Blondie
Tangramag
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5 min readMay 4, 2019

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ROAD TO TOKYO 2020

In foto Z.Filicic, S.Tempesta,G.Blengini e A.Fontana

Giulia Zonca oggi, al Festival della TV e dei nuovi media a Dogliani ha presentato la prossima olimpiade che si terrà nel 2020. Cosa significa partecipare a una Olimpiade? E magari vincere una medaglia d’oro? Alcuni tra i grandi atleti azzurri, Arianna Fontana e Stefano Tempesti raccontano le loro sfide, le loro emozioni e i loro successi a cinque cerchi. E per Eurosport, broadcaster ufficiale delle prossime tre Olimpiadi, la sfida di portare nelle case degli italiani un’esperienza mai vista prima.

G.Z:“Come si aspetta un evento che arriva ogni quattro anni? Come resta solo un appuntamento e non un’ossessione?”

A.Fontana:”Non è facile, ci sono di mezzo coppe del mondo, gli europei. Resta il pallino, che ogni tanto ti torna in mente. Io prima della stagione mi prefisso sempre un obiettivo, vado avanti step by step.”

G.Z.:”Fai le olimpiadi da Torino 2006, sei stata portabandiera, ci puoi descrivere un brivido olimpico?”

A.F.:”Dopo che ho vinto i 500m e ho abbracciato i miei genitori. Loro sono stati i miei primi sponsor, quelli che hanno pagato l’attrezzatura e che mi hanno aperto la strada verso quello che faccio oggi.”

G.Z:”Come le vivete voi le olimpiadi?”

L. Stacul :”Non finisce un’olimpiade invernale ed è già iniziata l’estiva. Solo per dire, a Tokyo ora stanno mettendo dei cavi che ci serviranno per l’olimpiade del prossimo anno.”

G.Z.:”Hai raccontato l’olimpiade di A. Fontana, ricordi il suo oro?”

L. Stacul:” La redazione fibrillava, ma voleva avere una conferma del suo oro. Dovevano raccontare tutto nei dettagli per poterlo esporre anche a livello internazionale.”

G.Z.:”Per te che dirigi una rete sportiva, come ti rivolgi agli atleti?Li carichi?”

L. Stacul:”E’ giusto essere passionali, ma anche professionali.”

G.Z.:”Nella pallanuoto sei sempre quello che tiene l’equilibrio e la calma. Come si fa?”

S.Tempesti:”Il mio ruolo, quello del portiere, è visto come strano. So di essere stato comunque un punto di riferimento. L’olimpiade è un’ossessione, i mondiali e gli europei sono svolti in funzione di quell’appuntamento. Il capitano deve fare il punto dell’equilibrio, far capire che si sta facendo uno sport e che a prescindere dalla medaglia ci si deve divertire. Siamo in tredici e ogni quattro anni l’ossessione deve essere positiva e in equilibrio. Molti atleti non sono riusciti a vincere perché la vivevano male. Bisogna sapere che il contorno conta fino ad un certo punto.”

G.Z.:”Road to Tokyo per te cosa vuol dire?”

S.Tempesti:”Voler lasciare il segno. Quest’anno ho 41 anni, quando ero a Rio ne avevo 37 e credevo già di essere alla fine. Quando arrivi alla metà di un percorso simile vuoi lasciare il segno e soprattutto dopo sei olimpiadi lo vuoi lasciare dove nessuno l’ha lasciato prima.”

G.Z.:”Ma le Olimpiadi creano dipendenza?”

S.Tempesti:”Ciò che ti da un olimpiade non lo trovi nella vita quotidiana. Io cerco di rendere orgogliose le persone che sono attorno a me. Abbiamo portato la pallanuoto a grandi livelli, è qualcosa che va oltre.”

G.Z.:”Qual è una tua foto olimpica?”

S.Tempesti:”Sono tante, un esempio è Rio quando abbiamo vinto il bronzo. Due mesi prima ho avuto un grave problema all’occhio, ero partito già sconfitto e quel bronzo per me è stato una vittoria. Dovessi ricordare un altro grande momento, dedicherei a mia figlia che allora non era ancora nata, la medaglia argento vinta a Londra.

G.Z.:”Per te è stata la strada più impegnativa?”

G.Blengini:”Per noi nella pallanuoto la squadra è più importante del torneo stesso. Per una squadra europea è difficile arrivare alle Olimpiadi, visto che in Europa siamo 8 squadre. Quando lo fai non vuoi più smettere. Essere ossessivi nel cercare di migliorare in ogni aspetto tecnico per qualificarsi deve essere ricercato. Non è funzionale cercare la medaglia. L’oro alla nazionale italiana di pallavolo manca ad esempio.

G.Z.:”Cosa vi ha lasciato il mondiale?”

G. Blengini:”Dopo Rio e l’argento, c’è stata un onda che ci ha portati ai mondiali in casa. Prima dei mondiale c’è la pressione che è bella perché significa che si sta facendo qualcosa di interessante.

G.Z:”Che immagine ti sei portato via da Rio?”

G.Blengini:”I ragazzi sul podio che piangevano. Alla fine di un percorso così intenso, vederli tutti e dodici che piangevano è stato l’idea di quanto abbiano messo. E’ una gratificazione per l’allenatore.”

G.Z.”Quel mix tra emozione e professionalità a questo come ci si trattiene? C’è un segnale per questo?”

M.Ambesi:” In una giornata sono arrivate due vittorie, prima che arrivassero ricordavamo quelle dei 3 anni precedenti che erano nelle stesse condizioni e che avevano visto gli stessi risultati. In quella gara l’atleta era staccato, era undicesimo. Ad un certo punto gli altri i gara hanno iniziato a fare errori e lui è arrivato primo. Noi non riuscivamo più a trattenerci, siamo impazziti. Questi sono momenti indescrivibili.”

G.Z.:”C’è il fatto che alla prossima Olimpiade ci sarete voi a commentarla, come si fa a mantenere la continuità prima che inizi?”

D.Puppo:”Io non avevo mai commentato un oro. Non pensavo di commentarlo. Mi sono detto di restare composto, ma in quelle situazioni scateno. Nel commentare le gare noi abbiamo sempre una missione di coinvolgimento.”

G.Z.:”Per quanto riguarda la sportività chiediamo a Zoran Filicic”

Z.Filicic:”Non sono come Sergio Tavcar che diceva tutto quello che voleva. Lui lavorava per un canale jugoslavo trasmesso in italiano e dalla redazione non capivano niente e quindi diceva tutto ciò che voleva.

La pallanuoto in finale era stato difficile. A Londra nella finale Italia-Croazia tutti mi chiedevano per chi avrei tifato, dato che io sono croato, ma cittadino italiano. Lo sport è fatto di vittorie, sconfitte e sofferenze. Quando puoi raccontare cose grandi come le storie sportive è il massimo. Importante è avere sempre energia positiva e non perdere la concentrazione.”

G.Z.:”Come agiscono i media con voi?”

G.Blengini:”Non è giusto perdere l’energia, i media fanno parte del nostro contesto.”

G.Z.:”Come atleta dai delle regole?”

G.Blengini:”Uso sempre il buonsenso. Il ruolo dell’allenatore è di riposizionarsi sempre. Hai delle sensazioni, una professionalità che è necessaria sempre.”

G.Z.:”Arianna e Stefano, durante le gare utilizzate il telefono? Avete mai ricevuto commenti inopportuni?”

A.Fontana:”In questi casi ci sono io, nessun 3G o WIFI. Ho solo rapporti con la squadra e l’allenatore. Quando riaccendo internet vengo intasata dai messaggi ed è bello saper di aver lasciato un segno. Ho ricevuto commenti da persone che hanno richieste strane e per quanto riguarda i commenti negativi li leggo, ne prendo atto, ma tanto la persona che che mi scrive commenta in riferimento solo ad una minima parte che vede di me, come persona non mi conosce.”

S.Tempesta:”Io sono social al minimo, ricordo quando siamo stati a Rio e io non avevo ancora un profilo Instagram. Dai messaggi delle persone devi saper scindere dal commento positivo la cattiveria. Per quanto riguarda le gare io avuto grandissimi allenatori, l’unica differenza è che tutti sanno studiare, ma il difficile è quello di sapersi reinventare ogni giorno.

Anna Sobrero

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