Software fuori controllo

Esistono codici oscuri, che nessuno sviluppatore sembra aver scritto. Ma che possono fare operazioni mai programmate volutamente.

«Pensate all’ultima volta che avete installato un programma. Avete capito cosa è successo? E quanti bit di informazioni sono stati modificati in base alle caratteristiche del vostro computer? Improbabile», scrive Samuel Arbesman in Overcomplicated: Technology at the Limits of Comprehension (Current, New York, 2016). La tendenza è quella di demandare ad altri, più esperti, la conoscenza di ciò che avviene nei nostri device e del perché avviene. Ma il problema, oggi, è che in certi casi nessuno lo sa veramente.

L’8 luglio 2015 la borsa di New York chiuse improvvisamente il mercato azionario. Alcuni veicoli Toyota accelerano in maniera incontrollata contro la volontà dei conducenti. La programmazione dei voli negli aeroporti può saltare o segnalare pericoli inesistenti. Perché? Arbesman dà la risposta: viviamo nell’era dell’Entanglement (“garbuglio”). Che, dobbiamo rassegnarci, è anche l’era dell’incomprensione.

I primi calcolatori erano appannaggio di chi ne conosceva il funzionamento. Oggi chiunque può usare pc, smartphone o tablet, grazie alla semplicità e all’eleganza di interfacce e sistemi operativi. Ma tutto questo ha avuto un prezzo. Molti dei software che attualmente usiamo sono il risultato di aggiornamenti, riparazioni, aggiustamenti realizzati nel corso di anni e sovrapposti l’uno all’altro. Inevitabile che quelli più grandi e modificati con maggiore frequenza contengano codici oscuri, che nessuno sviluppatore sembra aver scritto ma che possono fare operazioni mai programmate volutamente.

Chi li produce e manipola, dovrebbe essere cauto nella gestione dei software, sostiene Arbesman. Ma gli utenti devono munirsi di una «curiosità attiva» che culturalmente è in estremo ritardo. Questo potrebbe aiutarci a convivere con la complessità e ad accettare che essa sia spesso incomprensibile, prevenendo i rischi che comporta. Per evitare di accorgercene solo dopo che qualcosa va storto.

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