Banche dati di interesse nazionale: quanto ci serviranno i numeri civici per la ripresa!

Sergio Farruggia
tantotanto
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6 min readJun 3, 2020

La pandemìa Conv-19 ci ha fulmineamente trasferito in un mondo sospeso, evocativo di tragedie: di fatto, tante persone e collettività hanno vissuto drammi e per questa sventura ancora si sta soffrendo. Stiamo giocoforza assumendo consapevolezza di nostre inaspettate virtù e nostri limiti -di nuovo- sia come individui, sia come comunità.

L’idea di questo post si è inserita nel filone delle esperienze positive -nonostante tutto- di questo tempo, come questo risultato: pareva legalmente e amministrativamente impraticabile svolgere le riunioni e le assemblee di organismi istituzionali per via telematica. Quanti ostacoli, solo pochi mesi fa. Poi, puff! Tutti superati in un mese.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Una base di dati di interesse nazionale -leggiamo dal Codice dell’Amministrazione Digitale, CAD (art. 60) — è: “L’insieme delle informazioni raccolte e gestite digitalmente dalle pubbliche amministrazioni, omogenee per tipologia e contenuto e la cui conoscenza è rilevante per lo svolgimento delle funzioni istituzionali delle altre pubbliche amministrazioni, anche solo per fini statistici, nel rispetto delle competenze e delle normative vigenti”.

Già il CAD ne indica alcune, come il Repertorio nazionale dei dati territoriali, RNDT, l’Anagrafe nazionale della popolazione residente, il Casellario giudiziario e il Registro delle Imprese. Altre sono state aggiunte a seguito di altri provvedimenti legislativi. Questo insieme di banche dati viene continuamente ampliato dall’AgID: una lista aggiornata è disponibile qui.

Con la transizione dalla società industriale a quella -della nostra epoca- informazionale, i dati devono stare al centro dell’azione pubblica, anche in quanto valore per l’economia. Molte delle basi di dati di interesse nazionale catalogati da AgID rientrano anche tra le categorie tematiche di serie di dati di elevato valore stabilite dalla Direttiva (UE) 2019/1024 del 20 giugno 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico — Direttiva “Public Sector Information”. Sono classificate di elevato valore, ad esempio, basi di dati geospaziali, i database statistici, quelli relativi alle imprese e alla proprietà delle imprese e, ancora, alla mobilità.

Quindi, la Pubblica Amministrazione riveste per l’intera società un ruolo di catalizzatrice rispetto al tema “dati”. Questi ormai devono essere intesi come “materia prima” essenziale per il funzionamento dell’economia, e occorre che il nostro Paese si doti di una infrastruttura ad essi dedicata, così come in passato si è munito di una rete di trasporto e di telecomunicazione.

Tra le basi di dati geografici di elevato valore è risaputo che ha un notevole potenziale di riuso la banca dati degli indirizzi o, più formalmente, degli stradari comunali.

Qual è lo stato di questa importante banca dati in Italia?

Con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 maggio 2016 “Censimento della popolazione e archivio nazionale dei numeri civici e delle strade urbane” è stato istituito l’Archivio Nazionale dei Numeri Civici e delle strade urbane, ANNCSU. Lo stesso DPCM ne ha assegnato la realizzazione all’ISTAT e all’Agenzia delle Entrate, mentre il suo aggiornamento è di competenza dei Comuni che, per assolvere questo compito, si possono avvalere della Regione quale intermediario infrastrutturale tra il livello centrale e locale “previa sottoscrizione di specifici accordi di servizio tra Regione, ISTAT, Agenzia delle Entrate e Comuni” (art. 4).

Dal 2016 ad oggi sono trascorsi 4 anni, ma questo Archivio non è ancora disponibile (provare qui).

Ovviamente vi sono state, a più riprese, richieste di notizie su questo importante archivio digitale, come si può constatare, per esempio, consultando lo Spazio di discussione sui servizi pubblici digitali, tramite la ricerca dell’acronimo “ANNCSU”.

Ne scriviamo oggi perché dell’ANNCSU si occupa il recentissimo Piano d’investimenti per lo sviluppo sostenibile delle città elaborato dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, ASviS, e presentato lo scorso 28 maggio. Il documento dell’Alleanza “propone un programma da oltre 200 miliardi in 10 anni su ambiente, mobilità, trasformazione digitale, sanità e lotta alla povertà, elaborato da un gruppo di esperti”, tra cui anche di Stati Generali dell’Innovazione.

Nel raccomandare che “occorre completare nel più breve tempo possibile tutte le piattaforme centrali e locali previste dal Piano triennale per l’informatica della pubblica amministrazione 2019–2021 al fine di renderle interoperabili per l’accesso e lo scambio dei dati” (pag. 18), ASviS ricorda esplicitamente, tra gli altri, l’ANNCSU.

Il Piano ASviS, per esigenze di sintesi, si limita ad enfatizzare che gli interventi sollecitati “possono finalmente consentire lo switch off dei servizi di sportello della PA in favore della modalità digitale
anche attraverso l’utilizzo dell’applicazione IO”. Ma l’Archivio nazionale degli Stradari, lo ribadiamo, ha un potenziale di riuso affatto strategico e amplificabile (Google insegna), tale da contribuire concretamente a quell’uscita dalla crisi “rimbalzando in avanti”, auspicata dagli estensori del Piano ASviS, motivo che ne ha ispirato l’elaborazione.

Ecco perché ne scriviamo: vorremmo che grazie a questo autorevole richiamo e con nuova consapevolezza acquisita a seguito delle lezioni apprese in questi ultimi mesi, si avverasse un altro… puff! La pubblicazione dell’ANNCSU:

§ superando un parere del Garante per la protezione dei dati personali previsto da un normatore, forse eccessivamente prudente (per uno stradario?!?!);

§ creando tra ISTAT, l’Agenzia delle Entrate, i Comuni e tutti i portatori d’interesse -ad iniziare da ASviS- un forte legame e un impegno coeso volto a completare rapidamente la georeferenziazione dei numeri civici, l’integrazione con i CAP (Codici di Avviamento Postale) e altre features adeguate per fare quel “balzo in avanti” cui ambiamo;

§ facendo sentire fieri tutti gli attori che contribuiranno a raggiungere questo obiettivo, ma sempre con umiltà, quindi avendo atteggiamenti inclusivi, di apertura verso nuove idee e di curiosità per le soluzioni sviluppate da altri Paesi leader su questa tematica.

L’appartenenza ad una categoria di dati di elevato valore, secondo la Direttiva “Public Sector Information”, attesta l’ANNCSU come Bene Comune, qualità che prospetta -aderendo al paradigma dell’Open Government- la sperimentazione di modelli di produzione e di governance dei dati fortemente votati alla collaborazione e alla condivisione.

Si possono considerare soluzioni adottate da altri Paesi orientate in questa cornice (ad esempio: GB, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Danimarca ed Estonia). È molto apprezzata in ambito internazionale, ad esempio, la Base Adresse Nationale (BAN), progetto iniziato nel 2015 dall’Istituto Nazionale per l’Informazione Geografica e Forestale, IGN, il Gruppo “La Poste”, l’Associazione OpenStreetMap France, il Dipartimento Etalab e con il supporto dell’Amministratore Generale dei Dati, AGD[1]. Cogestita attualmente anche insieme all’Autorità per la Regolazione delle Comunicazioni elettroniche, Poste e della distribuzione della Stampa, ARCEP, all’Istituto di Statistica e Studi Economici, INSEE, e alla Direzione Generale delle Finanze Pubbliche, DGFIP.

BAN è il riferimento per tutti gli indirizzi nel territorio francese: contiene la posizione geografica di oltre 25 milioni di indirizzi. Completano questo progetto altri servizi come, ad esempio, un’API di geocodifica liberamente accessibile. Il volume di utilizzo di questi strumenti dimostra la loro pertinenza e utilità: nel 2017, l’API di geocodifica della BAN ha registrato un forte aumento del suo pubblico con oltre un miliardo di richieste e 11,8 milioni di visitatori unici nei primi dieci mesi dell’anno contro 443 milioni di richieste e 5,5 milioni di visitatori unici nel 2016.

Questo archivio è originale e unico non solo per il suo contenuto -che lo rende ad oggi il database più completo per quanto riguarda gli indirizzi in Francia- ma anche per la sua governance inedita, perseguita da una compagine che riunisce amministrazioni, società pubbliche e collaboratori della società civile.

Si prendano ispirazioni da questo progetto francese, come da progetti di altre nazioni. Il nostro Paese possiede tutte le conoscenze e tecnologie che servono; certamente non mancheranno idee; si adotti una governance inclusiva — a proposito, perché non approcciare anche un dialogo con i giganti della geolocalizzazione multinazionali?

Il successo dell’ANNCSU dopo il CONV-19 è assolutamente a portata di mano in tempi brevi.

[1] Riferimenti al progetto DAB sono tratti dal “Rapport au Premier Ministre sur la Donnée dans les Administrations”, 2016–2017 e dal Rapporto Etalab 2019.

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