Il delirio del calcio nell’epoca contemporanea

Luca Argenziano
Tasc
Published in
3 min readJun 15, 2015

Il calcio, più che uno sport, è un potentissimo mezzo di comunicazione. Spesso rimaniamo impressionati dalla mole astronomica di soldi che girano intorno a questo sport, dimenticandoci del motivo per il quale quei soldi sono li: noi.
Se Mediaset Premium ha sborsato 690 milioni di euro per poter trasmettere in esclusiva la Champions League per i prossimi tre anni, potete figurarvi facilmente quale sia la portata di questi eventi: decine di milioni di persone li guardano.

Calcio a tutti i costi, ma c’è un limite

Quando gioca la Nazionale, questo discorso assume proporzioni ancor più ampie, essenzialmente per due motivi: la nazionale rappresenta tutti noi, senza distinzioni di tifoserie, e quindi ha un numero potenziale di spettatori maggiore; inoltre, viene trasmessa in chiaro dalla Rai, consentendo virtualmente ad ogni italiano di guardare la partita.

La scena che si è consumata durante la partita Croazia — Italia del 12 Giugno 2015, tuttavia, è intollerabile. Per chi non lo sapesse, tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo è stata disegnata una svastica sul terreno di gioco, probabilmente rasando l’erba in modo da ricreare il simbolo; i tentativi di mascherarla sono stati imbarazzanti: non è bastata un po’ d’acqua per nasconderla.

calcio

Considerando che la partita era valida per la qualificazione agli europei di calcio, poi, questo gesto mi ha indignato ancor di più, se è possibile. Ma ciò che mi ha lasciato davvero senza parole è che, nonostante tutti si fossero accorti dell’accaduto, la partita è continuata come se niente fosse: le nazionali hanno giocato a calcio su una svastica, e lo scempio è stato trasmesso in diretta in almeno 29 paesi europei.

Ciò che mi chiedo è: possono i diritti TV, le inserzioni pubblicitarie, l’organizzazione del calendario del torneo e tutto quello che vi pare, giustificare la non-sospensione immediata dell’incontro sportivo?
Vi do la mia risposta: no.

La svastica simboleggia uno dei periodi più bui della storia del nostro continente. Non serve andare troppo indietro nel tempo: basta parlare con i propri nonni per sentire storie di persone uccise, torturate, deportate, e se non fosse più possibile farsi raccontare tutto questo dalle persone che l’hanno vissuto, i libri di storia sono più che sufficienti. Giocare a calcio su un simbolo così sporco di sangue è oltraggioso nei confronti di tutti coloro i quali non dimenticano da dove veniamo, me compreso.
Di motivazioni per le quali il secondo tempo di questa partita non andava giocato ne potrei trovare a centinaia, ma non riesco a trovarne nemmeno una che giustifichi la scelta presa dalla UEFA.

E vi dirò di più: alcuni soggetti croati si sono più volte dimostrati irrispettosi nei confronti degli avversari, oltre che tremendamente indisciplinati; pertanto, credo che l’unico provvedimento da prendere sia l’esclusione della Croazia da qualsiasi evento sportivo internazionale, fin quando i croati non si dimostreranno in grado di partecipare civilmente ad una competizione sportiva.

Il fatto che questa sia stata l’ultima partita di calcio che guarderò in vita mia, a conclusione di quanto detto fin qui, è solo un dettaglio.

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