Intervista a Francesco Cappelletti, il Montevarchino alla Golden Globe Race.

Un.Dici
StorieDaMontevarchi
8 min readDec 21, 2018

Definita da questo blog “la più grande impresa che Montevarchi abbia mai visto”ovviamente ad opera di un Montevarchino — e nonostante una serie di eventi accaduti che hanno minato il percorso di Francesco Cappelletti e della sua circumnavigazione intorno al globo in solitaria, lo Skipper è rientrato al porto di Pisa lo scorso 4 Dicembre.Un’esperienza determinata da una rottura che lo ha costretto fermo a Salvador de Bahia, in attesa di riprendere una sfida della quale non faceva già più parte in modo competitivo, la Golden Globe Race.

Una fotografia scattata in mare aperto da Francesco Cappelletti, durante il viaggio.

Una serie di ritardi accumulati in vista dei nastri di partenza (unico Italiano in gara), la scelta di lanciarsi comunque in mare con la sua barca chiamata 007, inseguendo il sogno di un’impresa che si è interrotta poi decisamente in anticipo, ma che tutto sommato “doveva andare così”, come racconta sorridendo seduto in un bar nel centro della cittadina Toscana in cui vive, e che gli ha dato i natali. Intanto la Golden Globe Race prosegue, i primi arriveranno presumibilmente entro la fine del Gennaio 2019, ma la premiazione di quella che è stata ridefinita “L’Eroica della Vela” (con l’obbligo di utilizzo di tecnologie di 50 anni fa, quando la prima edizione della competizione ebbe luogo) è prevista per il 22 Aprile 2019.

A distanza di qualche giorno dal rientro, è tempo di raccontare e di raccontarsi per Francesco Cappelletti, iniziando da quando ha lasciato la Toscana, con l’obiettivo di partire per una competizione che stava preparando da mesi, non senza difficoltà.

“Quando sono arrivato in Francia a Les Sables d’ Olonne (il luogo da dove sarebbe partita la GGR n.d.r.), eravamo già consapevoli che le chance di partire in tempo erano decisamente ridotte. Questo per una serie di ritardi nei preparativi della barca, dovuti all’assenza di fondi sufficienti per completare il necessario in tempo, e provarla in mare come si deve. Già prima della partenza — a Marina di Pisa — l’opzione di ritiro era stata ampiamente contemplata, ma abbiamo deciso di provarci comunque, sia per non vanificare il lavoro fatto fino a quel momento, che per il sogno che rappresentava completare il mio primo viaggio in solitaria intorno al globo. Ed infatti una volta a Les Sables, respirare l’atmosfera del grande evento è stato bellissimo, anche e soprattutto per l’esposizione mediatica circostante all’attesa per la partenza, per quanto avessimo tantissimo da lavorare per riuscire a mettere in acqua la mia 007. Sono riuscito definitivamente a lasciare la terra ferma 20 giorni dopo la partenza ufficiale della Golden Globe Race.

Per quanto il crowdfunding fosse andato benissimo, ed a prescindere dai tanti aiuti ricevuti sia fisicamente che economicamente da amici, la prima considerazione da fare è che nessun grande sponsor ha creduto in questa avventura. A livello mediatico la copertura è stata quasi totale (sono apparso nei principali quotidiani e nei più seguiti network radiofonici italiani, per non parlare delle riviste e dei programmi di vela e nautica), ma evidentemente non è stato sufficiente. Per quel che riguarda l’attenzione in Italia attorno alla vela, non avrei potuto fare di meglio, pur gestendo tutto “in casa”.

Accumulando fatica, stress e riuscendo ad assemblare il mancante, lavorando in prima persona giorno e notte, Francesco è stato comunque determinato a salpare, seppur con qualche dubbio.

Altro splendido momento di navigazione fotografato da Francesco Cappelletti a bordo della sua 007

La partenza in ritardo ovviamente mi declassava escludendomi dalla competizione ufficiale, ma all’interno di un’impresa simile c’è da mettere in conto eventuali guasti, rallentamenti e ritiri, oltre alla dipendenza estrema dai fattori naturali. Ero comunque seguito dall’organizzazione, ed il mio sogno era quello di navigare bene e riuscire a risalire la classifica, seppur per semplice orgoglio personale, per il gusto dell’impresa. Tra l’altro la flotta si è divisa quasi subito, quindi avrei avuto la possibilità di riprendere il gruppo e mantenermi tra i “sopravvissuti”: del resto contano le capacità dello Skipper nel fare meno errori possibili (capaci di accumulare piccole perdite di tempo), oltre che nelle potenzialità della barca. La mia 007 è una barca strutturalmente solida, concepita per resistere al viaggio, seppur non abbia potuto completare una preparazione di “rodaggio” per i problemi di tempo di cui parlavo precedentemente. L’esperienza in queste circostanze conta, e per quanto mi riguarda ne ho accumulata tanta in questi cento giorni in mare, navigando in solitaria sostanzialmente nelle peggiori condizioni possibili”.

Cento giorni solo con la sua imbarcazione, anche perché il destino non è stato benigno con Francesco neanche dopo aver raggiunto l’agognata partenza, essendo stato costretto a fermarsi in Brasile per oltre un mese, a causa di una rottura dell’autopilota.

“A Salvador de Bahia sono arrivato piuttosto abbattuto, sia per la rottura che per la fatica accumulata che è apparsa vanificata quasi subito. La rottura è avvenuta in mare, causandomi un notevole rallentamento, inoltre una volta attraccato ho scoperto che il pezzo danneggiato avrebbe impiegato circa 18 giorni per arrivare ed essere sostituito, senza ovviamente nessun aiuto logistico organizzato sul posto. Sono rimasto a dormire in barca, con trentacinque gradi pomeridiani, un’atmosfera di continui rimandi, ed ho iniziato a fare una serie di valutazioni coincidenti con un inevitabile calo fisico. Ho così vagliato la possibilità di ritirarmi e tornare indietro, considerando le problematicità ed il tempo oramai perduto. È stata una decisione sofferta, per la quale ho impiegato diversi giorni, ed a dire la verità quando ho messo la prua fuori dal Brasile — in ripartenza — seppur fossi convinto di direzionarmi verso l’Europa, ho per un attimo pensato anche alla pazzia di proseguire la rotta verso il Sud Africa, tra l’altro il vento sarebbe stato anche a favore. Ma alla fine ha vinto la razionalità, anche perché tra me ed il gruppo c’era già tutto l’Oceano Indiano in mezzo, il rischio di fermarmi nuovamente era altissimo, ed il mio obiettivo iniziale era quello di circumnavigare il globo senza stop”.

Un ritorno forse amaro per Francesco, ma forse anche no, considerando l’unicità dell’esperienza vissuta ed il suo amore per il mare.

“Chiaramente porto dentro di me tantissimi ricordi magnifici di questo viaggio, decisamente superiori a quelli di difficoltà vissuti: quando ti trovi in mare tutto passa e tutto si cancella, ed onestamente in questa vicenda posso dire che la fortuna è stata dalla mia parte, tanto che lo stop in Brasile — con tutti gli annessi e connessi — l’ho visto quasi come un segnale di avvertimento. Non ho mai temuto per la mia incolumità, pur avendo trovato situazioni piuttosto complesse e mari che potrei definire “tosti”, in cui la mia 007 si è rivelata pronta a resistere, riportandomi comunque a casa. Proseguendo — come abbiamo potuto vedere con gli altri concorrenti — avrei trovato decisamente di peggio a livello di pericoli.

Foto diurna di Francesco Cappelletti, durante la navigazione

La prima settimana dopo la partenza è stata meravigliosa: in quel momento ero convinto di aver iniziato il giro del mondo, ed ero entusiasta di trovarmi in mare. Provavo un vero e proprio sollievo fisico, un senso di libertà conseguente alla fine di un lungo periodo di lavori, fretta, affanno e fatica. Mi trovavo finalmente dove volevo essere, con davanti un’avventura incredibile da compiere. Poi, quando ti trovi là in mezzo, il tuo umore va con la qualità di navigazione della tua barca; quando questa veleggia alla grande, è magnifico, ti senti bene, e sono queste sensazioni che alla fine restano impresse nella mente, e ti fanno venir voglia ogni volta di ripartire. Ed è singolare anche il vivere senza obblighi di orari o convenzioni, magari svegliandoti da un momento di riposo nel mezzo della notte, uscire fuori ed incontrarti con un cielo stellato mai visto prima, cullato dal rumore del mare in un silenzio a volte rotto appena da lievi rumori di bordo. La solitudine in mare non l’ho sofferta, anche superando le più rosse previsioni. Non ho avuto problemi di riposo, anzi, quando sono rientrato in Mediterraneo forse mi sono rilassato un tantino troppo!”.

Ed è inevitabile, a questo punto della conversazione, domandare a Francesco se ha considerato l’idea di partecipare alla prossima Golden Globe Race, prevista per il 2022. Capire se da un’esperienza di vita che resta comunque unica, è possibile trovare gli stimoli per riprendere la preparazione e ripartire.

“Le iscrizioni sarebbero già aperte, e non ti nego che se dovessi partecipare lo farei per competere tra le prime posizioni, quindi con condizioni adeguate a supporto. La mia decisione momentanea è quella di non riprovarci, anche se mi sono dato quest’Estate come data limite per cambiare prospettiva, anche perché il giro del mondo in solitaria è un qualcosa che voglio riuscire a fare, e restare all’interno di un evento come la Golden Globe Race resta la soluzione preferibile. Chissà, quindi che la voglia non torni, a maggior ragione dopo aver valutato tutto a bocce ferme, con calma. Anche se, quando ero in Brasile, mi sono scritto un apposito promemoria a riguardo”.

A questo punto Francesco apre il suo diario di viaggio, dove si può leggere chiaramente in stampatello un monito a sé stesso per “non ricascarci”, consapevole che l’amore per il mare lo avrebbe portato a rivalutare l’esperienza, una volta tornato.

“Questa cosa ti ha tolto dieci anni di vita, ricordatelo! Non farti intenerire dopo qualche settimana a terra: FINE!”.

“Ed infatti, la decisione definitiva è rimandata” conclude sorridendo, lasciando forse intendere che probabilmente la passione immensa che ha per il mare, vincerà sulla razionalità.

“Anche perché ci sono tante cose che non ho potuto fare durante la fase preparativa, tipo uscire con la barca per una ventina di giorni in Oceano Atlantico, valutarne le prestazioni ed apportare le dovute modifiche, lavorare con calma al perfezionamento in vista della partenza facendo lo Skipper in senso più prettamente atletico. Io in questo ultimo anno ho fatto il project manager, mi sono occupato del cantiere e contemporaneamente del Social Media Manager per me stesso, misurandomi nelle interviste e nei convegni: ho imparato un sacco di cose nuove, ma vorrei approfondire maggiormente il lato prettamente circoscritto alla barca, e completare il giro del mondo partendo dal perfezionamento di tutto ciò che non è andato in questo esperienza, per il quale ho già una lista lunghissima di appunti presi, ovviamente”.

Una lista della quale — semmai prendesse la decisione di riprovarci — Francesco Cappelletti saprà decisamente far tesoro, in attesa di compiere definitivamente la più grande impresa mai vista in quel di Montevarchi, se quella appena conclusa non fosse stata già sufficiente.

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Un.Dici è l'universo di Julian Carax, doppio di Davide Torelli, che sarei io. Qualcosa in più qui: https://linktr.ee/davidetorelli