Fisiognomica: mostrami che faccia hai e ti dirò chi sei

Gaia Lamperti
Tasc
Published in
6 min readMar 1, 2016

In pieno Romanticismo, un pittore francese dall’animo inquieto e disordinato, appassionato di psichiatria moderna, dipinge dieci misteriosi ritratti; l’identità dei personaggi raffigurati resta un mistero ma, quel che è certo, è che sono tutti accomunati da particolari caratteristiche nei loro volti, da qualcosa di stranamente insolito. È del famosissimo pittore Theodore Gericault che stiamo parlando e della sua affascinante opera Ritratti di alienati, una serie di dipinti in cui il pittore, reduce da alcune ricerche e da un periodo all’interno di un ospedale psichiatrico, decide di indagare il modo in cui i disturbi psichici emergono nei tratti facciali. Gericault si sofferma sui tratti del volto sottolineando gli sguardi alienati, le espressioni corrucciate ed i sentimenti che trapelano dai lineamenti: insomma, una pseudo-indagine sulla follia attraverso la pittura.

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Questa non è la prima volta che artisti, filosofi, scienziati e poeti si preoccupano di cercare un codice o un alfabeto per leggere i corpi ed i volti degli uomini, per rendere trasparente ciò che normalmente è oscuro e criptato. Aristotele, Leonardo, Durer, Goethe sono solo alcuni fra i molti che si sono lasciati affascinare da questa misteriosa arte, da questo rompicapo dei volti.

Una scienza “a pelle”

A questo proposito, quante volte è capitato anche a noi di pensare che una persona ci incutesse paura, piuttosto che fiducia o simpatia, semplicemente osservando i suoi tratti facciali, magari senza nemmeno saperci spiegare il perché?

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La risposta a questo quesito è tutta racchiusa nell’arcana scienza della fisiognomica, (parola greca composta da physis “natura” e gnosis “conoscenza”) la disciplina che si occupa di descrivere i caratteri di un individuo attraverso i segni esteriori. Secondo questa interessante materia, farsi le cosiddette “impressioni a pelle” diventa più che legittimo, in quanto, ogni tratto del nostro volto ha delle precise caratteristiche le quali, a loro volta, trasmettono delle particolari sensazioni in chi le sta osservando. Infatti è proprio sulla vista, non a caso il principale dei nostri sensi e quello che ci consegna la prima e più immediata comprensione del mondo, che si fonda la fisiognomica, ed è esclusivamente attraverso le impressioni visive che cerca di decifrare quanto resta di implicito o non manifesto nell’aspetto esteriore.

Questa forma di sapere antichissimo, che è andato affinandosi e sviluppandosi nei secoli, è giunto fino a noi nella sua forma più pratica; tant’è che spesso e volentieri ci ritroviamo a giudicare a prima vista la natura dei nostri interlocutori facendo (anche inconsciamente) ampiamente affidamento su di esso. In particolare è il volto la parte del corpo umano privilegiata dalla fisiognomica; il volto infatti è la superficie su cui si manifestano emozioni, pensieri, segreti. Il volto è ciò che ci comunica l’essenza di una persona. Il volto è lo specchio dell’anima.

Come capire chi abbiamo di fronte?

Quella che era nata solo come una curiosità filosofica in grado di spiegare il legame fra esteriore ed interiore, si è poi tramutata in un bisogno di economia e coerenza fino a divenire una forma di sapere ben strutturata e basata su regole precise. Al giorno d’oggi infatti, non mancano indicazioni puntuali che spieghino come leggere ogni minimo dettaglio fisionomico in sintonia con i precetti di questa disciplina.

E così un naso prominente indicherà un carattere energico, dinamico ed autorevole, al contrario di un naso minuto che suggerirà pigrizia fisica e mentale; gli occhi grandi faranno pensare a persone sicure ed estroverse, mentre quelli piccoli trasmetteranno astuzia e curiosità; la forma del viso tondeggiante sarà di chi ha buonsenso e vive in modo sereno, quella più spigolosa di chi è brusco e duro nei giudizi ma anche molto colto e profondo.

Anche i colori in questo senso sono molto influenti in particolare quelli degli occhi, dei capelli e dell’incarnato: colori chiari tipici delle persone calme, con i piedi per terra e sempre ben organizzate, anche se forse un po’ troppo timide e sensibili; colori scuri invece per i sognatori, gli intraprendenti, i passionali, ma anche per i più nervosi ed ansiosi.

Insomma, le interpretazioni sono moltissime e scendono fin nei più minimi dettagli, dalla forma delle sopracciglia alla larghezza delle narici, spostandosi dal viso ai pollici e dal collo al modo di camminare.

Utile risorsa…

Questa forma di sapere è stata da sempre ritenuta molto affascinante ma anche assai utile, al punto che ha intrattenuto stretti rapporti visivi oltre che con l’arte, come si è visto, anche con la psicologia e la psicoanalisi: non è raro infatti che sia stata ampiamente sfruttata per individuare caratteri di criminali, prostitute, pazzi e maniaci a partire da segni leggibili nel corpo. Questo è quello che fece un altro curioso personaggio in cui ci imbattiamo all’interno della storia della fisiognomica: il medico, antropologo e giurista italiano Cesare Lombroso conosciuto da tutti per essere il padre della criminologia.

Questa brillante mente veronese, fervente seguace delle teorie freudiane e del darwinismo sociale, credeva fermamente che il nostro aspetto estetico dipendesse sia primariamente dai geni, sia, non meno direttamente, dalle esperienze cognitive di ogni individuo. Fu con questa convinzione che Lombroso arrivò a sviluppare la teoria dei criminali per nascita secondo cui i delinquenti, i malviventi, ed in generale ogni uomo malvagio, erano riconoscibili per alcuni tratti somatici ben evidenti che si ripetevano sistematicamente: gli occhi piccoli e le sopracciglia folte dei ladri, lo sguardo freddo e sanguigno, il naso aquilino e le orecchie lunghe degli omicidi.

…o forse no?

Il dibattito sulla fondatezza e l’universalità di una scienza del genere è aperto e si fa acceso: norme affidabili o discutibili teorie? C’è chi la ritiene una scienza ormai superata e chi invece non si arrende al suo indiscutibile valore nello stabilire giudizi critici di primo impatto.

Bisogna ricordare che, a differenza delle sue origini, ora la fisiognomica non ha più la pretesa di potere predittivo assoluto ed inconfutabile, ma anzi ammette di essere una scienza deterministica basata quindi solo su probabilità statistiche di correlazione fra tratti somatici ed aspetti caratteriali.

Quel che personalmente credo è che il nostro volto sia un mezzo potente, in grado di trasmettere al mondo un piccolo spicchio di quello che racchiudiamo e che, la disciplina per interpretarlo, se non proprio una scienza, sia sicuramente un’arte raffinata. Tutti noi siamo o dovremmo essere incuriositi da quello che il nostro aspetto può trasmettere; la fisiognomica in questo ci sa aiutare molto, dandocene un’idea e, a volte, facendoci notare anche quei dettagli che ritenevamo scontati o banali e che diventano un buon spunto di riflessione su ciò che il corpo sa dire. Perché il nostro corpo parla e dice molto di noi: anche se non abbiamo potuto scegliere i colori o i lineamenti che ci appartengono dalla nascita, sicuramente essi portano il segno del nostro carattere e delle nostre abitudini, diventando il riflesso delle espressioni che assumiamo più di frequente.

Invece, per quanto riguarda i più scettici e tutti coloro che non riescono proprio ad accettare l’idea di venire valutati sulla base di impressioni fisiche, la soluzione è semplice; ovvero diventare più bravi a rapportarsi con le persone e più convincenti nel far emergere e trasmettere correttamente la propria personalità, ad una condizione però: battere sul tempo il proprio volto.

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Gaia Lamperti
Tasc
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sono per il buon rock, i locali chiassosi, i pomeriggi al mare, le menti fresche e gli animi caldi.