I ponti sugli stretti ( a Montevarchi )

Un.Dici
StorieDaMontevarchi
7 min readSep 27, 2016
“Italiani, costruiamo i ponti, o si muore”

Come ci garbano i ponti in Italia a noi….e lo dico alla toscana eh: perché “garbare” da più il senso della smargiassata che “piacere”.

Abbiamo un Papa che dice di costruirli, abbiamo fior di comici improvvisati o meno che sul presunto ponte di Messina c’hanno montato una carriera (o c’hanno provato).

L’esempio più preso per il culo della storia delle grandi opere — ma che dico? Delle mastodontiche opere — che oggi torna a materializzarsi come un fantasma nella notte, come una carcassa putrefatta nel parcheggio sotterraneo dell’ipermercato che frequentate con la bava alla bocca.

E tutto questo grazie a un Rignanese. Ma chi l’avrebbe mai detto, maremmaindivolatalurida?

Il PonteSulloStrettoBridge Project 2.0

Amiamo i ponti e questa cazzo di metafora del “metterli su”, c’è poco da fare. La uso anche io, che sono qui a fare il ridanciano a tempo perso, figuratevi. Infondo anche io sono Italiano: non con “orgoglio”, lo ammetto (ed è un mio limite forse); ma alla fine ho imparato a conviverci.

Del resto sono o non sono italiano quando, la prima sera in un resort All Inclusive della mia vita, mi riempio 4 piatti stracolmi di roba, o quando bevo in tre giorni tutti i cocktails presenti a menù solo perché “sono gratis” (pur consapevole che in realtà si trattava solo di apparenza, che io avevo comunque pagato già tutto…)????

Sono o non sono italiano quando, appena sceso dall’aereo dopo un viaggio di appena un ora e in attesa del bagaglio,esco dalla porta degli arrivi dell’aereoporto per fumarmi una sigaretta, e poi faccio polemica per rientrare spingendo a spallate contro la porta chiusa, che “altrimenti perdo la mia roba” (e fortunatamente questo triste momento della mia vita l’ho condiviso con un compare tonto come me…)????

Sono o non sono italiano quando, nel backstage internazionale di un noto artista a Parigi, una volta capito che tutto il bere e il mangiare presente era offerto dallo staff del musicista, ho passato ore a riempirmi i bicchieri e a sgomitare tra Belgi, Africani, Inglesi, Spagnoli e ovviamente Francesi per prendere l’ultimo goccio di birra alla spina ( e finita quella, daje con il succo di frutta “che non è rimasto altro”)????

Eh si cazzo. E quindi anche a me piacciono i ponti e piace costruirli. O meglio, mi piace parlare di costruirli (metaforicamente).

Una volta, quando Silvio prometteva in campagna elettorale il famigerato Ponte Sullo Stretto di Messina, mi trovai in gita scolastica alle Isole Eolie — proprio a qualche settimana dal voto.

Siccome noi si era tanto simpatici e tanto fricchettoni che ci piaceva “parlare con la gggente del posto”, anche a caso, non ricordo bene in che modo ma riuscimmo ad avvicinare una simpatica vecchietta seduta in uno scoglio ( non ricordo in quale isola eravamo quel giorno….la vecchiaia).

Ovviamente, da pischelli no global che si era, ogni discorso era buono per buttarla in politica, e a quei tempi per noi Silvio era il Mostro. Quindi iniziammo a infamare Berlusconi esagerando i suoi presunti rapporti con la Mafia ( “esagerando” nel senso che noi non se ne sapeva in realtà un cazzo, a quei tempi ) e sottolineando come a nostro parere (basato anche questo su nessun dato empirico) la sua volontà di milanese fosse quella di lasciar arretrato il Meridione.

La vecchietta quasi ci salta al collo, imbelverita. Lei amava Silvio, avrebbe votato Silvio, avrebbe dato la vita per Silvio. E sapete perché?

Perché “siccome Silvio farà un ponte sullo Stretto di Messina, una volta finito quello, secondo me costruirà anche una serie di ponti che collegheranno insieme tutte le Isole Eolie. Io credo in lui”.

Campa cavallo, che l’erba cresce — si dice.

Ora, io auguro alla signora tanto speranzosa di esser ancora viva per potersi dar dei (sottili) cazzottini in testa da sé sola, anche se con tutta l’oggettività del mondo mi rendo conto sia impossibile. E per questo l’ho voluta inserire in questo momento di “pensieri in libertà” sul “costruire i ponti”: un tributo a un concetto che non dimenticherò mai.

Ti amo, Italia.

Quando Silvio poteva tutto e voleva di più. Bei tempi: s’era giovani.

A Montevarchi si è discusso su un ponte per anni, per dire. Il cosiddetto “Ponte di Prada”, in quella che oggi l’ex Sindaco ha definito “La Città di Prada” (ma perché non “La Città di Mochi” o “La Città del Tempietto Robbiano” o “La Città dell’Aquila Calcio????), e la sua copiosa costruzione, sono state farcite per mesi da dicerie, storie di speculazioni, beghe presunte o reali/raccontate o inventate. E poi la polemica cittadina su come chiamarlo, e la seguente polemica estetica su quando fosse bello o facesse cagare.

Il “Ponte di Prada” o “Ponte Ringo” di Montevarchi, dove nessuno lo chiama con il suo nome vero “Ponte Leonardo”. Ci importa una sega del Da Vinci a noi…. ( la foto è di Sergio Piccioli. Ed è bella bella).

A Montevarchi non siamo bravi a costruire ponti.

E non lo siamo probabilmente perché, a dispetto delle buone novelle di campagna elettorale, l’unico ponte con il resto del paese che abbiamo costruito è rappresentato da un servizio televisivo su una città irreale. Quella del degrado che manco le periferie più laide di Napoli (a proposito di stereotipi italiani), quella invasa dagli immigrati che “manco si fosse all’ONU” (scusate se non la capite, ma è una delle frasi più belle mai lette nel contenitore comico/demenziale che è il gruppo facebook identitario cittadino che risponde al nome di “Sei Montevarchino Se…”. Per l’autore di questa geniale affermazione “essere all’Onu” era descrittivo del fatto che in una zona di centro città, si vedevano solo cittadini stranieri e “nessun viso pallido”. Geniale poesia contemporanea).

Eccolo qui, il servizio di Agorà — la trasmissione mattutina di inchiesta visibile su Rai 3 (quella dei comunisti. Telekabul. Anche se non sembra).

Fotografa un disagio, ok.

Probabilmente lo fotografa con un taglio critico ed eccessivo, indubbiamente fazioso e denigratorio.

Esaspera un problema (quello dell’immigrazione) sottintendendolo come causa di altri mali figli del tempo, come la fuga dei centri cittadini per le villette a schiera, la chiusura dei negozi, la crisi economica che svuota i centri città.

Che sia opera di un distratto controllo del prodotto televisivo da parte dell’amministrazione comunale, che si tratti del maligno taglio fazioso voluto da una giornalista inviperita, o pure ammettendo che si tratti di una fotografia realistica di un aspetto complicato, percepito ma non così universalmente determinante, il risultato agli occhi di tutti è uno solo:

Montevarchi come città sembra una città di merda.

E un po’ rode, perché al mio avviso non lo è.

E allora, tornando alla costruzione di ponti, visto l’insuccesso del ponte verso la fama nazionale (oddio, dipende quale fama, per calcolare il successo e l’impatto di un servizio simile), proviamo a costruirne un altro!!!

Piazzamondo a Montevarchi!!! https://medium.com/@piazzamondohttps://piazzamondo.eu/

A Montevarchi (ma guarda un po’), per la terza volta in una manciata di anni, un gruppo di cittadini italiani si è unito alle comunità straniere per organizzare un’iniziativa piuttosto unica nel suo genere (qui in valdarno).

Si tratta dell’ unione a tavola di tutte le comunità ospitate dal nostro (in realtà) ospitante comune: un grande piatto unico composto da tanti piatti tipici cucinati dalle manine dei nostri amici o nemici extracomunitari montevarchini; si tratta di una via del centro storico ad alto tasso di abitabilità “Extra Schengen” che si chiama Via Cennano, che per l’occasione viene riempita da una tavolata lunghissima dove tutti i commensali (di provenienza di ovunque) condividono il pasto; si tratta di una serie di fondi e garage solitamente chiusi che vengono aperti e riempiti di musica, arte e tipicità organizzate dalle comunità stesse.

Da quest’anno poi, questa iniziativa si è espansa per tutta la grandezza della “mandorla” del centro storico ed inizia dal pomeriggio: rispetto all’ultima edizione, sono raddoppiati gli eventi e quasi raddoppiate le comunità partecipanti.

E tutto questo per quale ragione, a quale finalità?

Sarebbe già un ottimo ponte da costruire (o da finir di costruire) se l’obiettivo fosse il condividere e integrare le culture differenti, per far delle differenze arricchimento personale. Ma la cosa non si ferma certo qui.

Eh no, ragazzi.

Il ricavato di questa iniziativa, sarà devoluto al centro storico e ad una serie di opere per renderlo più vivibile, più pulito, più sostenibile, meno “degradato”.

E a noi a Montevarchi ‘sta parola “Degrado” ci garba tanto quanto garba all’italiano il concetto della costruzione del ponte, Dio Bono!

Quindi comunità straniere che offrono le loro tradizioni alla comunità montevarchina ospitante, rivitalizzando il centro storico, per favorire il centro storico e combattere i problemi di decoro di cui tanto si parla (anche nel servizio di Agorà).

Ciliegina sulla torta?

L’iniziativa è appoggiata da una miriade di associazioni locali autoctone, come quella dei commercianti, ma è pure e soprattutto patrocinata e appoggiata dal Comune di Montevarchi.

Alla faccia del messaggio e dell’immagine lanciata dal servizio di Agorà.

Se non è un ottimo modo di costruir un ponte tra culture e centro storico questo, ditemi voi quale può esser migliore.

Per piacere non ditemi il revival del ponte sullo Stretto di Messina di Renzi, perché vi tiro un bestemmione nel viso eh…..

Tutte le info su questo evento montevarchino, che si chiama PIAZZAMONDO, QUI:

https://piazzamondo.eu/

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