Istinto
23 maggio 2014
Scrivo questo articolo nella raccolta Strettamente Personale, perché non parlo di politica, ma di come reagisco io alla politica.
Credo ai miei istinti, mi fido di loro. Poi razionalizzo, ma la base di partenza è sempre l’istinto.
Quando Craxi, dopo Sigonella, era indicato come il grande statista che teneva testa all’America, io guardavo le sue foto e l’istinto mi diceva:
- Sbaglierò, ma per me è un brigante.
Quando Berlusconi era solo un imprenditore emergente, e neppure si sapeva che stava nella lista P2 a giocare con grembiulini e cappucci, io guardavo le sue foto e l’istinto mi diceva:
- Sbaglierò, ma per me è un lestofante.
Di Prodi sentivo che era persona capace ed integra, pronto a dimettersi sul serio, mentre in Bersani ho sempre sentito la persona onesta e leale. D’Alema, invece, non mi ha mai convinto, anche nei più ardenti momenti di amore di partito, anche quando faceva bene come presidente del consiglio.
E di Beppe Grillo? Beh, anche quando si occupava solo di ecologia (tipo le auto ad idrogeno), o più tardi faceva il rompiballe della Telecom, che pure non amavo, l’istinto mi gridava:
- Sbaglierò, ma per me è un pataccaro.
Tra parentesi, quando qualifica Renzi di venditore di padelle, credo sia il suo istinto freudiano a confessarsi per interposta persona.
E di Matteo Renzi, cosa mi diceva l’istinto, fin da quando era il mito dei circoli ex-PCI, ex-PDS, ex-DS fiorentini?
Ve lo dico dopo il 25 maggio, né.