IL RUOLO DELLA DONNA NEL MONDO DEI MEDIA

Alice Garelli
Tangramag
Published in
3 min readMay 5, 2019
Daniela Collu

Giulia Blasi, Mussi Bollini, Daniela Collu, Astrid De Berardinis, Simona Ercolani e Raffaella Masoero ci raccontano cosa vuol dire essere donne all’interno di aziende televisive e nel modo del web.

Occorre un cambiamento sistemico all’interno delle aziende per poter realizzare un cambiamento culturale del paese; dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo e delle nostre capacità prima di poterne esigere il riconoscimento da parte di tutta la popolazione. Nel mondo dei media, il primo passo da effettuare è educare gli autori, i pubblicitari e i vertici a rispettare la parità dei sessi evitando di scadere in stereotipi anacronistici. Non è più accettabile, se mai lo è stato, veder passare in televisione pubblicità che recitano “se la lavatrice è il regalo dell’anno scorso, quest’anno a tua moglie regala un gioiello x”, non è più capibile che alcune trasmissioni si permettano di dire o invitare ospiti che parlano in maniera offensiva della donna e del suo ruolo sociale proferendo frasi come “da alcune statiche viene comprovato che l’uomo italiano è più propenso a sposare donne dell’est perché sono più docili” oppure “le donne dovrebbero star fuori dal mondo della politica perché sono più stupide ed incompetenti rispetto agli uomini”. Sono affermazioni che nessun programma televisivo può permettersi di mandare in onda.

Per questo motivo in molte aziende, come la Rai, viene redatto a fine anno il bilancio di genere per verificare qualitativamente e quantitativamente le differenze esistenti fra impiegati ed impiegate perché è importante che donne e uomini possano avere le medesime opportunità e le stesse possibilità di scelta. In Italia solo il 15% di donne, che lavorano all’interno delle aziende, ricoprono un ruolo di vertice; per la maggior parte sono segretarie, redattrici, assistenti, aiutanti… Questo dato deve farci ragionare perché come possiamo dire che in Italia esiste la parità di sesso nel mondo del lavoro se tutti i ruoli di responsabilità, al di fuori di quella genitoriale, per la maggior parte sono occupati da uomini?

Questo non vuol dire, però, che le donne vogliano fare gli stessi lavori dell’uomo, perché abbiamo una diversità biologica che crea delle differenze oggettive fra i due generi; ma differenza non vuol dire incapacità, per entrambi, di ricoprire i medesimi ruoli o essere intercambiabili tenendo conto delle caratteristiche specifiche di ognuno di noi.

Le donne non vogliono fare le stesse cose degli uomini, ma avere le medesime possibilità.

Questo cambiamento strutturale, però, comincia con il riconoscere le capacità della donna al di fuori della sfera estetica in cui spesso vengono inserite: non siamo solo bei corpi, belle tette e belle facce; ma siamo, anche, menti brillanti, corpi morbidi, sorrisi esagerati, caratteri energici e forti, cuori sensibili e passionali. Siamo tanto e possiamo essere tutto.

Cominciamo a giudicare maschi e femmine utilizzando lo stesso metro di valutazione e gli stessi criteri, perché nessuno parlerà mai, ad esempio, di Gerry Scotti come l’uomo grasso e pelato che però sa fare bene il suo lavoro, mentre quasi tutti in una donna prima guardano la taglia e poi forse anche le idee che porta.

Alice Garelli

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