Siamo ciò che mangiamo: alla scoperta del microbiota.

Elena Niccolai
takevitamina

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Negli ultimi anni l’uomo è stato definito un “superorganismo”, al pari di comunità di insetti sociali dagli straordinari livelli di organizzazione.

Cosa significa questo?

Significa che l’uomo non va più inteso come un singolo individuo poiché il suo essere dipende dall’interazione del suo patrimonio genetico con il microbioma, il genoma collettivo dei microrganismi che colonizzano il suo corpo.

L’uomo vive, infatti, in associazione simbiontica con un’enormità di microrganismi (batteri, funghi, parassiti, virus) che risiedono in tessuti diversi e che costituiscono il così detto microbiota.

Il microbiota adulto è rappresentato da circa 100 bilioni di cellule microbiche, oltre 10 volte le cellule somatiche umane. L’ambiente più colonizzato è l’intestino, dove questo “organo invisibile”, un tempo chiamato “flora intestinale” può pesare circa 2 kg.

Si tratta di un ecosistema popolato da batteri anaerobi, ma anche virus, protozoi, archea e funghi, la cui composizione variegata è influenzata da fattori temporali e spaziali. Le divisioni batteriche (i phyla) dominanti sono due, i Bacteroidetes e i Firmicutes, che costituiscono più del 90% delle categorie presenti nell’intestino umano, e bensì esista un “core” di microrganismi rappresentativo dell’intestino umano, ogni persona ha una sua specifica “impronta digitale batterica”, un profilo di specie diverso da quello di altri individui.

Il microbiota si sviluppa nei primi giorni di vita quando l’intestino del neonato viene rapidamente colonizzato in funzione del tipo di parto, del contatto con la mamma, dell’alimentazione, al seno o artificiale. La sua composizione si stabilizzerà intorno ai 3 anni e sarà simile a quella degli adulti con cui il bambino vive e con cui condivide gli spazi e gli stili di vita. La sua composizione potrà evolvere durante il corso della vita per l’influenza di fattori ambientali, come pratiche igieniche, uso di antibiotici o cambiamenti nelle abitudini alimentari.

Un sano microbiota intestinale svolge funzioni essenziali per la salute: fin dai primi giorni di vita interagisce con il sistema immunitario, educandolo a riconoscere i microrganismi benefici da quelli nocivi; crea una sorta di barriera contro l’invasione di microrganismi indesiderati; metabolizza i nutrienti assunti con gli alimenti producendo vitamine e molecole necessarie allo svolgimento di funzioni fisiologiche rilevanti; detossifica l’organismo degradando sostanze estranee (xenobiotici).

Per questo una sua alterazione (disbiosi) può associarsi a svariati stati patologici, tra cui gli stati allergici, l’obesità, il diabete ma anche tumori e disturbi neurologici.

Il cibo che ingeriamo gioca un ruolo essenziale per il mantenimento della biodiversità e il corretto funzionamento del microbiota intestinale:

Illustrazione di Charis Tsevis

così la celebre frase “siamo ciò che mangiamo” trova fondamento. Già l’allattamento materno costituisce la scelta ideale per la formazione di un sano microbiota, in quanto il latte materno contiene più di 200 differenti oligosaccaridi che “nutrono” bifidobatteri e altre specie batteriche “benefiche”. Lo svezzamento e l’alimentazione successiva, che dovranno sostenere attività metaboliche complesse, deve prevedere sempre un’ampia varietà di frutta, verdura, cereali e legumi per ottenere un microbioma versatile, in grado di garantire l’assorbimento di substrati vari proteggendo l’intestino dalla crescita di germi patogeni.

La dieta più corretta per mantenere l’integrità del nostro “organo invisibile” è, quindi, quella mediterranea, caratterizzata da una bassa somministrazione di grassi saturi, un apporto proteico contenuto e un buon apporto di carboidrati complessi; ridotto, invece, dovrebbe essere il consumo di zuccheri semplici e farine raffinate che possono promuovere la crescita di batteri nocivi.

Se nel corso della vita, l’alimentazione non è sufficiente a mantenere l’integrità del microbiota, a causa ad esempio di terapie antibiotiche o stati patologici concomitanti, è possibile ricorrere all’uso di prebiotici e probiotici, integratori che possono apportare beneficio alla salute mediante la modulazione del microbiota.

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Elena Niccolai
takevitamina

Biologo Nutrizionista & PhD in Scienze Cliniche. Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze.