Non riconosco più Microsoft, ed è una sensazione bellissima

Luca Argenziano
Tasc
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6 min readOct 9, 2015

Con qualche giorno di ritardo, ho avuto finalmente un po’ di tempo per guardare l’evento dedicato all’hardware trasmesso in streaming il 6 Ottobre da Microsoft. Sono stati presentati diversi prodotti: tre Lumia, la Band 2, il developer kit degli Hololens, il Surface 4 e, soprattutto, il Surface Book. Sebbene gli ologrammi continuino a lasciarmi a bocca aperta, della serie “cavolo, è come vivere nel 3000”, ciò su cui vorrei soffermarmi in questo articolo è il Surface Book.

Surface Book 4

Una piccola premessa

Come molti di voi (probabilmente), la mia prima esperienza con un computer non è stata con un Mac, ma con un pc su cui girava Windows 98. Questa esperienza è durata parecchio, ed è arrivata fino a Windows 7: il mio ultimo computer Windows è stato un Asus, pagato circa 1000 €, su cui Windows 7 era preinstallato.

Ho deciso di abbandonare Windows circa due anni fa. Avevo un iPhone dal 2010, un iPad dal 2012, e il mio computer non reggeva semplicemente più il passo con il resto dei miei dispositivi. Questo si era brevemente tradotto in un accantonamento del dispositivo: la posta la leggevo sull’iPad, navigavo sul web dall’iPad, creavo documenti con Pages e la tesina di maturità, creata in Keynote, l’ho esposta alla commissione con l’iPad davanti a me. Il pc era ormai abbandonato a se stesso, in un cassetto sotto la scrivania.

Nel frattempo, grazie all’apertura di due Apple Store a Torino, ho avuto modo di provare un MacBook Pro. Ricordo ancora le prime impressioni. Aprivi il Mac ed era già acceso, lo chiudevi ed era già in stop; la batteria era incredibile: 12 ore di autonomia; le applicazioni erano perfettamente integrate nell’ecosistema in cui ero sempre più a mio agio; iTunes funzionava perfettamente, e a quel tempo non c’erano grandi alternative: Google Play era agli albori, e Microsoft non aveva uno store digitale. Provare un MacBook Pro mi ha fatto innamorare di nuovo dei laptop, e semplicemente non aveva concorrenza nel mondo Windows. E così lo presi.

Questa lunghissima premessa vuole esprimere un concetto fondamentale: quando ho abbandonato Windows, Microsoft non mi ha lasciato scelta. Non volevo rinunciare alle performance in cambio di 12 ore di autonomia, e non volevo avere un portatile che non potevi allontanare dalla scrivania in cambio di performance senza compromessi. Ma oggi, oggi possiamo scegliere.

Microsoft ha preso l’ultimo treno

Fortuna vuole che mi piacciono i videogiochi. Gears of War, Halo e Forza Motorsport sono per me imprescindibili: capolavori videoludici che solo Microsoft mi offre. Perciò ho ancora un piede dentro l’ecosistema Windows, e quel piede è la mia Xbox One. Se Steve Ballmer fosse ancora il CEO di Microsoft, e se la Apple avesse in questi anni prodotto una sua console, probabilmente ad oggi Microsoft non significherebbe più nulla per me: il solo obiettivo di fare più soldi ha sempre condotto le aziende al fallimento, e Steve Ballmer ha portato Microsoft sull’orlo del precipizio. Ma poi è arrivato Satya Nadella, un uomo ispirato, deciso, che ha rimesso la compagnia nei ranghi: ha compiuto scelte dolorose, licenziando un sacco di dipendenti, e ha fatto acquisti mirati, come la divisione Lumia da Nokia, Acompli e Wunderlist per portarsi a casa bravi sviluppatori, Minecraft per spingere sullo sviluppo di app e giochi per Hololens.

E in 18 mesi “sotto” Nadella, Microsoft è rinata. Che qualcosa fosse cambiato si era avvertito già con la presentazione di Windows 10: c’era un’energia nuova negli uomini di Redmond, un’energia che deriva da una consapevolezza diffusa tra i dipendenti: stanno risalendo la china.

Così, proprio quando sembrava che Windows dovesse diventare un SO per aziende obbligate ad usarlo, è arrivata quella frase rivelatrice del CEO: “vogliamo che le persone passino dall’usare Windows, allo scegliere Windows, all’amare Windows”. Perché la differenza è tutta qui: lo usi perché non hai scelta o lo usi perché ti piace?

surface book

Il Surface Book

Non voglio annoiarvi: le specifiche tecniche di questo laptop le trovate qui. Ciò che voglio fare, invece, e parlarvi del perché, secondo me, questo prodotto è una grande rivoluzione.

Il problema di chi sviluppa i sistemi operativi è trovare i giusti partner per l’hardware: avere il controllo di entrambe le cose, ormai lo dicono tutti, porta a risultati migliori. E così, come Google con la linea Nexus, anche Microsoft ha iniziato a prendere il controllo dell’hardware, senza però chiudere la porta in faccia ai “costruttori”. Questo vuol dire che Dell, HP, Lenovo ecc. potranno continuare a produrre i loro laptop e venderli con Windows pre-installato; la differenza, però, è che dai 1500$ in su avranno un concorrente serio da tenere in considerazione.

Prima del Surface Book non c’era un laptop Windows considerato il “Bentchmark” della categoria: c’erano pc con un buon rapporto qualità/prezzo e pc con un pessimo rapporto qualità/prezzo. Non a caso, durante la presentazione, il confronto è stato fatto con il MacBook Pro, ovvero il punto di riferimento attuale di tutti i laptop di fascia alta.

Surface Book vs MacBook Pro

Oltre ad essere diventato il punto di riferimento nel mondo Windows (e probabilmente non solo, ma vedremo il prossimo anno), secondo me un altro fattore è rivoluzionario: il connubio Windows 10/Surface Book apre nuovi scenari. Mi spiego meglio. A differenza di Windows 8, Windows 10 sa quando essere un SO per tablet e quando essere un SO per laptop; alla stessa maniera, il Surface Book sa quando essere un tablet e quando essere un laptop, per il semplice motivo che non nasce come un tablet con tastiera, ma come un tablet e un laptop allo stesso tempo. Questo vuol dire che non dovremo usare il touch sempre, ma solo quando si rivelerà migliore di trackpad e tastiera. E il vantaggio qual è? Che se nell’ecosistema Apple servono 2500 € per avere MacBook Pro e iPad Pro, due prodotti separati che lavorano bene insieme, con gli stessi soldi il Surface Book offre lo stesso servizio, ma con una potenza maggiore sempre a disposizione, qualsiasi cosa intendiamo fare.

Surface Book 2

Inoltre, la diffusione di Windows 10 su ormai tutti i prodotti Microsoft rende possibili interazioni tra prodotti finora impensabili. Le app sono veramente universali, le compri una volta e ce le hai sul Lumia, sul Surface, sul Surface Book, addirittura sull’Xbox se vuoi; i giochi sono universali: sei libero di giocare a Candy Crush sul Surface Book, ma se vuoi giocare a qualcosa di più serio (qualcuno ha detto Gears of War?) puoi. Insomma, non c’è nulla al centro dell’ecosistema, è un cerchio perfetto e puoi entrarci da qualsiasi parte.

Conclusioni

Insomma, questa storia del cerchio perfetto è ciò che voleva fare Apple quando ha introdotto iCloud: togliere iTunes dal centro dell’ecosistema, e renderlo un hub di prodotti, integrati perfettamente, accessibile da ovunque. La verità, però, è che di app universali nel mondo Apple non ne esistono, perché se le compri per iPhone non le hai sul Mac; inoltre, se iTunes non è il centro dell’ecosistema, non si può dire lo stesso per l’iPhone: Apple Watch non funziona senza iPhone, Handoff neanche, Continuity neanche, non puoi rispondere a una telefonata dal Mac se non hai un iPhone, ecc.

Insomma, qual è la conclusione di tutto questo discorso? Che due anni fa non avrei mai detto che l’ecosistema perfetto sarebbe stato l’ecosistema Microsoft, che Windows sarebbe stato il primo sistema operativo desktop a supportare un virtual digital assistent, che il laptop più interessante sul mercato fa girare Windows 10 e non OS X e che l’Xbox offre possibilità esclusive, oltre a giochi esclusivi, che la Playstation 4 non è in grado di offrire.

Ma due anni fa il CEO di Microsoft non era Satya Nadella, e quindi (forse) sono perdonato.

Tutte le immagini sono di proprietà di The Verge

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