Cangiari e l’alta moda etico-sostenibile

Lavinia Maisto
Tasc
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3 min readOct 16, 2015

Sognare una moda del tutto sostenibile? Fortunatamente si può, grazie ad alcune realtà che incentivano una produzione 100% italiana e che, in un’epoca come quella in cui viviamo oggi, in cui il problema dell’inquinamento globale è divenuto oramai centralissimo, sono totalmente attente alle tematiche ambientali ed etiche. Uno di questi piccoli tesori del Made in Italy (purtroppo ancora rari) di cui vi voglio parlare oggi è l’azienda calabrese Cangiari (dal dialetto calabrese “cambiare”), primo marchio di una moda di fascia alta nato nel Sud del nostro Paese e approdato in ben poco tempo anche a Milano, capitale della moda nostrana e oltre.

Tutte le creazioni di questa azienda sono prodotte in alcuni paesini della Calabria, come Gioiosa Ionica e Bivongi, e sono realizzate tramite preziosi telai in legno del 1920, proprio come si faceva nell’antichità, reinterpretando e rinnovando gli antichi disegni della tradizione per far sì che ogni capo sia differente dagli altri.

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Tra le peculiarità di Cangiari, che vede sfilare le sue creazioni tra Milano e Parigi, c’è sicuramente l’attenzione verso l’utilizzo di materiali ecocompatibili, tessuti naturali e biologici, riciclabili, biodegradabili e cruelty free, come la seta vegan, prodotta senza l’uccisione del baco.

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Ma ciò che più è degno di nota è il fatto che, in una zona spesso al centro di fatti di cronaca legati alla criminalità mafiosa, il Consorzio Goel ha deciso di rilanciare le attività artigianali locali, donando una possibilità di lavoro a tante giovani donne ed offrendo loro l’opportunità di operare nel proprio territorio, valorizzandolo e dando alla luce una serie di meravigliose ed uniche creazioni realizzate con materiali e colorazioni biologiche.

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Nata negli anni Novanta, Cangiari è nientemeno che uno dei fiori all’occhiello dell’imprenditoria locridea: con un fatturato di ben 4/5 milioni di euro ed un organico di 100 persone appartenenti a cooperative sociali, essa è simbolo di tenacia, passione e riscatto, in un luogo in cui risulta ancora sempre difficile emergere con le proprie forze.

Poiché ci misuriamo spesso con un mondo della moda sempre meno sostenibile e sempre più lontano dalle basi dell’etica comune, siamo portati a credere che non esistano altri tipi di realtà oltre quelle che ci si pongono continuamente di fronte agli occhi e che tocchiamo con mano, come ad esempio quelle dei grandi magazzini o delle catene fast fashion. Il punto è che, se ci soffermassimo un attimo a riflettere sull’importanza delle nostre tradizioni e delle nostre potenzialità, e su tutto ciò che soffusamente si cela dietro le produzioni low cost (come un misero costo del lavoro, utilizzo di materiali chimici tossici e quindi inquinamento, degradanti ed inumane condizioni di lavoro), potremmo davvero riscoprire l’immenso valore di ciò che ci circonda ed iniziare ad apprezzarlo con la giusta consapevolezza, con la coscienza di chi sta acquistando non solo un pezzo pregiato e realizzato con maestria, ma soprattutto una parte di quel talento, di quell’unicità e di quella voglia di fare che da sempre ci contraddistingue e ci rende famosi in tutto il mondo.

Fonte: greenme

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