Con le civic tech avremo una società più equa e governi migliori?

Fabio Malagnino
Tecnologie Civiche
Published in
2 min readNov 8, 2016

Civic e Gov Tech continuano ad essere temi caldi quando si parla di modi per migliorare il governo e la governance delle istituzioni. Tuttavia una definizione esaustiva di tecnologie civiche è ancora un processo in via di realizzazione. Per quanto riguarda il rapporto con le istituzioni, possiamo intenderla come un insieme di tecnologie che consentono una maggiore partecipazione alla vita pubblica o che assistono i governi nella fornitura di servizi ai cittadini per rafforzarne i legami.

Alcuni usano l’espressione “civic tech” come un termine onnicomprensivo per spiegare tutte le soluzioni legate al settore pubblico e alla vita civile, ma sicuramente la dimensione legata al rapporto con il governo è quella più adeguata.
Civic tech sono anche le tecnologie abilitanti che permettono al pubblico di mettere a disposizione i propri talenti. Hackathon, contest, sono momenti di scambio e confronto dove, grazie alle tecnologie civiche, il cittadino può contribuire al miglioramento delle politiche pubbliche.
Le civic tech sono quindi la panacea che aspettavamo per avere una società più equa e governi aperti e trasparenti?
No di certo.

Le civic tech non hanno ancora fornito una reale e rinnovata spinta alle politiche open data in Italia, per citare un esempio, dove permangono ancora frammentazione, poca standardizzazione, poca qualità del dato.

Oggi non è ancora possibile quantificare l’impatto dal punto di vista economico.
Negli Usa nel 2014 è nato Govtech Fund, fondo di investimento dedicato a progetti civic tech con una dotazione di 23 milioni di dollari e, secondo un recente studio di IDC, nel 2015 si spenderanno 6,4 miliardi di dollari in civic tech. Un rapporto di Omidyar Network, una società di venture capital ad impatto sociale, indica che il finanziamento in civic tech sia pari a 870 milioni di dollari nel 2013–2015, con un incremento del 119 per cento.

In conclusione, civic tech non vuol dire necessariamente semplificazione dei processi, organizzazioni funzionanti, personale pubblico che “pensa digitale”. Da questo punto di vista la strada da fare è ancora molta, sebbene lo spazio stia crescendo e l’attenzione, anche da parte della politica, fa ben sperare.

Stiamo ancora lavorando sulle infrastrutture di informazione civica, e la scuola è un tassello di questo mosaico che si sta componendo. Ma c’è tanto lavoro che ci aspetta, e non c’è ancora la prova evidente che la costruzione di tali piattaforme garantisca la restituzione di più potere nelle mani dei cittadini. Cerchiamo di continuare, tuttavia, proprio perché sono le persone, e non le istituzioni, il motivo per cui facciamo tutto questo.

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Fabio Malagnino
Tecnologie Civiche

Giornalista del Consiglio regionale del Piemonte, social, egov/wegov, open knowledge, Torino Digitale. #sansalvario con il cuore alla Puglia. RT is not endorse