La Vera Bellezza

Andrea Massardo
Tangramag
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4 min readOct 14, 2019

È bello ciò che piace agli occhi. Ecco la risposta di internet alla domanda “che cos’è la bellezza?”.

Più precisamente questo parolone dal suono duro viene attribuito a concetti, oggetti, animali o persone che suscitano in noi sensazioni piacevoli in seguito ad un paragone effettuato non necessariamente consciamente, con un canone di riferimento che può essere innato oppure acquisito per consuetudine sociale. Ma tralasciando le definizioni, è degno di nota come la bellezza sia del tutto soggettiva, in quanto dipende unicamente dai nostri sensi, che ci permettono di fare esperienza del mondo che ci circonda.

Su internet i primi link che appaiono se si cerca la parola bellezza riguardano la forma fisica: “come dimagrire per l’estate” o “come sgonfiare le occhiaie”; la prima immagine che compare è il volto di una ragazza giovane, bionda, con gli occhi azzurri: lo stereotipo di bellezza che domina il mondo occidentale. Ma proseguendo la ricerca, tra le immagini si trovano anche, dopo una serie di ragazze simili a quella descritta, uomini virili che ostentano addominali scolpiti alla perfezione, opere d’arte come la Primavera di Botticelli, e alcuni monument in di epoca classica (quelli tipici ateniesi, per intenderci).

Sono rimasta particolarmente colpita dalla quantità di foto tutte uguali, tutte barbie bionde, fisico perfetto, neanche un ciglio fuori posto: questo mi ha fatto riflettere sulla concezione di bellezza che domina la società odierna, o forse è proprio la società a dominare questo concetto.

Dal momento in cui abbiamo appena detto che la bellezza è qualcosa che viene percepito in modo diverso da persona a persona, trovo profondamente ingiusta tale generalizzazione: perché al primo posto ci deve proprio essere una donna bionda e non una con i capelli rossi e il volto ricoperto di lentiggini o un ragazzo con la così detta “pancetta”? Perché questi ultimi due sono considerati meno belli, e soprattutto perché l’ideale di bellezza al quale in un modo o nell’altro tutti noi cerchiamo di adeguarci è uno solo, quando il modo di vedere la realtà è qualcosa di assolutamente soggettivo?

Questo fenomeno non riguarda solo le persone, bensì anche l’arte: non per niente internet presenta fotografie di monumenti tra le risposte alla parola “bellezza”.

In passato l’arte era considerata bella solo se depurata dalle imperfezioni. Per lungo tempo si è presa come modello l’arte greca, e gli artisti hanno ricercato la sobrietà, l’equilibrio e la perfezione, eliminando i sentimenti e qualunque prospettiva potesse andare contro il canone. Questa forma d’arte rispecchia a pieno la realtà in cui gli artisti vivevano: un mondo caratterizzato da rigide divisioni sociali, con poca libertà e possibilità di espressione. E gli uomini di quei tempi accettavano tutto ciò: nessuno provava a disobbedire, nessuno provava a costruire un tempio diverso dall’Eretteo. Poi le cose sono cambiate, la mentalità dell’uomo si è evoluta, quest’ultimo ha iniziato a desiderare maggiore libertà: ecco allora che in un periodo di crisi, come il 1700, al neoclassicismo che “sublima la realtà nella bellezza dell’arte” (come sosteneva Winklemann) si è affiancato il preromanticismo e per tutto il secolo le due correnti sono coesistite. Per condannare la società, gli artisti hanno scelto una corrente piuttosto che l’altra sulla base della propria personalità, di ciò che più era conforme a loro; i primi (neoclassicisti) hanno scelto di rappresentare la bellezza tradizionale, purificando la realtà e ancora una volta accettando di sottostare ad un canone; gli altri (romantici) hanno rotto questo schema ed hanno dato libera espressione ai loro sentimenti, per lo più di disapprovazione nei confronti del mondo. In questo senso i romantici erano attivisti, andavano contro la consuetudine dell’accettazione, erano individualisti e non avevano paura di dimostrarlo.

Oggi stiamo ritornando sempre di più alla staticità a causa dell’influenza sociale che aumenta in modo esponenziale: la moda è forse la causa di tutto. Sono sempre meno le persone che mantengono vivo lo spirito critico, che squarciano la tela per vedere la meraviglia che sta dietro. Queste persone sono quelle che non si accontentano, che non si adeguano, ma soprattutto che non hanno paura di essere se stesse e mostrarsi così come sono agli altri. La società in cui viviamo ci illude di darci la libertà, ci lascia ammirare in segreto la forma d’arte che più preferiamo, ma di nascosto ci controlla: a quanti di noi lascia la possibilità di esporla all’esterno? L’opera d’arte rappresenta le nostre passioni e tutto ciò che consideriamo bello e dunque che ci fa stare bene; banalmente il modo di vestirsi: molti si adeguano alla moda proprio per la paura di emergere, mentre mimetizzandosi con la massa si sentono protetti. A pensarci bene questo rappresenta una limitazione grandissima alla tanto desiderata libertà, che poniamo noi stessi, perché uniformandoci non facciamo altro che conferire alla società sempre più potere di controllarci.

Maddalena Bertolino

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Andrea Massardo
Tangramag

Il destino ha due modi per distruggerci: negare i nostri desideri oppure realizzarli.