Essere spettatori #5

[Appunti da un laboratorio]

Come si è spettatori? La domanda, in apparenza banale, nasconde molte insidie. In primo luogo ritengo significativo e non scontato ricordare come lo spettatore non sia solamente colui che assiste in qualità di pubblico a una rappresentazione teatrale (nel nostro caso specifico) o a una qualsiasi altra forma d’arte, ma anche colui che, nella vita di tutti i giorni, si confronta con una determinata realtà. La natura dello spettatore ideale dovrebbe quindi essere quella di un osservatore critico nei riguardi di ciò che lo circonda, né indifferente né passivo. Nel caso del teatro tale atteggiamento, direi quasi predisposizione mentale, non è facile da raggiungere. Le aspettative sullo spettacolo possono influenzarci molto nel momento in cui assistiamo all’esecuzione della performance, ed è assai difficile eliminare completamente il “pregiudizio” che ciascuno di noi nutre verso la rappresentazione delle varie storie e dei vari temi, a seconda delle proprie sensazioni e sensibilità.

[Sala Joakim Vujić del Knjaževsko-srpski teatar, Serbia]

Spesso questo pregiudizio ha un impatto negativo sul nostro approccio al teatro, perché ci impedisce sia di apprezzare le soluzioni interpretative adottate dagli attori in scena, sia di comprendere in maniera autentica i significati della rappresentazione. Lo spettatore ideale è, a mio parere, colui che riesce a conciliare la partecipazione emotiva alla performance con una sorta di “straniamento” (alcuni autori parlano addirittura di “ebetudine” o “contemplazione”) capace di liberare la mente dai preconcetti e dalle convenzioni, per vivere l’opera d’arte senza il condizionamento di idee precostituite. Da qui la necessità di convertire il pregiudizio in una riflessione post-spettacolo, in cui, come mi è talvolta capitato, la non conoscenza degli attori e della materia oggetto di rappresentazione è stata d’aiuto nello “scoprire” il senso dello spettacolo. In altri casi, non osservando a “mente libera”, le molte aspettative sulla rappresentazione di una storia già nota mi hanno impedito di comprendere l’interpretazione data dagli attori in scena, lasciando una sensazione finale di delusione.

Andrea Capecchi

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Giornalisti di confine
Teatri e giornalisti di confine 2016, Pistoia

Canale del progetto di formazione su giornalismo-critica-comunicazione attivo durante la rassegna “Teatri di Confine”, dal 9 al 30 giugno 2016, Pistoia