Fare grafica o essere Grafica?

Lisa Esposito
TAG - Alta Formazione Professionale
3 min readJun 4, 2016

Mi chiamo Lisa, ho 32 anni e la passione per il mestiere di grafico, mi è nata sui banchi di scuola.
Lasciate che vi racconti il piccolo aneddoto che mi ha fatta diventare ciò che sono.

L’unica domanda che ti fanno quando frequenti la terza media è: “Allora hai deciso cosa farai da grande?”
E a questa domanda il mondo si spacca in due: ci sono quelli che hanno le idee chiare da far paura e quelli che non ne hanno proprio, di idee.
Bene, io facevo parte di questo secondo gruppo. Andavo a tagliarmi i capelli e vedevo l’entusiasmo della parrucchiera nello svolgere il proprio lavoro e tornavo a casa convinta di diventare parrucchiera; sentivo mia zia parlare della soddisfazione nello stare a contatto con gli anziani e per quella settimana volevo fare l’infermiera; andavo a trovare mio cugino, che all’epoca aveva pochi mesi, e la maestra diventava il mio sogno nel cassetto… E avanti così per tutto l’anno, fino a che non è stata ora di pre-iscrizioni.
C’è da dire che, durante tutto questo periodo di “riflessione profonda”, mia mamma si era fissata che dovevo fare la scuola di grafica (si sa che le mamme rompono, è la loro natura!!), ma nel periodo di pre-iscrizione avevo il pallino di diventare ragioniera e, seppur con poco entusiasmo, ha accettato di compilare le carte come volevo io.
Non ho più dovuto pensare a quello che avrei fatto da grande e nessuno me lo ha più chiesto ma, quando è stata ora di fare l’iscrizione, sono stata quasi costretta da mia mamma ad iscrivermi alla scuola di grafica.

Beh! La miglior non scelta che potessi fare! Non posso pensare di fare altro nella vita!
Adoro in maniera folle il mio lavoro: fare la grafica!

Queste mamme che alla fine hanno sempre ragione però, le devo ancora digerire…

Lavoro dunque in questo settore da 15 anni e molte cose sono cambiate e in parte migliorate da allora: dai programmi grafici come PageMaker o Quark XPress all’arrivo di Indesign; dallo sviluppo in pellicola, all’era del CTP con le lastre, alla messa diretta in macchina da stampa dal computer; dalla grafica tradizionale alla multimedialità.

Per questo motivo mi sono iscritta al corso di Alta Formazione Grafica di Trento: amare quello che si fa significa anche accettarne i cambiamenti ed essere disposti a cambiare e aggiornare noi stessi.
Conoscere i propri limiti e le proprie mancanze ritengo sia un buon punto di partenza per migliorare, imparare e arricchire quello che siamo per poter fare sempre meglio.

Il primo amore però non si scorda mai, e nonostante abbia imparato a fare video, foto, siti web, app, riviste digitali… La grafica tradizionale, quella su carta, rimane sempre la mia passione.

Mi sento un po’ come il piccolo principe (protagonista del libro di Antoine de Saint-Exupéry “Il Piccolo Principe”) che abbandona la sua rosa sul piccolo pianeta e va alla ricerca di amici migliori per poi, alla fine, rendersi conto che la sua rosa gli manca e che non c’è niente di più bello al mondo dell’affetto che prova per lei e torna a casa.
Io ho iniziato questo percorso perché la grafica non è più solo “carta stampata” e ho appreso tutto quello che potevo per migliorare e poter fare tutto ciò che il mercato richiede, ma datemi un libro da fare… E sono la grafica più felice del mondo!!

Quindi, in definitiva, faccio la grafica o sono una grafica?

La differenza è enorme secondo me. Fare una cosa è un dovere, una necessità, un qualcosa che si fa in funzione di qualcos’altro.
Essere, invece, significa non poterne fare a meno, perché è parte di te.

E io mi sento una grafica, sono una grafica. Non vedo un’altra via per essere me stessa.

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