NON È MAI TARDI PER RIMETTERSI IN GIOCO

Alessio Prudel
TAG - Alta Formazione Professionale
3 min readJun 11, 2016

Sono Alessio, classe 1977, ho 38 anni e non sono un docente della Alta Formazione, bensì uno studente un po’ fuori corso. La mia storia all’istituto Artigianelli inizia negli anni ’90. Era una scuola professionale a numero chiuso che dava una certa serenità a me e ai miei genitori, perché gli alunni erano costantemente seguiti ed educati (quasi sorvegliati!! cosa non da poco in adolescenza!!!) ma soprattutto perché garantiva un lavoro sicuro. Il settore tipografico era in costante crescita, molte erano le aziende in zona che necessitavano di manodopera. La retribuzione era nettamente al di sopra della media e solitamente come si cominciava in un posto di lavoro lo si lasciava al momento della pensione……

Ho quindi frequentato la scuola superiore diplomandomi nel ’94 come fotocompositore e il giorno dopo al diploma, pensate … ho trovato lavoro. Avevo fatto bingo!!! Credevo di avere fatto bingo…

Da ventidue anni lavoro in tipografia specificatamente nel reparto di legatoria. Ho cambiato diverse aziende e conosciuto diversi colleghi e imprenditori. Di lavoro inizialmente ce ne era per tutti e l’abilità dell’imprenditore era quella di organizzare al meglio le commesse. Il mercato era ricco e appetibile, sono nate delle aziende sempre più strutturate che hanno portato nuova concorrenza sul territorio. Col passare degli anni ho assistito poi ad una progressiva mutazione della richiesta e quindi della grafica, che da tradizionale è passata al digitale. Gli imprenditori più abili, per rimanere sul mercato, hanno dovuto quindi modernizzare le proprie aziende e investire in nuovi macchinari e nuove tecniche di grafica. Noi dipendenti in tutto ciò seguivamo le indicazioni del titolare e ci affidavamo alla sua abilità del dirigere l’azienda. Nel frattempo mi sono sposato e ho avuto tre figli.

E’ arrivata poi la crisi anche nel nostro settore. Compromessi per aggiudicarsi le commesse a volte anche a guadagno zero (se non sottocosto), seguito da periodi di cassa integrazione e, in alcuni casi, da licenziamenti e fallimenti. Una sorta di “pulizia”. Resistono i più forti o chi ha capito che per rimanere sul mercato bisogna investire nel futuro, nell’innovazione. Mi sono trovato a questo punto a riflettere sul mio futuro, a chiedermi se potevo fare qualcosa io per me stesso e per la mia famiglia, senza aspettare che decidessero gli altri per me. Penso che questa crisi mi abbia aperto gli occhi, e prima di trovarmi travolto dagli eventi ho deciso di farne nascere delle opportunità e mettere un bivio alla mia vita e prendere la strada in salita.

Quattro anni fa ho ricominciato a studiare. Due anni di serale per conseguire la maturità, una fatica pazzesca!!! Assieme al mio compagno di avventura ed amico, Massimo. Stessa situazione, stesse aspettative. Insieme abbiamo dato il via a questo cammino. Ci siamo messi in gioco, aiutati e sostenuti, perché in gruppo si trova la forza e il sostegno. Mio figlio Riccardo, che al tempo aveva tre anni, mi chiedeva perché io lavoravo e studiavo mentre la mamma lavorava soltanto. Gli rispondevo che purtroppo non avevo studiato abbastanza da piccolo. Sono stati molti i momenti di stanchezza e sconforto ma l’obiettivo era chiaro e le soddisfazioni iniziavano ad arrivare.

Finita la maturità mi sono reso conto che ancora non ero soddisfatto, e spinto perlopiù dall’obiettivo di definire la mia qualifica professionale mi sono dato un nuovo ambizioso obiettivo: il TAG. Un concentrato di innovazione, tecnologia, nozioni, comunicazione ed organizzazione. Un’opportunità di confronto con dei guru dell’informatica e della grafica. Con i giovani sempre più orientati a contenuti digitali e con i docenti di alti livelli che hanno cercato di illustrare i futuri scenari della grafica.

In questi due anni ho capito che non voglio più correre dietro all’innovazione, ma voglio poter portare innovazione nel mio mondo, quello tipografico!

Ce l’ho messa tutta, con tante difficoltà e un rammarico, quello di non essere riuscito a dare il giusto tempo e una partecipazione al 100%.

Oggi a mio figlio Riccardo risponderei che il papà lavora e studia perché nella vita non bisogna mai finire di studiare, ma bisogna continuare a cercare di…. “stare sul pezzo”!

--

--