Benvenuti nell’era della blockchain

michele.tbox
TBoxChain
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4 min readApr 4, 2018

Tempo, fatica e fiducia: i tre pilastri sui quali ricostruire buone relazioni umane grazie alle tecnologie abilitanti

Ogni volta che l’umanità ha fatto dei rivoluzionari passi in avanti, ha dato delle risposte per colmare delle lacune, immaginando, grazie alla scienza e alla sperimentazione tecnologica, dei sistemi per agevolare la vita delle persone, affrancandole dalla fatica del lavoro, agevolandole nell’accesso alle informazioni ed al saper fare, dando loro la possibilità di capire e vivere il mondo in maniera differente.

Prendiamo ad esempio Gutenberg. Nel 1455 inventa la stampa e colma un gap tecnologico evidente: la diffusione della conoscenza. Da quel momento in poi il mondo diventa più piccolo e l’accesso alla cultura molto più esteso. Finisce l’epoca della concentrazione del potere della cultura e inizia quello della decentralizzazione. Il sapere inizia a essere re-distribuito nella comunità e tutti ne possono fare tesoro, diventando sempre più attenti, attivi e consapevoli.

Nel diciannovesimo secolo un altro gap, questa volta fermamente legato alla “potenza”, alla forza. La macchina a vapore rivoluziona il modo in cui l’uomo può fare le cose: dalla manifattura ai trasporti, alla ridefinizione delle modalità per fare la guerra. Tutto cambia e lo fa molto in fretta. Le distanze si accorciano ulteriormente e la velocità nella produzione manifatturiera cresce esponenzialmente. Questo accrescimento della capacità produttiva mette anche le basi per la costruzione della catena di montaggio e quindi per l’ingresso nella società del consumo diffuso.

Poi veniamo alla rivoluzione che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo ancora oggi: internet. La rete. Le modalità di comunicare, scambiare dati, vivere il mondo dell’informazione, del turismo, della cultura, dell’industria. Tutto è radicalmente cambiato. Tuttavia non fino al punto da “riconsiderare” il modello di distribuzione della conoscenza, del sapere ma, soprattutto, del valore. Oggi tutti (o quasi tutti — Il 69,5% di famiglie accede a Internet con banda larga; il 12,5% delle imprese vende on line — dati ISTAT 2017) abbiamo un accesso pressoché illimitato al sapere, partecipiamo alla costruzione di concetti alla base dell’intero sistema, anche economico: fiducia, reputazione.

Ma quanto davvero abbiamo re-distribuito il valore legato a questo tipo di passaggi? Il mondo è più piccolo, grazie ad internet, ma questo mondo da chi è governato? Abbiamo veramente sfruttato tutte le potenzialità di uno strumento tanto potente? Internet, così come lo abbiamo vissuto fino ad oggi, è stato davvero un cambio di paradigma oppure è stato un altro modo per definire nuovi rapporti di forza legati a un sistema basato sulla concentrazione del potere?

E qui entra in gioco una parola chiave, “FIDUCIA”, da cui dobbiamo ripartire se vogliamo davvero consegnare un valore forte a questa fase di cambiamento legata alle modalità di relazione tra le persone (perché ricordiamolo, casomai ce ne fosse ancora bisogno, la parte più bella di internet e della rete sono proprio le persone). Abbiamo wikipedia e possiamo partecipare a generare intelligenza collettiva e sapere condiviso; abbiamo facebook, twitter i social media che consentono di aggregarci per raggiungere risultati importanti; siamo sempre connessi e possiamo, con la nostra app georeferenziata, sapere dove sono i nostri figli, o monitorare lo stato di salute di nostra nonna da remoto, o conoscere il percorso più adatto alla nostra voglia di scoprire il territorio. Ma quanto realmente questo potere è governato da noi? Quanto la fiducia sottesa ad ogni passaggio è confermata dalla comunità nella quale viviamo e quanta parte, invece, è garantita da una autorità fiduciaria? Abbiamo davvero bisogno di un altro modello di gestione dei rapporti tra le persone che sia basato sulla garanzia di pochi detentori del potere dell’informazione? Oppure, dato il carattere di fondo della tecnologia che tanto ci piace, sarebbe meglio ripensare la capacità di aggregazione tra le persone e il valore dell’intelligenza collettiva che producono? Se pensiamo ai modelli democratici di gestione del potere ci accorgiamo che, per garantirne la profonda essenza, bisogna applicare con determinazione due concetti chiave: distribuzione e separazione del potere. Immaginare una società senza potere è impensabile, tuttavia è plausibile immaginare una serie di legami secondo cui il potere sia riconosciuto e gestito secondo categorie differenti da quelle a cui ci hanno abituato.

Immaginate di disintermediare tutte le relazioni e gli scambi di valore economico e reputazionale che oggi condizionano le vostre attività commerciali o sociali. Immaginate di non avere una terza parte fiduciaria che debba “necessariamente” validare questi passaggi di valore, o quantomeno immaginate una riorganizzazione del sistema di scambio economico e valoriale secondo cui non ci sia un ente fiduciario a garantire e concentrare il potere, ma sia la rete stessa ad avere la “potenza computazionale” per garantire questi passaggi di valore. Benvenuti nell’era della Blockchain.

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michele.tbox
TBoxChain

Blockchain manager TBoxChain / certified and distribuited reviews system