Le parole dei social

Maddalena Bertolino
Tangramag
Published in
2 min readJan 19, 2020

Di commenti pesanti sull’influenza che i social media hanno sulla società odierna ce ne sono molti, forse anche troppi: chi sostiene che siano unicamente una perdita di tempo, gli hater che li usano per sfogare la propria ira, chi condanna il lavoro di youtuber, tik toker o quant’altro.

Anche la scuola non contribuisce a trasmetterne una visione più positiva: la maggior parte degli insegnanti sembra volerci spingere ad abbandonare le piattaforme più in voga per i loro pericoli e la loro inutilità.

Tutto questo è sicuramente vero, in quanto esporsi pubblicamente, seppur da dietro uno schermo, comporta inevitabilmente un confronto diretto con un gran numero di persone, che possono, anche se non ci conoscono, esprimere il proprio parere, giudicarci, sfruttare la nostra immagine in modo inappropriato. Ma in fondo siamo noi stessi a dare il consenso a queste persone, mettendo in rete il contenuto stesso: per questo è giusto esserne consapevoli e prenderci la riservatezza che riteniamo opportuna.

D’altro canto, proprio per poterci ritenere pienamente consapevoli, occorre considerare tutti i loro impieghi, non soltanto quelli negativi e non soltanto quelli dei giovani. È superfluo ribadire l’enorme influenza che hanno sulla società: è questo stesso un requisito per poter ritenere un determinato social un mass media, che si rivolge cioè ad un pubblico sempre più ampio; ed è proprio questo il motivo che spinge molte personalità, anche di spicco, a sfruttarli per interagire in modo diretto e immediato con i propri follower.

L’esempio più evidente è Trump: in questi giorni si sta discutendo se ritenere il suo ultimo post su Twitter una vera e propria dichiarazione di guerra all’Iran o meno. Ha infatti cercato, attraverso il suo messaggio, di oltrepassare il Congresso, al quale spetterebbe regolarmente la facoltà di dichiarare stato di guerra.

Anche per cercare di migliorare la situazione catastrofica in Australia sono stati impiegati i social: tutti sappiamo che ormai da settimane incendi indomabili stanno divampando in zone sempre più ampie, e i politici australiani hanno dichiarato di non avere intenzione di modificare la politica climatica del Paese.

Nel tentativo di aiutare gli australiani, non soltanto sui social sono state condivise informazioni a riguardo, bensì molti utenti, sfruttando il grande numero di seguaci, hanno dato la possibilità di contribuire con piccole donazioni di denaro semplicemente cliccando su una delle loro storie instagram.

Quando poi si assiste ad una semplice ragazza, tik toker, che filma un tutorial per informare altri adolescenti delle stragi che avvengono nei campi di concentramento in Cina (la ragazza in questione è Feroza Aziz) allora si può sostenere che qualche aspetto positivo anche i social lo possiedano, e che probabilmente anche qualche appartenete alla generazione Z sappia farne un utilizzo corretto, anzi: li sappia trasformare in strumenti veramente utili!

Maddalena Bertolino

--

--