Sovrappeso e Obesità: il ruolo del microbiota.

Elena Niccolai
takevitamina

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L’obesità rappresenta un problema di salute pubblica dalle proporzioni pandemiche, responsabile di oltre 1 milione di morti l’anno e 12 milioni di anni di vita trascorsi in cattive condizioni di salute.

In Italia 1 persona su 3 è sovrappeso, ed 1 su 10 obesa.

La gravità dell’eccesso ponderale risiede nell’associazione con malattie metaboliche e sistemiche come l’insulino-resistenza, il diabete di tipo 2, la steatosi epatica, l’aterosclerosi, l’ipertensione e alcune forme tumorali. A causare l’obesità vi è, in genere, uno squilibrio del bilancio energetico prolungato nel tempo, che deriva da un aumento dell’entrata di calorie con l’alimentazione unito ad una diminuzione del consumo di energia con l’attività fisica. Inoltre, tratti ereditari possono contribuire al suo sviluppo, determinando differenze nell’accumulo e nel dispendio di energia.

Detto questo, fin da sempre, è noto come due individui, a parità di dieta, possano assimilare gli alimenti con un’efficienza diversa e avere, dunque, una composizione corporea differente.

A spiegare questo fenomeno è stato recentemente chiamato in causa il microbiota intestinale.

Il microbiota intestinale, la complessa e dinamica popolazione di microrganismi che abita il nostro intestino, svolge un ruolo chiave nell’assorbimento dei nutrienti, nell’accumulo di energia e nella regolazione di svariate vie metaboliche, potendo, quindi, influenzare il peso corporeo.

Studi condotti su modelli murini hanno dimostrato che il microbiota di topolini obesi promuove l’estrazione di calorie addizionali dalla dieta, favorendo l’acquisto di peso. Inoltre, trapiantando il microbiota intestinale di topi obesi o di topi magri in topi magri asettici, i topi che avevano ricevuto il microbiota dagli obesi erano capaci di estrarre più calorie dai cibi mostrando un accumulo di grasso significativamente maggiore rispetto ai topi che avevano ricevuto il microbiota dai topi magri.

Una serie di esperimenti sull’uomo ha confermato l’esistenza di un’alterazione nella composizione microbica intestinale associata all’obesità.

In particolare, nei soggetti obesi cambia il rapporto tra le due divisioni batteriche che dominano l’intestino umano, Firmicutes e Bacteroidetes, con una relativa abbondanza dei primi a discapito dei secondi, normalmente più abbondanti.

In sostanza, le differenze nell’estrazione di calorie da sostanze ingerite con il cibo possono essere largamente dipendenti dalla composizione del microbiota intestinale e, al contempo, la perdita di peso è in grado di ripristinare la normale composizione microbica intestinale, confermando il legame tra microbiota e obesità.

L’aspetto interessante di tale scoperta risiede nella possibilità di utilizzare la manipolazione del microbiota intestinale come strategia terapeutica per regolare il bilancio energetico in individui obesi, diabetici o con diagnosi di sindrome metabolica.

Vari studi hanno, infatti, dimostrato il beneficio della supplementazione con probiotici in interventi mirati alla perdita di peso; ad esempio, diete ipocaloriche associate al consumo di probiotici favoriscono una perdita di peso più consistente ed una riduzione del girovita e del grasso viscerale superiore, rispetto alla sola dieta. Inoltre, l’impiego di probiotici permette una perdita di peso più rapida nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica.

Infine, stando a studi preliminari, anche l’uso di prebiotici, come fructani (prebiotici ricavati dalla radice di cicoria) o arabinossilani (ottenuti dalla crusca) consentirebbero di ridurre la massa grassa e l’infiammazione, favorendo la colonizzazione di “batteri buoni” all’interno del microbiota, rafforzando così le difese intestinali.

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Elena Niccolai
takevitamina

Biologo Nutrizionista & PhD in Scienze Cliniche. Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze.