Proviamo a seguire la strategia geospaziale del Regno Unito

Sergio Farruggia
tantotanto
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4 min readFeb 13, 2019

Ricordandoci che nella classifica del Countries Geospatial Readiness Index 2018, il Regno Unito si è posizionato al secondo posto (e l’Italia 18a su 50 Stati)

L’ultimo post di TANTO, ha generato una discreta, anche divertente onda di reazione sui social, vuoi perché titoli che citano player ICT globali richiamano facilmente l’attenzione, sarà per la burla orchestrata ai danni dei lettori impazienti.

Per chi se lo fosse perso, Il suo contenuto è la traduzione della recensione pubblicata su Geospatial World lo scorso 21 novembre riguardante due documenti rilasciati dall’Open Data Institute, ODI, precisamente: il rapporto “The UK’s geospatial data infrastructure: challenges and opportunities” e il contributo inviato dall’Istituto in risposta all’invito della Commissione Geospaziale nazionale a presentare proposte con riferimento alla formulazione di una strategia geospaziale, il cui rilascio è previsto nel 2019.

Non saprei dire quanti in Italia conoscessero già tale materiale, né quanti lettori siano stati incuriositi e stimolati a conoscere più in dettaglio le riflessioni, i richiami a studi e analisi, i riferimenti a progetti e prospettive, le raccomandazioni e le conclusioni ivi formulate.

Entrambi i documenti si prefiggono di richiamare l’attenzione della classe dirigente britannica circa il valore posseduto dai dati geospaziali, come opportunità per accrescere il benessere del proprio Paese.

Tuttavia, i prodotti e servizi geospaziali hanno un impatto sistemico nei riguardi dell’economia, dell’ambiente e della società: in termini sintetici, la geo-ICT è un asset per lo sviluppo sostenibile; quindi lo stesso materiale ha una valenza ben più generale, di sicuro interesse per tutti i soggetti che si sono mobilitati per realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, previsti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile approvata dall’ONU nel 2015.

Forse non tutti sanno che…

Google, ha commissionato nel 2017 un nuovo studio sull’impatto economico dei Servizi Geospaziali (disponibile qui). Ricordiamo che in un precedente rapporto predisposto nel 2013, sempre per la company di Mountain View, si affermava che a livello globale i profitti generati dai servizi geospaziali erano stimati in un intervallo compreso tra 150 e 270 miliardi di dollari all’anno. Lo stesso dato aggiornato al 2017 (riferito al 2016) risulta essere di circa 400 miliardi di dollari, per anno[1]. Questo rapporto ci offre una mole di dati preziosa non solo rispetto al business, ma anche nei riguardi dei benefici per gli utenti e per la società tutta, indotti dalla diffusione dei servizi geospaziali.

Ad esempio nello schema che riportiamo qui di seguito, sono sintetizzati i risultati ottenuti per il nostro Continente.

Forse non tutti sanno che…

Il Governo britannico ha stimato che massimizzando il valore dei dati relativi alla localizzazione si potrebbero generare tra i 6 e gli 11 miliardi di GBP (circa 8–14 miliardi di US $) ogni anno, avendo considerato cinque settori: vendite & marketing; immobili e terreni; infrastrutture e costruzioni; mobilità; risorse naturali.

Queste stime sono riportate nel rapporto governativo “An Initial Analysis of the Potential Geospatial Economic Opportunity” pubblicato nell’agosto 2018.

Come mai il Governo del Regno Unito ha sentito la necessità di svolgere questa indagine? La risposta la si trova scorrendo le prime pagine di questo rapporto. Vi si legge che essa è la risposta ad un preciso impegno contenuto nel Programma di Governo proposto dal Partito Conservatore in occasione delle elezioni generali del giugno 2017. Impegno riferito a un uso migliore dei dati territoriali per: ​“Digitise the planning process and help create the most comprehensive digital map of Britain to date. In doing so, it will support a vibrant and innovative digital economy, ranging from innovative tools to help people and developers build to virtual mapping of Britain for use in video games and virtual reality.”

In riscontro a tale promessa elettorale, nel novembre dello stesso anno il Primo Ministro ha affidato ad un gruppo di lavoro inter-dipartimentale –la sopra citata nuova Commissione Geospaziale (v. comunicato)- una rapida valutazione delle opportunità e delle diverse opzioni individuabili per perseguire tale impegno.

Mi sento di consigliare vivamente la consultazione di questo primo rapporto governativo: sono circa 15 pagine in cui è illustrata l’analisi iniziale di alto livello alla base delle stime economiche riportate sopra e che hanno fornito un contribuito alla decisione del governo di costituire tale commissione e di assegnargli una dotazione economica di 4 milioni di GBP per i prossimi due anni. In particolare, esso è arricchito con la descrizione di 21 iniziative concrete, ormai operative, sulle quali la commissione deve svolgere un ruolo di promozione, supporto e coordinamento nell’ambito di un unico programma. Credo aiuti a inquadrare meglio le proposte e le raccomandazioni formulate dall’Open Data Institute.

E se alle elezioni governative del 2017 avesse vinto il Labour Party? Ma questa è un’altra storia.

[1] Stima prossima a quella (500 miliardi di dollari) riportata nel Global Geospatial Industry Outlook 2017, pubblicato da Geospatial Media and Communication.

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