LA QUARANTENA NON CI HA RESO MIGLIORI, ANZI.

Alice Garelli
Tangramag
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3 min readMay 11, 2020

Quante volte abbiamo pensato che questo periodo di reclusione ci avrebbe fatto bene? Quante volte abbiamo creduto che la quarantena ci avrebbe aiutato a vedere le cose in prospettiva? Quante volte ci siamo illusi che questi due mesi avrebbero davvero cambiato il nostro modo di vivere all’interno della società? Io ci ho creduto, sperato, pensato e poi ho realizzato che non sarebbe cambiato nulla, che in realtà gli egoismi della società moderna sarebbero rimasti gli stessi e che in fondo la paura avrebbe portato solo a maggior diffidenza, non a maggior umanità.

In fondo siamo la società che è corsa nei supermercati a fare razzia di farina, acqua e beni di prima necessità senza minimamente pensare che questo atteggiamento avrebbe privato altri di quei prodotti ritenuti indispensabili e per questo abbiamo assistito a scene assurde,quasi irreali, da film apocalittico di bassa qualità. In ogni paese ogni individuo ha pensato alla propria sopravvivenza, alla propria salvaguardia senza pensare al benessere collettivo; in ogni nazione l’egoismo umano è stato lo stesso a dimostrazione di quanto siamo simili. Questa crisi sanitaria non ci ha reso più uniti, ma ha creato un malumore comune che ci ha allontanato, ognuno di noi si è chiuso ancora di più nella propria bolla personale: perchè parliamoci chiaro, dopo le prime settimana di choc in cui cantavamo fuori dal balcone tutti i giorni e ci scambiavamo sorrisi con i vicini, tutto è tornato esattamente come prima (e posso dirvi che manco in quelle settimane nel mio quartiere si è sentito qualcuno cantare).

Tutto questo è dimostrato anche dall’atteggiamento che abbiamo nei confronti del sistema sanitario: prima quelli, che oggi chiamiamo “eroi”, li trattavamo come vermi se al pronto soccorso non si occupavano subito di noi, se ci facevano aspettare, se pretendevano di farci pagare un ticket o se semplicemente non erano a nostra più totale disposizione. Ancora oggi, nonostante gli applausi, sono molti i racconti di pazienti in terapia intensiva che non perdono occasione per insultare, denigrare ed esasperare le operatrici e gli operatori sanitari… Quindi questo rispetto quasi referenziale che si ha oggi verso i medici quanto durerà finita l’emergenza? Io purtroppo credo poco, perché dei piani alti ci si ricorda sempre, mentre di quelli che stanno alla base ci si dimentica in fretta; senza capire che senza un’équipe ben oliata il medico da solo sarebbe assolutamente inutile. I veri eroi di questa guerra sanitaria sono tutti gli operatori della croce rossa, i volontari, gli operatori socio sanitari, gli infermieri, le donne delle pulizie negli ospedali e tutti gli operatori sanitari che permettono ai medici di fare il proprio lavoro; loro sono il cuore pulsante di questa lotta al virus e troppo spesso sono proprio quelli che vengono dimenticati. Perché possiamo avere gli ospedali migliori, ma se nessuno guida le ambulanze i medici non potranno salvare proprio nessuno; in Italia abbiamo il quarto sistema sanitario nel mondo (dopo Hong Kong, Singapore e Spagna) ricordiamoci di chi lo rende tale.

La pandemia ci ha dimostrato come la sensibilità non si possa insegnare, è un sentimento innato che può aumentare o diminuire, ma non si impara ad essere sensibili ed empatici verso la società: o lo si è oppure no e sicuramente una crisi sanitaria mondiale non cambierà le cose. La disparità sociale non è nata con il virus, è solo aumentata e per questo chi non ci ha mai badato prima sicuramente non si trasformerà adesso in Maria Teresa di Calcutta.

Alice Garelli

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