La Congrega dell’Addolorata ed il Convento dei Cappuccini a Montevarchi
A volte capita, nel ricordar il passato, di rivedere scene modificate nei colori: immaginar eventi particolari alterando le tonalità di rosso al ricordo di calore, di verde al ricordo di freschezza, di blu elettrico se il rimembrar riporta a epiche nottate.
Io non c’ero nel 1799, come chiunque leggerà questa storia e come neanche chi ha testimoniato questi fatti. Ma in quell’anno, la città di Montevarchi (probabilmente come le zone limitrofe), fu scossa e invasa da una violenta epidemia mortale: tinte oscure, pioggia, grida di dolore e lamenti dalle finestre giungevano nitide fin sul lastricato delle strade del centro.
Pochi anni prima l’Italia aveva conosciuto la Campagna Napoleonica e quindi le rivoluzioni a seguire: le persone perdute nei cambiamenti, a dover fronteggiare il dolore della perdita e la sofferenza epidemica, sotto quel cielo grigio scuro, a giorni invisibile tra la nebbia che in Valdarno ha sempre trovato spazio nelle stagioni autunnali.
È quindi tra nel cinereo e umido di giorni tristi che un gruppo di uomini, tra cappucci e bende, decisero di far valere la propria fede e la propria devozione alla Madonna, per scacciare la maledizione di quell’epidemia, e tornar a riveder le stelle: è così che nacque la Congrega dell’Addolorata.
Una società segreta- o meglio un gruppo di credenti- scossi dalla disperazione, fecero voto alla Vergine in nome di una guarigione miracolosa; istituirono la loro congregazione nella chiesa dei Cappuccini, sul colle che sovrasta la città. Niente di meglio della sua verde vegetazione, della sua vicinanza alla luce del sole, per scacciar i demoni oscuri della morte e del dolore.
Si tratta dell’associazione più antica di Montevarchi, resistente ancor’oggi: di cinque anni precedente, nella fondazione, all’Accademia del Poggio. La storia della Congrega dell’Addolorata inizia così, nel punto più alto della città, una riunione annuale e conviviale tra devoti .
Il colle dei Cappuccini e il suo convento, da sempre la rappresentazione cittadina della pace, della meditazione, della spiritualità. Luogo che anche in epoca moderna sprigiona una strana energia e sensazioni positive in chi decide di salirlo a piedi, passando dal parco a livello cittadino per giungere nella boscaglia. È dal 1538, pare, che un Ordine di frati ne consacrò le vibrazioni spirituali, insediandosi in un piccolo Convento con i loro sandali e i loro ruvide tonache; quasi a vegliare sulla città sottostante.
Nei primi anni dell’800 però, con la dominazione francese in Toscana, fu ordinata la soppressione del convento. Una prospettiva devastante per i devoti abitanti della città di Montevarchi, e in particolare per quei congreganti che avevano visto in quel luogo lo spazio esemplificativo di quel voto alla Vergine che aveva salvato la città dal male, dal dolore, dalla malattia.
Fu così che la Congrega dell’Addolorata salvò una prima volta il Convento dei Cappuccini: il terrore di veder un luogo di sacralità simile saccheggiato e devastato, portò i congregati alla decisione di richiederlo in affitto ai napoleonici. Per 10 anni, in cambio di semplice moneta, i congregati salvarono il colle e il suo convento, prima di cederlo definitivamente ai frati 5 anni dopo, pur avendone già pagato direttamente l’affitto, con la restaurazione dei Lorena in terra Toscana.
Ma non si trattò dell’unica volta: nel 1866 i congregati furono di nuovo costretti a riscattare la struttura, aumentando il numero degli aderenti per sostenere le spese economiche, in conseguenza alla legge italica di Eversione dell’Asse Ecclesiastico , che aveva portato al principio di soppressione dell’ordine monastico, e al sequestro dei beni della struttura.
Oggi, nel 2016, la Congrega dell’Addolorata continua i suoi ritrovi annuali sul Colle dei Cappuccini, che nei secoli a venire si è consolidato a Montevarchi come luogo speciale per la cittadinanza tutta. Le poche testimonianze giunte su queste storie, sono per mano di Don Pietro Cilembrini — presidente dei congregati vissuto molti anni dopo — sui qual racconti è piacevole immaginare le radici del morboso legame tra una città di mercato e il suo Colle, attraverso una società segreta che fu provvidenziale.