La disbiosi intestinale

Elena Niccolai
takevitamina
Published in
3 min readDec 28, 2018

La disbiosi è una alterazione della composizione microbica intestinale che può inficiare lo stato di salute dell’intero organismo. Numerosi fattori ne sono responsabili (genetici, farmacologici, ambientali) ma, in un individuo sano, una condizione di disbiosi è da ricercarsi soprattutto in una alimentazione scorretta.

In condizioni normali, una dieta equilibrata e ricca di fibre vegetali mantiene in salute la nostra flora intestinale fornendogli i substrati necessari alla produzione di sostanze utili a proteggere l’intestino da patogeni, a fornire energia alle cellule epiteliali, a produrre vitamine e aminoacidi e a rafforzare le difese immunitarie. Al contrario, un’alimentazione ricca di prodotti di origine industriale, quindi ricca di zuccheri, carboidrati raffinati, grassi trans, additivi, conservanti, e povera di fibre, è causa di disbiosi che si manifesta in genere, con problemi e fastidi a livello gastrointestinale. I sintomi più frequenti sono: una cattiva digestione ripetuta nel tempo, gonfiori addominali ricorrenti con flatulenze, tensione e dolore, alitosi, abbassamento delle difese immunitarie, ricorrenti cistiti, micosi (ad esempio candidosi) e altre affezioni simili, disturbi del sonno, stanchezza e astenia. L’alterazione cronica della flora intestinale può avere conseguenze anche sistemiche, determinando disturbi di natura reumatica, insufficienze venose agli arti inferiori, sindrome emorroidarie, aterosclerosi, ipertensione, intolleranze e allergie di natura intestinale.

A seconda delle abitudini alimentari è possibile identificare tre tipi di disbiosi:

1) La disbiosi putrefattiva, che si ha quando lo squilibrio della flora è situato principalmente nel colon ed è provocato da una dieta povera in fibre ma anche da una ridotta acidità gastrica (uso di antiacidi e inibitori di pompa protonica). La sintomatologia caratteristica è rappresentata da alitosi, foruncolosi, stanchezza cronica, insonnia e cefalea.

2) La disbiosi fermentativa, causata da un’alimentazione ricca di zuccheri e carboidrati semplici (pane, pasta, pizza, dolciumi, ecc…) che provoca una proliferazione di microorganismi nell’intestino tenue e come sintomi iniziali determina gonfiore addominale con meteorismo, malessere generale, stipsi e/o diarrea.

3) La disbiosi da funghi, simile alla fermentativa, i cui sintomi sono provocati da un’alimentazione ricca in prodotti lievitati e zuccheri raffinati.

Trattandosi di un problema principalmente su base alimentare, una volta identificato, la principale misura terapeutica è rappresentata dalla dieta. Questa, oltre a puntare al ripristino delle corrette abitudini alimentari, può prevedere l’esclusione di cibi specifici che saranno reintrodotti successivamente (dieta ad esclusione). Nella maggior parte dei casi, il trattamento beneficia dell’integrazione con sostanze prebiotiche e probiotiche, in genere a base di fermenti lattici.

Visto il periodo, è utile ricordare che in vacanza, il caldo, un’idratazione non adeguata, lo scarso apporto di fibre, la sedentarietà spesso determinata dai lunghi viaggi in macchina, auto, treno o aereo, la modificazione dell’alimentazione e del tipo di cucina rispetto alle usuali abitudini, possono determinare condizioni di disbiosi acute o croniche.

Un esempio di disbiosi acuta, è quello della diarrea del viaggiatore, il disturbo più frequente in viaggio, che, secondo le statistiche, può colpire oltre 10 milioni di persone all’anno, soprattutto di viaggiatori che si spostano verso Paesi con standard igienico-sanitari inferiori rispetto a quello di provenienza. Si tratta di una malattia infettiva intestinale, causata da enteropatogeni, caratterizzata da diarrea acuta e sintomi quali dolore, crampi addominali, bruciore gastrico, nausea e vomito, febbre, mal di testa e generale sensazione di debolezza. Nel 90% dei casi la remissione è spontanea, avviene nell’arco di 2–3 giorni senza un trattamento farmacologico particolare. In alcuni casi, può necessitare di trattamento antibiotico e richiedere l’impiego di soluzioni reidratanti (a base di acqua e sali) per integrare i liquidi persi. Il ripristino delle funzioni intestinali e dell’eubiosi solitamente si giova della supplementazione con probiotici. Per ridurre il rischio di contrarre questa spiacevole malattia in vacanza, la migliore arma è la prevenzione: evitare il consumo di acqua del rubinetto, ghiaccio e latte non pastorizzato; evitare il consumo di carne e pesce crudo o poco cotto e di frutta e verdura cruda non sbucciata; non acquistare cibo e bevande da venditori ambulanti; e infine…partire per le vacanze muniti di una sana flora batterica intestinale!

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Elena Niccolai
takevitamina

Biologo Nutrizionista & PhD in Scienze Cliniche. Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze.