IL SEGRETO CINESE

Maddalena Bertolino
Tangramag
Published in
2 min readDec 22, 2019

Documenti nascosti. Informazioni occultate. Realtà terribili tenute nascoste in ogni modo. Ma come si suol dire: ogni nodo prima o poi viene al pettine, o nel caso della Cina al piegaciglia.

La notizia dell’esistenza di campi di concentramento cinesi è emersa il mese scorso (novembre 2019) sul social Tiktok, dove una giovane attivista di nome Feroza Aziz ha pubblicato un breve video in cui, con il pretesto di insegnare come utilizzare il piegaciglia, ha invitato i visualizzatori a “posare il piegaciglia, prendere il cellulare e cercare cosa stia accadendo in Cina”.

Effettivamente la Cina, fino a quel momento è risultata piuttosto abile a non lasciar diffondere la conoscenza di questa disumana realtà nei paesi esteri, con un’inchiesta del quotidiano online Bitter Winter nel 2018(dove erano stati mostrati alcuni video a riguardo)

Sembra però che la violenza subita dagli ebrei durante la seconda guerra mondiale sia riproposta ora sulle minoranze musulmane che abitano la Cina: sta aumentando sempre di più la repressione dei movimenti indipendentisti e separatisti da parte del governo, poiché li ritiene pericolosi. Per questo sono stati costruiti veri e propri campi di detenzione in cui vengono rinchiusi gli Uiguri, per essere picchiati, usati come cavie per esperimenti, costretti ad oltrepassare i dogmi della propria religione, come mangiare carne di maiale, e a convertirsi. In caso contrario vengono uccisi. A giustificare tutto questo pensa il governo cinese, che li definisce semplicemente “centri di formazione professionale volontaria” che hanno l’obiettivo di prevenire il terrorismo.

D’altro canto esistono testimonianze come interviste in cui questi musulmani spiegano come vengano forzati al lavoro e privati della loro umanità; fotografie realizzate dal satellite che dimostrano la presenza di ben 465 campi di lavoro e sospette prigioni nello Xinjiang, dove sono internati probabilmente 3 milioni di cittadini, come ha dichiarato Shriver; documenti chiamati “China cables” su cui sono indicati i trattamenti e le procedure riservate agli internati.

L’ONU è già da tempo a conoscenza di tutto ciò, ma non è riuscita nel suo intento di porre termine all’olocausto, tanto meno nel divulgare l’informazione. È questo uno dei maggiori rimproveri che Aziz fa nel suo video: invita ciascuno di noi a prendere atto di ciò che sta accadendo e a reagire perché di fronte a realtà come questa, che rifiutano la dignità e l’uguaglianza degli uomini, non possiamo più rimanere indifferenti.

Maddalena Bertolino

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