Community hub e sistema città

Diario di bordo n°0

Daniele Bucci
Design & Systems Diaries
4 min readDec 19, 2016

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Durante le ultime settimane ho avuto la possibilità di entrare in contatto con molte persone e organizzazioni, che si occupano di welfare territoriale. Per me è un grande piacere poter studiare questo fenomeno da vicino, uscire dalla sfera astratta, fatta di siti e gruppi facebook, sentire le voci delle persone coinvolte, incrociare i loro sguardi pieni di speranza e soddisfazione per i piccoli, ma grandissimi, se si pensa alle risorse utilizzate (alta efficienza) obiettivi raggiunti.

Nei progetti di welfare territoriale ogni singolo lavora a favore del proprio quartiere, della propria comunità o di uno specifico gruppo di persone svantaggiate. Attraverso questi comportamenti virtuosi si creano nuovi collegamenti (link) tra persone e luoghi (nodi) che riducono l’alienazione che la città ha portato durante gli ultimi anni. Aumentando la quantità di link utili che sostengono il territorio (sistema di riferimento) si genera nuova resilienza a supporto delle stesse persone.

È emblematico l’esempio della Social Street di San Gottardo in risposta al tragico evento che ha visto coinvolta una palazzina a via Brioschi in una esplosione derivata da una fuga di gas. Le persone che hanno perso la casa e tutti i propri averi hanno trovato un supporto dalla community, che ha condiviso con loro tempo, denaro e beni. Questo è stato reso possibile dalla coesione del sistema quartiere.

Qualche giorno fa sono stato invitato ad un world cafè organizzato da Milano Sei l’Altro per interrogarsi su come ripensare il welfare, conciliando vita e lavoro e generando connessioni tra pubblico, privato, PA e cittadini. Una delle necessità emerse è stata proprio quella di mettere in contatto persone e realtà, creando reti per condividere competenze, mezzi, strumenti e tempo. È anche emerso che, vivendo in un periodo di estrema abbondanza, ciò che manca non sono i beni (nodi) ma proprio la possibilità e la capacità di generare connessioni (link) e di mantenerle vive. Generare connessioni durature è un lavoro faticoso. Le reti si creano con molta facilità grazie ad un forte entusiasmo iniziale ma, se non viene raggiunta una massa critica o non si autogenerano figure di riferimento che siano in grado di rigenerarle, altrettanto facilmente muoiono. È importante quindi nutrirle e capire le loro necessità, per farlo bisogna avere un infrastruttura abilitante (piattaforma) e una nuova figura professionale che possa generare ed alimentare connessioni(designer di sistemi).

Durante gli ultimi anni le comunità virtuose si sono moltiplicate, internet riesce ad aggregare su piattaforme digitali molte persone, ma spesso mancano dei luoghi fisici dove relazionarsi. Coworking, incubatori, fablab, mercati rionali, maker space, si stanno muovendo in questa direzione, trasformando gli spazi in luoghi, incarnando il concetto di community hub e riadattandolo secondo il proprio contesto.

L’hub di comunità può aggregare le reti informali che si generano a livello locale, mapparle e creare possibilità di incontro interpiattaforma. Questo è l’aspetto teorico, ma per creare maggior cultura rispetto questo ambito è necessario continuare a sperimentare praticamente.

Insieme a Marta Mainieri, fondatrice di Collaboriamo, stiamo lavorando ad un nuovo esperimento, vogliamo sfruttare al meglio lo spazio nel quale lavoriamo, il Cohub.

Il Cohub infatti nasce proprio con questa missione, era uno spazio inutilizzato che il Comune di Milano attraverso un bando, ha dato in gestione a 3 organizzazioni di diverso tipo che grazie al loro lavoro di abilitazione possono generare nuove possibilità per il territorio partendo dalle iniziative virtuose che già lo popolano.

Questa logica di orchestrazione supera l’approccio bottom-up e top-down, abilitando i progetti che già sono attivi a partire dal basso (progetti territoriali autogenerati), attraverso scelte politiche ragionate dall’alto in maniera strategica (spazi rigenerati dati in gestione da parte del Comune).

Quello che si può sperimentare “nel mezzo” è mettere a disposizione luoghi che siano in grado di accogliere differenti progetti territoriali informali nati dal basso, creando possibilità di scambio e di interazione, rafforzando ogni progetto esistente e consentendo la nascita di progetti che emergano dalle interazioni dei singoli gruppi. Per fare ciò è necessaria una certa cura, non basta mettere a disposizione uno spazio (come nelle piattaforme di sharing economy non è sufficiente mettere a disposizione l’infrastruttura digitale), ma bisogna capire le necessità delle persone che fanno parte dei singoli progetti territoriali e lavorare per farle crescere.

Schema semplificato dei processi che avvengono nel sistema territorio durante il tempo.

Per questo motivo stiamo provando ad aprire lo spazio gratuitamente per diversi progetti territoriali, entrando in contatto con:

Questi progetti si basano sulla generazione di welfare comunitario a partire dall’interazione personale e dallo scambio di beni e servizi inutilizzati o sottoutilizzati. Non generano scambi economici, ma questo discorso merita di essere approfondito a parte (quando il bene è comune, chi paga?). Il nostro obiettivo, per ora, è quello di dare un luogo di aggregazione per questi progetti virtuosi, per farli crescere e per aumentare le possibilità che possano entrare in contatto fra di loro e generare nuove possibilità.

Mi piacerebbe concludere, come spesso accade, chiedendo la collaborazione di chi vorrà condividere altri progetti interessanti su Milano, per poterli studiare ed in caso invitarli a condividere la loro storia con noi e con gli altri.

A presto per nuovi aggiornamenti.

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Daniele Bucci
Design & Systems Diaries

I’m a systemic designer and a researcher in social innovation, working on sustainability, platform economy, network science, permaculture and more.