<Coding my life/>

Andrea Beber
TAG - Alta Formazione Professionale
5 min readMay 21, 2016

Chi sono?

Mi chiamo Andrea e sono uno studente dell’Alta Formazione Grafica di Trento del biennio 2014–2016. Anzi, no.
Mi chiamo Andrea, e sono una persona semplice, che ha la passione per il web. Ho praticato per molti anni Judo, amo la pallacanestro e sono un tifoso dell’Aquila Basket di Trento.
I miei genitori mi hanno sempre insegnato ad esser autonomo e per questo li ringrazierò sempre.
Tutto qui? No, avrei ancora molto da raccontare ma non voglio dilungarmi sul chi sono.

Cosa sta per succedere?

Tra un paio di mesi concluderò le lezioni e inizierò a pensare alla tesi.
Sono qui, seduto alla scrivania a scrivere un testo che forse in pochi leggeranno, ma l’idea è quella di raccontare la mia esperienza del percorso scolastico, dei miei viaggi passati e futuri, delle amicizie e di tutte le opportunità che questo corso ti mette a disposizione. Siamo sicuri che racconterò questo? Lascio a voi il dubbio.

L’inizio

La mia esperienza è diversa dalle altre, già dall’inizio. Sono uscito da un corso informatico e la grafica era un nuovo mondo, tutto da scoprire. Ammetto che all’inizio del corso mi sono trovato in difficoltà arrivando a prendere addirittura 1/30 su un esame grafico, non è una battuta, nemmeno uno scherzo, è la pura verità.
Ma il corso, i professori ma sopratutto i compagni di classe, o meglio i tuoi amici, ti aiutano, per migliorare le tue lacune.

Il tempo ti cambia

Poi, con il tempo, sono riuscito ad avere anche io una mia “identità”, a sapere pian piano utilizzare i vari programmi, arrivando a creare un mio prodotto. Ma non continuiamo a parlare di come sono le lezioni. Parliamo di due concetti che mi hanno spinto ad iscrivermi al corso TAG - Alta Formazione Grafica.

Il primo è la possibilità di praticare uno stage che dia l’opportunità di migliorare le proprie conoscenze in ambito grafico e non.
Il secondo è il verbo ‘viaggiare’, ebbene sì sono “entrato” in due nuovi stati, prima i Paesi Bassi poi la famosa America, meta che tutti sognano prima o poi. Sembra tutto rosa e fiori ma ho dovuto affrontare una paura che fin da piccolo temevo: volare. E fu così che presi una valigia nuova, bella grande per far contenta la mamma, e come tutte le mamme riuscì a transitare il proprio vestiario da un armadio di tre metri per tre in una valigia, che se è un metro per un metro e mezzo è già un miracolo. Poi non solo la valigia, ma quando lasci casa per una o due settimane sembra che tu stia partendo per non tornarci più, mille raccomandazioni, diecimila frasi del tipo “ricordati di chiamarmi”, “scrivimi”, “fai il bravo”, “mi mancherai”, “ricordati di prendere qualcosa per tuo fratello” e altre diecimila, meno cinque frasi, che ora non voglio raccontarvi, immaginatevelo.

Beh, queste due esperienze mi hanno cambiato in modo positivo. Ho migliorato la lingua inglese, ho conosciuto tanti modi per affrontare i problemi, risolverli, ed infine unendo tantissime idee riuscire a portare a termine un progetto reale. Queste sono alcune caratteristiche fra le tante, ma sono quelle che mi hanno impressionato di più.
Scusate ma devo fare una “piccola” parentesi sull’America. Tutti sappiamo che la cosa principale che una persona ama fare, dopo dormire, è mangiare, e mamma mia … se ho mangiato schifezze! tra hamburger extra large, pizze condite con le migliori salse, patatine e litri su litri di coca-cola, sono calato di un chilo.
Alla faccia dell’obesità.

Beh un sogno che volevo realizzare in America era quello di seguire dal vivo una partita di NBA, e ringrazierò sempre il mio gruppo di lavoro che, pur non avendo concluso il prodotto per l’esame del giorno seguente, mi ha dato l’ “OK”. Beh una meraviglia entrare al Boston TD Garden … mi sentivo come a casa.
Riassumendo tutto, sono state due esperienze che mi hanno cambiato sicuramente.

Tutto questo mi è servito realmente?

Beh è una domanda che solo ora, alla fine del corso posso pormi.
Sì, credo proprio di sì. Ho trovato la mia strada, ho creato nuovi contatti, sono cresciuto professionalmente e come “persona”. Soprattutto quest’ultimo aspetto è stato importante perché ti confronti con persone che pensano in modo diverso, nuove realtà di comunicazione ma comunque si affrontano diverse situazioni che possono renderti ancor più forte di quando hai iniziato.

Lato smielato, attenti al “diabete”

Quando si creano dei legami al di fuori della scuola sai che non si possono spezzare, che puoi far sempre affidamento su quelle persone. Ora vi chiederete ‘come mai tutto questo in due anni che sembrano così brevi ?’.
Brevi per niente.
Quando passi ogni giorno dalle 9 di mattina fino alle 19 di sera assieme ad alcune persone, capisci che ormai ti puoi fidare ciecamente anche perché poi non ci si “stacca” più, infatti ci si incontra la sera oppure il week-end. Tranquilli festeggiamo anche noi.

Quanto ho potuto metterci del mio?

Di mio, mio, mio, mio… Una domanda molto difficile a cui comunque non credo di saper rispondere al momento.
Solo le persone che mi sono state affianco, che hanno capito veramente chi sono e quali sono i miei sogni, possono commentare quello che veramente ho lasciato in loro.
Sarebbe carino che alla fine dell’anno, si scoprisse veramente cosa pensino di te le persone che hanno trascorso due anni insieme a te.

Come concludere?

Ho ancora molto da imparare e con il tempo sicuramente si migliorerà.
I miei obiettivi sono molto semplici e ben delineati: continuare nel mondo del web e delle app, cercando di approfondire e rimanere sempre aggiornato.
Voglio lasciarvi con una frase:

“Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”
Michael Jordan

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