Il colore è un’illusione

Ugo Possenti
Tasc
Published in
9 min readMar 2, 2015

Il 27 Febbraio 2015 passerà alla “storia” come il giorno in cui tutto il mondo (o quasi) si è chiesto di che colore fosse un vestito: nero e blu o bianco e oro? Il colore è solo un’illusione? La foto postata su Tumblr da Caitlin McNeill, una ragazza scozzese, riportava la seguente didascalia: «Ragazzi per favore aiutatemi: questo vestito è bianco e oro o blu e nero? Io e i miei amici non riusciamo a metterci d’accordo e stiamo impazzendo». A quanto pare, però, non solo Caitlin e suoi amici non sono stati in grado di accordarsi sul colore del vestito incriminato ma hanno fatto impazzire anche il resto del mondo che avrebbe vissuto sicuramente meglio senza sapere dell’esistenza di quel capo di abbigliamento.

A me personalmente non piace rimanere con domande in sospeso e cerco sempre di analizzare ogni problema nella maniera più critica e scientifica possibile e per questo motivo ho deciso di scrivere questo articolo con l’obiettivo di capire meglio i problemi che si sono presentati nell’analisi della foto del vestito.

Cos’è il colore

elettro

Partiamo dall’atomo della questione: il colore. Come dice chiaramente il titolo dell’articolo Il colore è un’illusione: il colore, per come lo intendiamo, non esiste nellà realtà al di fuori di noi come invece fa, ad esempio, la materia. Al contrario della materia, infatti, il colore viene creato all’interno della nostra mente dove il cervello converte una parte dello spettro elettromagnetico (quella che ha una lunghezza d’onda che va da 380 ai 760 nm, ossia lo spettro del visibile) per l’appunto, in colori. Siamo quindi in grado di osservare e misurare la lunghezza d’onda di queste radiazioni ma non possiamo analizzare o misurare la percezione di un colore all’interno della nostra mente (o di quella di chiunque altro).

Percezione del colore

Se non vi siete già addormentati è proprio qui che inizia il bello: se, infatti, non sono in grado di misurare la percezione che ha il tuo cervello di un determinato colore, come posso sapere se guardando una stessa carota il tuo arancione sia il mio arancione?

percezione colore arancione

Entrambi abbiamo imparato fin da piccoli che le carote sono arancioni ma come posso essere sicuro che tu percepisca il mio stesso colore (quello di sinistra) e non un altro che hai imparato a chiamare arancione? In questo caso non avremmo alcun problema a comunicare tra di noi (entrambi vedremmo la carota come “arancione”) ma effettivamente staremmo percependo colori differenti.

mindblow

Diversi tipi di vista

Come abbiamo detto l’occhio umano riesce a filtrare solamente una piccola porzione dello spettro elettromagnetico lasciando invisibili la maggior parte delle altre radiazioni. È possibile, però, che alcune persone abbiano problemi ad elaborare le informazioni dello spettro del visibile risultando cieche per alcuni colori: si parla in questo caso di daltonismo. Il daltonismo, o color blindness in inglese, è per l’appunto una forma di cecità ai colori la quale rende chi ne è affetto inabile al riconoscimento di tutti (o di una parte) dei colori dell’iride. Si tratta di una malattia ereditaria che fu descritta per la prima volta dal chimico John Dalton (da cui prende il nome) che nel 1794 pubblicò un articolo dopo essersi reso conto della propria cecità cromatica.

vista scientist

Cosa accadrebbe, invece, se al posto del solo spettro del visibile riuscissimo a vedere tutte le lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico? Sicuramente ci troveremmo disorientati ricevendo una quantità di informazioni enorme a cui i nostri occhi non erano abituati: saremmo in grado di vedere i segnali infrarossi dei nostri telecomandi o dei controller della Wii oppure saremmo in grado di vedere le radiazioni durante una risonanza magnetica. Se poi ci spingessimo un po’ oltre, prendendo un telescopio saremmo in grado di cogliere tutte quelle radiazioni che permettono ai moderni radiotelescopi di scattare le meravigliose immagini del cosmo che tanto ci affascinano e che popolano i display di molti nostri dispositivi.

Come capire se vediamo lo stesso arancione?

Dopo questa breve digressione su diversi tipi di vista torniamo al problema principale: perché vediamo e percepiamo colori diversi? Come possiamo capire se qualcun altro percepisce i colori così come li percepiamo noi? Beh, la risposta è semplice: non possiamo.

I qualia

In nostro aiuto vengono gli studiosi della filosofia della mente con l’introduzione del concetto di Qualia dal latino quale cioè qualità, attributo: i qualia sono, letteralmente, aspetti qualitativi delle esperienze coscienti. Sì, tutto bello, ma che significa?

qualia

Significa che ogni nostra esperienza può essere descritta in una maniera qualitativa esatta e che la rende unica e diversa da qualsiasi altra nostra esperienza (ad esempio il piacere di assaporare un ottimo gelato non sarà simile a quello che si prova dando un bacio o ammirando un tramonto mozzafiato) e i qualia sono quegli “aggettivi” che ti permettono di descrivere queste esperienze coscienti.

Il problema sembra risolto ma purtroppo non è così: molti filosofi hanno studiato per anni il modo per poter rendere a parole i qualia ma sono incappati nel cosiddetto gap esplicativo.

Il gap esplicativo

In parole povere il gap esplicativo è il grande macigno che ci impedisce di essere davvero in empatia con qualcuno (ossia provare le sue stesse identiche emozioni): a tal proposito risulta utile l’esempio che fece il filosofo Thomas Nagel nel 1974 in uno studio intitolato “Cosa si prova ad essere un pipistrello?”. In questo studio sosteneva che le scienze fisiche sono limitate dalla prospettiva alla terza persona per descrivere i fenomeni mentali rendendo quindi impossibile rispondere alla domanda. L’esempio si rifà ad un pipistrello che, com’è noto, emette ogni secondo migliaia e migliaia di ultrasuoni col fine di riuscire ad orientarsi nell’ambiente. Tuttavia, pur conoscendo alla perfezione il funzionamento di un sonar, noi non potremo mai sapere cosa si prova a distinguere le proprie onde ultrasoniche, ancor di più se si pensa che l’uomo non riesce a recepire gli ultrasuoni. Secondo Nagel è proprio questo il gap esplicativo, per cui possiamo conoscere solamente i processi fisici attraverso i quali avvengono gli eventi mentali ma non possiamo sapere cosa si prova quando questi accadono — a meno che non accadano nella nostra mente!

I limiti del nostro linguaggio

Il gap esplicativo si mostra nella sua essenza più comprensibile tramite i limiti del nostro linguaggio: quante volte non riuscite ad esprimere un concetto che nella vostra mente è chiarissimo? Quante volte vi capita di vivere un’esperienza intensa e di non riuscire a renderla altrettanto bene a parole? Sarà capitato di sicuro a molti di voi: bene, quello è il limite che la nostra mente ha, il gap esplicativo del linguaggio. [quote dove=”destra”]”Come possono il cielo e l’oceano avere lo stesso colore? Per me questo è strano.”[/quote]

Provo a spiegarlo meglio: Tommy Edison è un uomo cieco che sul suo canale YouTube, seguito da quasi 200mila persone, racconta la propria esperienza. Uno dei video più interessanti si intitola “Describing colors to blind people” (Descrivere i colori alle persone cieche): voi ci avevate mai pensato a come fare per descrivere i colori ad una persona che i colori non li ha mai visti?

Sì, per noi risulta immediato associare il colore rosso al caldo e il colore blu al freddo ma lo stesso non vale per una persona che è sempre stata cieca: per Tommy, infatti, risulta abbastanza weird (strano) associare delle sensazioni come “caldo” e “freddo” a dei colori che, come dice ad inizio video, non sa nemmeno cosa siano. È come — dice — voler spiegare ad un sordo come suona al nostro orecchio il canto degli uccelli o l’infrangersi delle onde del mare: è semplicemente impossibile.

[youtubetasc idvideo=”59YN8_lg6-U”]

Un linguaggio che esprima i qualia

Il linguaggio umano, ad oggi, non è in grado di esprimere i qualia nonostante l’infinità di sostantivi e sinonimi con cui possiamo descrivere i più disparati concetti. È possibile, però, che esistano nell’universo esseri alieni che hanno sviluppato un linguaggio in grado di far “apparire” nella mente dell’interlocutore concetti (come colori, suoni od emozioni) che sono inesprimibili tramite il nostro concetto di linguaggio (scritto, verbale, etc.).

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Si tratterebbe, in pratica, di una vera e propria connessione tra qualia, una specie di linguaggio mentale che connetterebbe due persone permettendo loro di esprimere e percepire determinati tipi di concetti.

Ovviamente quest’ultimo paragrafo è prettamente speculativo anche se alla base di esso c’è un concetto che tutti noi conosciamo e che, soprattutto, rappresenta uno dei cardini della conoscenza scientifica: quello di evoluzione.

L’evoluzione e i qualia

L’evoluzione è quel complicato e lunghissimo processo che ci ha portato fino a dove siamo oggi, dai rami degli alberi fin sulla Luna, ma cosa c’entra con i qualia? Nel regno animale noi non siamo di certo gli unici esseri viventi che provano emozioni: siamo da tempo in grado, infatti, di comunicare con le scimmie tramite il linguaggio dei segni ed esse possono esprimere emozioni o stati d’animo e comunicarceli. Il problema, però, è che le scimmie non si sono mai poste una domanda.

Che frase ad effetto: ma che vuol dire? Da quando siamo stati in grado di comunicare con le scimmie tramite i gesti esse non ci hanno mai fatto domande riguardo cose che noi potessimo sapere e loro no e ciò non significa che le scimmie non siano curiose, anzi, ma che difettino della cosiddetta “Teoria della mente”.

Teoria della mente

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La teoria della mente è, in parole povere, la capacità di percepire che un altro essere abbia una propria mente, una propria coscienza, oltre la nostra. Per ogni adulto sto dicendo cose ovvie ma altrettanto non vale per i bambini fino ai 4 anni (circa) di età. Come fare a capire se qualcuno ha sviluppato la teoria della mente? Semplice, tramite un test chiamato “Sally-Ann test” (o Test della falsa credenza).

Il test si svolge sotto forma di gioco in cui ai soggetti vengono presentate due bambole: una, Sally, porta un cestino e l’altra, Ann, ha una scatola. Si mette poi in scena un gioco di finzione, in cui Sally esce a passeggio dopo aver messo una biglia nel proprio cestino.

Intanto Ann prende la biglia dal cestino e la nasconde nella propria scatola. A questo punto Sally torna con l’intenzione di giocare con la biglia e l’esaminatore chiede al bambino: “Dove guarderà Sally per prendere la biglia?” (non “Dov’è la biglia?”, mi raccomando!).

A questa domanda se il bambino risponde affermando il dato reale o di fatto, cioè che Sally l’avrebbe cercata nella scatola di Ann, si può affermare che il soggetto non è in grado di formulare “false credenze”, ovvero non è in grado di percepire gli stati mentali altrui.

Solitamente intorno ai 4 anni i bambini formulano la teoria della mente e iniziano a percepire gli altri esseri viventi come aventi una propria mente. Ma che c’entra tutto questo con le scimmie? Tornando alle scimmie sappiamo che il loro cervello è sviluppato come quello di un bambino di 2 anni e mezzo, per questo motivo non sono in grado di formulare una teoria della mente che gli permetta di “fare domande” e di capire che altri esseri possono essere fonte di informazioni ulteriori a quelle della propria mente.

Considerazioni finali

Potrà sembrare triste quanto vi pare ma è la realtà dei fatti: siamo soli nella nostra mente e, come abbiamo visto, non è una cosa ovvia per tutti. Non potremo quindi mai sapere cosa veramente si prova ad essere un pipistrello o se il colore della carota che vedo io è lo stesso di quella che vedi tu ma possiamo porci delle domande ed è questo ciò che ci rende unici. Quindi non importa se quel vestito è bianco e oro oppure blu e nero: il colore è solo un’illusione. Se un vostro amico vi chiederà ancora qualcosa a riguardo fategli leggere questo articolo o parlategli dei qualia, della teoria della mente o di come spiegare i colori ad un cieco e state pur certi che non si preoccuperà più di alcun accoppiamento cromatico su un pezzo di stoffa.

Articolo ispirato da:

Il vestito è blu e nero.

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