No spoiler

Tangram
Tangramag
Published in
3 min readOct 7, 2018

Ogni mattina sullo smartphone, quando sorge l’internet, un cinefilo si sveglia e sa che dovrà (s)correre più dello spoiler o morirà di frustrazione. Così pensavo fino al proliferare della smania incontrollabile per l’anticipazione della notizia. Vogliamo sapere tutto e subito, per poi poggiare le nostre chiappe consumate sulle poltrone del multisala (per chi ancora ci va), pavoneggiandoci di aver schivato abilmente l’ormai defunto colpo di scena. Considerate le premesse, viene da chiedersi che senso abbia utilizzare ancora il proprio tempo per gustare un prodotto cinematografico, se non per ammirarne i pluripremiati effetti speciali, esaltarne l’eccellente fotografia pronta ad arraffare l’ennesima statuetta, o per farne semplicemente uno sfondo da modificare nella prossima instagram story.

Una tendenza in evoluzione negli ultimi anni, largamente incentivata dall’utilizzo smodato dei social network, e dunque dall’interazione costante tra pubblico e star system hollywoodiano (e non). Sì, perché in questo sconfinato oceano di decadenza consumistica post-contemporanea non nuotiamo solo noi, folla adorante disposta a tutto pur di ottenere un retweet che valga almeno uno screenshot, ma anche e soprattutto i registi, gli attori e i produttori, pronti ad attaccare alla loro lenza uno spoiler, una soffiata, un’indiscrezione sul loro prossimo film in uscita. E mentre una volta ci si girava dall’altra parte, oggi si tendono le orecchie per carpire quante più informazioni possibili sul blockbuster di turno, per rimanere al pari degli ultimi aggiornamenti e per evitare di arrivare impreparati in sala. Ma cosa si intende esattamente con “impreparati”?

Io non ho mai voluto arrivare preparato alla proiezione di un film, conoscendone a priori il 90% dello sviluppo, finale compreso. Per me non ha senso, e mi piace pensare di non essere rimasto indietro in tal senso. Oggi l’importante è che se ne parli il più possibile, senza tregua.

Un esempio calzante della moda in questione sono i kolossal sui supereroi. Quando andiamo sull’home page di Google, non v’è giorno in cui non si legga uno spoiler o presunto tale di questo o quell’attore. Penso ai casi più eclatanti di Mark Ruffalo (Hulk) e Tom Holland (Spider Man) che durante le interviste riguardo ad “Avengers 4” si sono fatti sfuggire “involontariamente” (ma sì, crediamoci) almeno dieci spoiler, con tanto di confisca del copione da parte dei produttori. Come non citare poi quei due geni del male dei fratelli Russo (i registi) che hanno postato diverse volte sul loro profilo instagram titoli fake per il film, per non contare le numerose anticipazioni su questo o quel personaggio, se è morto definitivamente o se resuscita, quante volte va in bagno durante le riprese o se si cambia le mutande prima di mettere il costume. Esticazzi.

Siamo talmente annoiati da rimanere in trepidante attesa per un anno e mezzo a controllare quotidianamente i social, crogiolandoci nell’illusione di ammazzare il tempo, per poi uscire dalla sala insoddisfatti della nostra soddisfazione momentanea.

Un modus operandi ossessivo compulsivo che ricomincia ciclicamente il giorno dopo, in apprensione per il prossimo film da spoilerare.

Giorgio Rolfi

--

--