, qua ci sono i massi, i coccodrilli non ripercorrono il fiume in questa direzione”.

Ci fidiamo. Anni dopo scoprirò che gli attacchi di coccodrilli non sono una cosa così rara, vedi qui per esempio. Un tuffo e poi una camminata. I momenti indimenticabili di questa tre giorni di viaggio sono molti, ma ne ricordo due. Perfettamente nitidi nella mia mente.

Una delle cascate dove abbiamo fatto il bagno

Il primo è quello di una cascata che si ha la fortuna di vedere solo in questa particolare stagione. Quando la pioggia ha inondato il parco, ma lentamente gli allagamenti se ne stanno andando. Seguiamo un sentiero fitto, tra alberi e mangrovie. Arriviamo ad una piccolo torrente dove l’acqua è così profonda ci impedisce di proseguire. Lasciamo zaini e macchine fotografiche sulla riva e decidiamo di nuotare fino all’altra riva. Riprendiamo a camminare, guadiamo altri ruscelli, scavalchiamo tronchi, incontriamo ragni ed insetti di ogni tipo. Poi all’improvviso troviamo una cascata, nascosta in mezzo agli alberi. Immacolata. Qualcosa di unico nel suo genere. Pozze d’acqua si vari livelli di rocce che fanno scorrere l’acqua da una cascata all’altra. Il sole filtra tra i rami degli alberi. Ci immergiamo e in silenzio ci godiamo tutto ciò che ci circonda. Un angolo di Eden nel mezzo del Kakadu.

Il guado dove abbiamo depositato gli zaini e proseguito nella foresta alla ricerca di un angolo di Eden.

Il secondo ricordo che ho è Nourlangie Rock. Un insieme di rocce che formano una collina, sulla quale ci siamo inerpicati sotto il sole australiano. Tra disegni rupestri e massi appuntiti. Un luogo sacro per la cultura aborigena, rocce dove la gente trovava riparo e viveva. Un luogo dal quale, salendo in cima fino all’ultima roccia si può godere di uno dei panorami più incredibili che abbia mai visto, l’intero Kakadu National Park nel pieno della stagione delle pioggie. Verdi alberi fino all’orizzonte e noi in cima a questa roccia ad ammirare l’immensità di Madre Natura.

La vista da Nourlangie Rock, il Kakadu National Park nel suo splendore.

Se vi capita di andare in Australia, il mio consiglio, spassionato è quello di considerare qualche giorno a Darwin. Molti la ignorano perchè raggiungere la città è quasi un’impresa (io feci due notti e due giorni di viaggio in autobus partendo da Alice Springs) e obiettivamente non offre moltissimo. Ma il Kakadu National Park non vi deluderà. Prendete una guida o affidatevi ad un tour operator e andate all’avventura.

Questo articolo è il primo di una serie di racconti dedicati ai miei 10 anni di viaggi e fotografie intorno al mondo. Un’avventura indimenticabile, che ripercorrerò ogni settimana con un nuovo racconto.

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Giorgio Fochesato
Storie di viaggio

Photographer // Photo editor at Westend61 // Globetrotter