di Alessio Chiodi

«Il governatore dell’Ohio John Kasich, sebbene un chiaro sfavorito, è l’unica scelta plausibile per i Repubblicani stanchi degli estremismi e dell’inesperienza esibiti in queste primarie». Questo è quanto ha scritto a fine gennaio il New York Times riguardo uno dei meno quotati candidati repubblicani. John Kasich, 63 anni, di McKees Rock (Pennsylvania) è una vecchia volpe della politica statunitense. Ha fatto parte della Camera dal 1983 al 2001, poi dal 2001 al 2007 ha condotto The Heartland, un talk show politico su Fox News. Dal 2011 è governatore dell’Ohio. In Italia sarebbe considerato un centrista e infatti è il più moderato tra i suoi rivali repubblicani. Non accetta il controllo del mercato delle armi, ha una visione molto restrittiva sull’immigrazione, antiabortista, ma meno conservatore sulle unioni omosessuali e sull’aumento dei finanziamenti militari. Inoltre, nel corso della sua carriera politica, ha saputo condurre in porto numerose alleanze bipartisan, riuscendo a trovare sempre una sintesi tra parti opposte. È un pragmatico. Parla molto di lavoro e di risanamento economico, citando spesso i risultati ottenuti nello Stato da lui amministrato. «Di questo ha bisogno il Paese. Lavoro, lavoro, lavoro».

I sondaggi e i voti non lo sostengono, però. Il miglior risultato ottenuto è stato il secondo posto dietro Donald Trump nel New Hampshire. A livello nazionale non arriva nemmeno al 10%. Nel corso della campagna elettorale è rimasto sempre sulla linea di galleggiamento; tra il 2% e il 4%. Kasich rischia di essere il candidato dal potenziale inespresso. Adatto ad intrecciare legami politici tra repubblicani e democratici e di fare l’equilibrista tra interessi diversi, ma incapace di attirare il voto popolare.

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