LA CONSACRAZIONE DI UNA CAMPIONESSA

Alice Garelli
Tangramag
Published in
3 min readMar 9, 2020

Fiducia nei propri mezzi contro sicumera, modestia contro presunzione, impegno e dedizione contro incostanza e ricerca della notorietà, questa è l’atleta che sta appassionando in questi ultimi giorni anche i meno avvezzi agli sport invernali e in particolare a una disciplina insolita quanto completa come il biathlon.

Il fulmine a ciel sereno prende il nome di Dorothea Wierer, capace di aggiudicarsi ai Mondiali di biathlon di Anterselva, sua città natale, il duplice titolo di campionessa nell’inseguimento e campionessa nella gara individuale, impresa che l’ha consacrata nell’olimpo dello sport italiano. Questi due ori, che si aggiungono a quello già conquistato nella specialità della partenza in linea allo scorso Mondiale di Ostersund, oltre alle numerose vittorie in Coppa del Mondo, l’hanno proiettata in una nuova dimensione sportiva e mediatica, tanto da essere considerata la candidata principale per essere la portabandiera italiana ai prossimi Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022.

L’atleta delle Fiamme Gialle è uno personaggio atipico nel panorama sportivo italiano ed internazionale, che si distingue per grande serietà e professionalità, convertite con efficacia in prestazioni sportive di altissimo livello, ma soprattutto per la volontà di essere considerata per quello che è, senza diventare un personaggio da copertine costantemente sotto i riflettori. Nel 2015, infatti, aveva rifiutato di posare nuda per Playboy Russia e quindi di diventare necessariamente più conosciuta per qualcosa che esulava dalla sua vera e propria ‘mestiere’, a differenza di altre icone maschili e femminili dello sport italiano, le quali, in seguito al conseguimento di risultati sportivi degni di nota, si sono adeguate a ruoli di comprimariato in altri settori, quali i salotti e i reality televisivi, le pubblicità e i social network.

Per quanto concerne il risultato sportivo in sé, è più che mai doveroso sottolineare l’impatto che ha avuto a livello sociale e massmediatico: le maggiori testate giornalistiche e i più seguiti telegiornali nazionali (non solo in ambito sportivo) hanno finalmente lasciato spazio, seppure di fronte ad un’impresa epocale, a uno di quelli che vengono definiti comunemente “altri sport”. Il merito della trentina è stato quello di aver spodestato il calcio, almeno per qualche giorno, dal ruolo egemone che occupa per il resto dell’anno senza apparenti rivali, eccezion fatta per Ferrari e Valentino Rossi, di aver introdotto nei salotti italiani uno sport tradizionalmente definito secondario per seguito e praticanti, ed è stato più volte dimostrato nel corso della storia che alle imprese sportive sono spesso conseguiti un aumento di visibilità per la disciplina e un aumento di persone che, anche soltanto per pura curiosità, si affacciano alla sua pratica.

Personaggi come la Wierer sono linfa vitale per lo sport italiano, da preservare e celebrare, a differenza di troppe presunte ‘stelle’ che salgono alla ribalta in assenza di reali meriti che non risiedano nella bellezza interiore o nell’essere costantemente nell’occhio del ciclone, per scandali o bassezze di vario tipo. Occorre quindi auspicare che in futuro non siano essenziali questi exploit per catalizzare l’attenzione dei media, o anche solo per smuoverli dal rifugio sicuro rappresentato dal calcio in tutte le sue declinazioni, affinchè vengano premiati costanza e sacrifici di persone con i dovuti riconoscimenti e la meritata considerazione.

Grazie Dorothea, e che la tua marcia inarrestabile possa rimanere tale per molto tempo.

Davide Camoirano

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